Lo sport fa stare meglio. Ecco perché la Svizzera “studia” i suoi giovani

Il progetto Si chiama Sophya ed è l’acronimo del primo studio nazionale che misura il comportamento di bimbi e adolescenti. Risultati sorprendenti

La Svizzera si è messa in moto o meglio l’hanno fatto i i giovani. Tuttavia, vuole sempre alzare l’asticella sulle attività sportive dei ragazzi, anche monitorando. Ad esempio con Sophya (Swiss Children’s Objectively Measured Physical Activity), il primo studio nazionale a lungo termine che misura il comportamento di bambini e adolescenti in questo senso. Non una semplice fotografia, perché si va a investigare i fattori che influenzano, famiglia, stile di vita, luogo di residenza e salute. Non si ricorre a questionari, quindi, ma a misurazioni oggettive come quelle con accelerometro.

Alla base c’è la consapevolezza dell’attività fisica per la salute, prevenendo o curando malattie. malattie non trasmissibili come per esempio le cardiopatie, l’ictus, il diabete e vari tipi di cancro. Inoltre, aiuta a prevenire l’ipertensione, a mantenere un peso corporeo sano e può migliorare la salute mentale, la qualità della vita e il benessere. «Le raccomandazioni internazionali sull’attività fisica stabiliscono che i bambini e gli adolescenti dovrebbero essere attivi per almeno un’ora al giorno ad intensità almeno moderata. – si ricorda - Per ridurre in modo duraturo la percentuale di adolescenti e giovani adulti inattivi, si dovrebbe iniziare già dall’infanzia. Uno stile di vita attivo durante l’infanzia e il suo mantenimento in età adulta sono importanti per la salute». Ecco perché si crede nella necessità di investire.

«Più del 40% dei bambini e dei giovani di tutte le fasce d’età sono diventati più attivi o inattivi rispetto ai loro coetanei e al loro sesso tra il 2014 e il 2019 indicando che il cambiamento è possibile»

Sophya tiene d’occhio i ragazzi per cinque anni. Il suo debutto avvenne nel 2014, con 1.320 bambini e adolescenti provenienti da un campione rappresentativo di tutta la Svizzera. Si è andati avanti con un’ulteriore integrazione nel 2020. Come funziona? I bimbi indossano per sette giorni un accelerometro – un piccolo sensore intorno alla vita - che registra i loro movimenti. Poi i partecipanti hanno risposto a domande sulle attività sportive, la famiglia, lo stile di vita, l’ambiente di vita e la salute. C’è subito un primo dato interessante, anzi due. Da una parte l’attività fisica misurata oggettivamente appunto è calata con l’età nei cinque anni, contro il tempo di sedentarietà che è cresciuto. Era prevedibile, dato che l’attività fisica si riduce dall’infanzia all’età adulta.

Ma attenzione: «Più del 40% dei bambini e dei giovani di tutte le fasce d’età sono diventati più attivi o inattivi rispetto ai loro coetanei e al loro sesso tra il 2014 e il 2019 indicando che il cambiamento è possibile». Oltre alla quantità, cambia la tipologia dell’attività: all’inizio è per così dire più destrutturata, vedi gioco informale. Quindi può subentrare la partecipazione a sport organizzati. È un mondo complesso: «Tra il 2014 e il 2019, l’età di ingresso nell’attività strutturata si è spostata verso gruppi di età più giovani. Mentre nel 2014 il 18% dei bambini di 7–8 anni non praticava ancora sport, nel 2020 solo il 12%. La partecipazione a club sportivi è diminuita dopo gli 11 anni di età .Sia tra gli adolescenti che tra i giovani adulti, il numero di persone che hanno abbandonato i club sportivi è netta-mente superiore a quello di coloro che vi hanno aderito. Ma cambiamenti positivi sono possibili anche per quanto riguarda le attività sportive e i club sportivi: il 29% dei giovani nel passaggio dall’adolescenza all’età adulta ha aumentato la propria attività».

La percentuale di tempo trascorso seduti è risultata ancora più bassa nel 202, ma i minuti attivi raggiunti in base all’età o al mese di misurazione erano quasi ugu

Da notare che l’istruzione dei genitori non incide molto, ma reddito familiare e nazionalità si fanno strada nei fattori che danno maggiore tranquillità. Soprattutto l’aspetto economico pesa sulla capacità continuativa di fare esercizio. I giovani provenienti da famiglie con un reddito sotto i 6.000 franchi svizzeri più facilmente lasciano lo sport organizzato. Anche l’emergenza sanitaria può essere osservata da diversi risvolti. La pandemia non ha influito sul comportamento di attività fisica dei bambini di età compresa tra i 5 e i 10 anni – spiegano gli esperti - ma ha avuto un ruolo nell’iscrizione ai club sportivi, nel consumo di frutta e verdura e nella qualità della vita. La percentuale di tempo trascorso seduti è risultata ancora più bassa nel 202, ma i minuti attivi raggiunti in base all’età o al mese di misurazione erano quasi uguali.

C’è però un particolare: le ragazze si sono iscritte a un club sportivo più tardi rispetto al 2014. Si indica una possibile ragione nella predilezione femminile per gli sport al chiuso (danza e ginnastica). Invece, i maschi preferendo il calcio sono stati “aiutati” dal poter giocare en plein air. Nell’alimentazione, il consumo di frutta e verdura è aumentato nel 2020 rispetto al 2014. Tuttavia, «la qualità della vita correlata alla salute è risultata significativamente più bassa rispetto al 2014 in tutti i mesi della pandemia, soprattutto al momento del blocco in Svizzera nel marzo 2020 e delle nuove restrizioni nel dicembre 2020 – si dice - Molti partecipanti allo studio Sophya hanno dichiarato di far parte di un club sportivo perché apprezzavano i contatti sociali». Una strada di sostegno: praticare sport con i colleghi.

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