Maltempo e voglia di ripartire: «Noi, quelli che non mollano»

L’intervista In Alta Vallemaggia l’alluvione ha provocato cinque vittime e danni per decine di milioni di franchi. Norman Gobbi: «La posa del ponte provvisorio è stata ultimata a tempo di record»

L’Alta Vallemaggia è ripartita, nonostante le ferite inferte dall’alluvione del 29 e 30 giugno e il dolore per le persone purtroppo strappate agli affetti ed alla vita di tutti i giorni da un fiume di fango (cinque le vittime accertate). E l’immagine del ponte militare - posato a Visletto (nel Comune di Cevio) - postata dal Consigliere di Stato ticinese nonché direttore del Dipartimento delle Istituzioni, Norman Gobbi, ben raffigura la voglia di ripartire di questa terra, frequentata anche da molti comaschi. E proprio a Norman Gobbi abbiamo chiesto per l’inserto “Frontiera” - dato anche il filo diretto che lega il territorio comasco all’Alta Vallemaggia - un’istantanea in presa diretta della situazione.

A che punto è l’emergenza in Alta Vallemaggia, dopo che peraltro giovedì pomeriggio è stato rinvenuto un altro corpo senza vita?

Dopo la fase d’urgenza, si è entrati nella fase di ripristino e di lento ritorno alla normalità. Penso in particolare all’apertura del ponte provvisorio, che resterà in esercizio per molti mesi e che permetterà all’alta Vallemaggia di collegarsi nuovamente con il resto del Cantone. Per il momento resta prioritario il ripristino delle infrastrutture vitali (approvvigionamento idrico) e di servizio (scuole comunali di Lavizzara) per poi passare ai collegamenti stradali in Bavona e Val di Peccia.

Su quali fronti si stanno muovendo il Governo ticinese e il suo Dipartimento?

Il Consiglio di Stato si è mosso subito con i suoi organi di condotta, in modo da gestire le prime concitate fasi della catastrofe e ora accompagna e sostiene i Comuni di Cevio e Lavizzara, anche finanziariamente. Il Dipartimento delle Istituzioni è incaricato, tramite la Polizia cantonale nella fase d’urgenza e la Sezione del militare e della protezione della popolazione (“Smpp” l’acronimo di riferimento) nella fase di ripristino, a gestire gli interventi e le misure da attuare di interesse generale. Abbiamo pure attivato il supporto dell’Esercito svizzero sin dall’inizio (elitrasporto e ricerca) e poi con le truppe del genio militare per il ripristino dei collegamenti (ponte sulla Maggia e strade nelle valli).

L’impressione, su questo lato del confine, è che la macchina dei soccorsi si sia mossa celermente. E’ possibile stimare una prima conta dei danni?

La stima dei danni sarà di diverse decine di milioni. Non possiamo per ora essere precisi perché i periti assicurativi non hanno ancora potuto raggiungere diversi luoghi toccati e devastati dagli eventi naturali. Molte abitazioni (primarie e di vacanza) sono state distrutte o rese inagibili, diverse aziende agricole hanno subito danni irreversibili, il centro sportivo di Prato Sornico è stato devastato. Sono esempi della gravità della situazione, oltre quello che interessa le infrastrutture di base toccate che andranno ripristinate al più presto.

L’Esercito ha nuovamente prorogato la sua presenza in Alta Vallemaggia? Presenza importante per gestire un’emergenza di queste proporzioni?

L’Esercito svizzero è la riserva strategica della Confederazione in questo tipo di situazioni. Il loro intervento è stato necessaria data la vastità del territorio interessato e la difficoltà a gestire con i mezzi locali i più fronti aperti, nonché è l’unica istituzione che dispone di ponti in grado di ripristinare celermente i collegamenti stradali. Un sostegno essenziale, attivato dal Dipartimento attraverso la “Smpp” già da domenica 30 giugno, e che - grazie ai contatti regolari con la Divisione territoriale 3 del generale di divisione Maurizio Dattrino – è stato garantito sino a fine mese.

E’ dunque entrata nella fase clou l’installazione del ponte militare. Ci può descrivere questo intervento che tanta attenzione sta suscitando anche su questo lato del confine?

Il ponte che viene posato non è un semplice ponte militare. Abitualmente il Genio militare interviene puntualmente a fronte di richieste in situazioni tattico/operative, mentre qui l’uso sarà civile e soprattutto programmato su un lungo periodo. È stata quindi centrale la cooperazione con i servizi del Dipartimento del territorio per la scelta del tracciato, il consolidamento del terreno per garantire stabilità e sicurezza, e l’intervento di aziende civile con macchinari specialistici. La scorsa settimana i lavori di posa sono iniziati da parte dei militi in ferma continua della Formazione d’addestramento del Genio e Salvataggio, che sono avvenuti di notte per evitare da un lato la canicola e dall’altra evitare che gli elementi di acciaio si surriscaldassero rallentando i lavori di montaggio e posa. Va qui evidenziato che i militi impiegati sono cittadini-soldati, quindi non dei professionisti: il sistema di milizia elvetico ha questo grande pregio, e certamente non difetta in qualità. Il ponte è stato montato nei tempi previsti e aperto mercoledì.

E’ importante tornare per quanto possibile alla normalità anche in chiave turistica. Quali sono le tempistiche?

Già la scorsa settimana sono stati rivisti i parametri per accedere all’alta Vallemaggia facendo uso del passaggio provvisorio sulla passerella della Valmaggina. Con l’apertura del ponte gli accessi turistici (anche giornalieri) sono garantiti. Alcune abitazioni di vacanza e parti di territorio resteranno però ancora inaccessibili sino alla conclusione dei lavori di messa in sicurezza.

Ormai il Ticino - come il territorio comasco - deve mettere in conto questo tipo di eventi meteo estremi. Quale contromisure possono essere approntate?

Sarà importante l’analisi e aggiornamento dei pericoli naturali, in particolare in Val Bavona e Val di Peccia, dove l’alveo del fiume è mostruosamente cambiato. Sono caduti massi ciclopici e l’alveo del fiume in alcuni punti si è alzato di decine di metri e allargato altrettanto. Obiettivo è mantenere le valli superiori vive e vivibili; le opere di premunizione saranno decisive e essenziali.

Cosa si sente di dire ai tanti escursionisti comaschi che storicamente avevano la Vallemaggia quale meta estiva?

Come sempre vigono le regole della montagna. Libertà, attenzione e rispetto. E qui a maggior ragione evitiamo l’odioso turismo dell’orrore.

Quanto saranno importanti gli aiuti federali?

Saranno complementari a quelli cantonali e decisivi al ripristino delle infrastrutture di base. Si tratta, come detto, di mantenere le valli superiori dell’alta Vallemaggia accoglienti e vivaci. Ne va della difesa dell’ecosistema e di una cultura alpina molto presente nel nostro Dna ticinese”.

C’è una tempistica per un pieno ritorno alla normalità?

Difficile dirlo. L’apertura del ponte è stato un passo essenziale in questa direzione, ma in molte parti dei territori toccati e devastati la normalità sarà altra, diversa da prima. Infatti, la distruzione e la determinazione delle nuove zone di pericolo imporranno dei cambiamenti.

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