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Giovedì 15 Dicembre 2022
“Penuria”, la parola più usata. La guerra entra nel linguaggio
Lo studio L’università di Scienze applicata di Zurigo ha messo in fila. I vocaboli cercati dagli svizzeri nei principali motori di ricerca del web
Anche i vocaboli in Svizzera seguono le mode ed i tempi che cambiano. E così se lo scorso anno, dopo la seconda violenta ondata di contagi (a cavallo tra fine 2020 ed i primi mesi del 2021), la parola più gettonata - di lingua italiana - nella vicina Confederazione era stata per distacco “certificato”, chiaro il rimando alle limitazioni imposte dal Governo federale, nell’anno che sta per chiudersi ha trionfato “penuria”.
In sé il vocabolo potrebbe strappare anche più di un commento ironico, in realtà è chiaro il rimando alle difficoltà - già paventate dal Governo federale - connesse agli approvvigionamenti energetici nonché ai timori per numerose famiglie di riuscire a rispettare le scadenze economiche, in virtù dell’aumento delle bollette.
Pandemia
E’ stata secondo tradizione la Scuola universitaria di Scienze applicate di Zurigo a comunicare l’esito della graduatoria relativa ai vocaboli più gettonati e soprattutto più utilizzati nel corso dell’anno. Al secondo e terzo gradino del podio figurano nell’ordine “invasione” e “coraggio”, termini collegati entrambi a quanto accaduto in Ucraina da fine febbraio. E’ chiaro che storicamente la parola “dell’anno”- che dal 2003 è accompagnata da curiosità e qualche inevitabile timore - fa il paio con le principali notizie di cronaca che hanno tenuto banco sui media, ma anche nel sempre più variegato mondo dei social.
In una nota riportata dall’agenzia di stampa Keystone, la Scuola universitaria di Scienze applicate di Zurigo ha confermato che «il 2022 ha posto all’attenzione dell’opinione pubblica la guerra in Ucraina, con le sue conseguenze negli ambiti dell’economia, dell’energia nonché dell’accoglienza dei profughi». Il tutto ricordando un aspetto importante anche per le dinamiche future e cioè che «difficoltà nell’approvvigionamento energetico, guerra e crisi ambientali pongono la nostra società di fronte a sfide epocali da affrontare con coraggio».
Per rafforzare il concetto il base al quale la parola “dell’anno” rispecchia in toto quanto accaduto nel corso dei dodici mesi, basti pensare che nel 2020 il vocabolo “pandemia” aveva conquistato il primo posto senza alcun tipo di concorrenza, tanto che a fine dicembre - peraltro con la seconda violenta ondata di contagi in pieno corso - la Scuola Universitaria di Scienze applicate di Zurigo aveva ammesso come “tutte le altre tematiche, pur importanti - come da ultimo le elezioni presidenziali o il movimento “Black Lives Matter” negli Stati Uniti - sono state poste in secondo piano. E questo perché la pandemia ha modificato le nostre abitudini, il nostro stile di vita, i nostri ritmi quotidiani”.
Curiosità
Una curiosità, infine. Rispetto a quanto accaduto quattro anni or sono, questa volta i Mondiali di calcio - pur con la presenza della Svizzera - non hanno inciso sul “vocabolo dell’anno”. Nel 2018, invece, la parola italiana più gettonata era stata “gesto dell’Aquila”, con riferimento diretto alla vittoria della Svizzera sulla Serbia ai Mondiali di calcio in Russia. E questo perché i calciatori di origine kosovara Granit Xhaka e Xherdan Shaqiri avevano esultato dopo il goal incrociando le mani e facendo il “gesto dell’aquila”, dalle chiare connotazioni politiche. Le due squadre si sono affrontate anche quest’anno in Qatar, con vittoria svizzera (3 a 2) e gol di Shaqiri.
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