La sfida della Svizzera contro il contrabbando della carne

Il fenomeno La carne venduta in Svizzera risulta più cara anche del 150% rispetto a quella dei Paesi confinanti: di qui il boom di questo commercio

A molti può sembrare persino strano a dirsi, ma la carne ha rappresentato lo scorso anno il “pezzo pregiato” dei sequestri ai valichi di confine con la vicina Confederazione. Un fenomeno in continua crescita tanto da meritare un reportage da parte del portale TvSvizzera.it dal titolo «La carne sequestrata in Svizzera è decuplicata rispetto a 15 anni fa».

In base ai numeri forniti dall’Ufficio federale della Dogana e della Sicurezza dei confini, nel 2023 i sequestri di carne hanno raggiunto le 260 tonnellate, il doppio di quanto sequestrato nel 2022. I sequestri sono addirittura decuplicati rispetto a quindici anni fa e il perché è presto spiegato. Nella vicina Confederazione, la carne viene venduta con un prezzo decisamente superiore rispetto ai Paesi confinanti.

I numeri

In taluni Cantoni la forbice dei prezzi supera il 150%. E così il contrabbando “di bistecche” - sintesi perfetta per descrivere il nuovo fenomeno - sembra aver soppiantato la quasi totalità dei traffici illeciti, anche se, sempre in base ai dati diffusi dall’Ufficio della Dogana e della Sicurezza dei Confini, lungo la frontiera sud (che chiama in causa direttamente anche il nostro territorio) lo scorso anno è corso un autentico fiume di denaro.

«Costi di produzione, dazi e standard elevati rendono la carne venduta in Svizzera mediamente il 150% più cara rispetto ai prezzi dei Paesi confinanti - ha rilevato TvSvizzera.it -. Spesso sono gli stessi ristoratori - pur senza generalizzare - a tentare la fortuna cercando di introdurre la merce illegalmente in Svizzera oppure rivolgendosi a vere e proprie reti di traffico».

Di sicuro il contrabbando di carne è aumentato sensibilmente nel post pandemia, considerato che a fine 2018 le tonnellate di carne sequestrate superavano di poco quota 90. Lo stesso Ufficio federale della Dogana e della Sicurezza dei Confini, prima che la pandemia spazzasse via gran parte delle certezze acquisite nel corso dei decenni, segnalava il caso di due ristoratori che in un anno avevano introdotto in Svizzera, senza dichiararle, tre tonnellate e mezzo di carne per il loro locale. I loro viaggi da e per il confine erano iniziati nel 2019. Poi però in un controllo vicino a Basilea dal bagagliaio erano spuntati 130 chili di carne non refrigerata. Da lì era stato possibile ricostruire minuziosamente tutto il “bottino” importato illegalmente sul territorio federale. Insieme alla pesante sanzione, i due ristoratori avevano dovuto versare 80 mila franchi di tributi.

L’analisi

Questa l’analisi in presa diretta da parte dell’Ufficio federale della Dogana e della Sicurezza dei confini su questo fenomeno in continua espansione: «I nostri collaboratori sequestrano piccoli quantitativi di merce nel traffico turistico. Problematici sono però i contrabbandieri “di professione” che rivendono la carne al settore della ristorazione nonché a macellerie e a commerci al dettaglio. A parte il fatto che questo comportamento causa allo Stato perdite di tributi nell’ordine di milioni di franchi, dal punto di vista dell’igiene la carne contrabbandata comporta dei rischi per la salute dei consumatori. Se la catena del freddo viene interrotta, la salmonella e altri germi pericolosi possono moltiplicarsi rapidamente».

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