La Svizzera ha paura di restare senza energia. Il rebus “rinnovabili”

Il quesito Quello sull’approvvigionamento sicuro sarà il piatto forte della consultazione di domenica. Ma non mancano le voci contrarie

Veleggia oltre il 65% dei consensi - stando alle ultime proiezioni - la Legge sull’approvvigionamento energetico “sicuro” attraverso le energie rinnovabili, che rappresenta il pezzo forte dei quesiti in votazione il prossimo 9 giugno. L’iniziativa è destinata a creare le basi che permetteranno alla Svizzera di produrre rapidamente più elettricità da fonti rinnovabili come l’acqua, il sole, il vento o la biomassa.

Il Consiglio federale e il Parlamento hanno più volte raccomandato in queste settimane di approvare questa iniziativa popolare, che rafforzerà la sicurezza di approvvigionamento nel nostro Paese. «È diventato più difficile assicurare l’approvvigionamento energetico costante della Svizzera su tutto l’arco dell’anno - si legge nella nota diffusa del governo di Berna - A causa della trasformazione dei sistemi di approvvigionamento elettrico in Europa e dei conflitti internazionali, nei mesi invernali possono verificarsi situazioni di penuria se non è possibile importare sufficiente elettricità». Il dato oggettivo è che in Svizzera il fabbisogno di elettricità è aumentato di anno in anno, ad esempio per soddisfare le esigenze dell’economia, ma anche per le auto elettriche e le pompe di calore. Per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento il Parlamento ha dunque adottato con una netta maggioranza la legge federale su un approvvigionamento elettrico sicuro con le energie rinnovabili.

Prima che il conflitto ucraino modificasse una parte sostanzialmente delle regole d’ingaggio legate all’approvvigionamento energetico, l’energia elettrica consumata in Svizzera proveniva per il 75% circa da fonti di energia rinnovabili e, più nel dettaglio, per il 66% da grandi centrali idroelettriche e per l’8,4% circa da fotovoltaico, eolico, piccole centrali idroelettriche e biomassa. Il 19% derivava, per contro, dal nucleare e quasi il 3% da rifiuti e fonti fossili.

Il consigliere federale Albert Rösti (sua la delega all’Ambiente) ha così sintetizzato la posizione del Governo e del Parlamento: «A breve e medio termine la sicurezza dell’approvvigionamento di energia elettrica può essere garantita solo potenziando la produzione nazionale da fonti rinnovabili. La legge intende accelerare questo processo attraverso misure equilibrate. La nuova legge permetterà di ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia e anche il rischio di situazioni di approvvigionamento critiche come quelle che si sono verificate negli inverni scorsi».

Il referendum

Contro la legge è stato così chiesto il referendum, con il comitato referendario che a gran voce ha chiesto che si sfrutti dapprima appieno il potenziale del fotovoltaico sugli edifici e sulle infrastrutture esistenti. «Anche il Consiglio federale e il Parlamento sono convinti che gli impianti solari su edifici e infrastrutture offrano il potenziale maggiore e i tempi di realizzazione più brevi per rafforzare la sicurezza dell’approvvigionamento - si legge ancora nella nota federale -. Il progetto contiene misure mirate per sfruttare questo potenziale e agevola la tempestiva costruzione di impianti di produzione di interesse nazionale destinati allo sfruttamento della forza idrica e dell’energia solare ed eolica». Da segnalare, nella marcia di avvicinamento al voto, il “No” fermo al quesito popolare da parte dell’Udc, che pur annovera tra le proprie fila il consigliere federale Albert Rosti, favorevole invece all’iniziativa popolare. «No a solare ed eolico obbligatori - questo lo slogan varato dall’Udc -. La dipendenza, le penurie nell’approvvigionamento e le fluttuazioni dei prezzi si stanno quindi intensificando, con un’ulteriore dipendenza dalla Cina, da cui proviene - esempio calzante - il 70% dei pannelli solari installati in Svizzera».

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