Sempre più flessibile: ecco come sta cambiando il lavoro degli svizzeri

L’indagine Un’evoluzione fotografata dall’Ufficio federale di Statistica. Due dipendenti su cinque lavorano occasionalmente dalla propria abitazione

La flessibilità abita nel mondo del lavoro svizzero. Un’evoluzione che è ben fotografata dall’Ufficio federale di statistica e che mostra la complessità nei diversi segmenti professionali anche nella Confederazione.

Nel 2023, il 47,7% del personale dipendente aveva orari di lavoro flessibili. Altro particolare interessante: quasi due dipendenti su cinque lavoravano da casa almeno occasionalmente.

È soprattutto il sabato l’argine ufficialmente abbattuto in modo significativo. Il 26,5% delle persone occupate lavorava regolarmente in questa giornata. Al contrario, il lavoro notturno resta molto meno diffuso, appartiene a una minoranza pari al 5,6%.

I dati che emergono

Altri elementi che emergono: i contratti a durata determinata riguardavano l’8,6% del personale dipendente e la quota di lavoro su chiamata viaggiava su una simile percentuale (8,3%). La rilevazione sulle forze di lavoro in Svizzera (Rifos) realizzata appunto dall’Ufficio federale di statistica ci rivela questo e altri dettagli interessanti, sfaccettature all’interno del dato generale.

Lo scorso anno, poco meno della metà del personale dipendente aveva orari di lavoro flessibili, abbiamo detto. In queste categorie rientrano orario settimanale o mensile con o senza blocchi orari, orario annuale, orario non sottoposto ad alcuna disposizione formale o altro modello. C’è una differenza di genere? Ebbene sì, poiché gli uomini (51,8%) beneficiavano più spesso di orari di lavoro flessibili in confronto alle donne (43,3%, dunque oltre otto punti in meno).

Servizi e dintorni

Se l’analisi si sposta sui rami economici, gli orari di lavoro flessibili sono distribuiti in modo definito molto eterogeneo. Ci sono rami dove la consuetudine incide, tanto che ne beneficiavano tre quarti del personale. Sono servizi di informazione e comunicazione (77,3%), attività finanziarie e assicurative (75,3%) e attività professionali, scientifiche e tecniche (73%).

Altro particolare: la metà del personale nel ramo dei servizi di alloggio e ristorazione lavorava regolarmente nelle ore serali. E questo è comprensibile, ma non è l’unico caso.

Nel 2023, il 16,4% delle persone occupate lavorava regolarmente di sera e alle donne accadeva più frequentemente degli uomini (il 17,2 contro il 15,7%). Così come interessava più i giovani dai 15 ai 24 anni (21,5%), mentre nelle altre fasce di età le quote viaggiano tra il 15 e il 17%. Come si preannunciava, guida la classifica il comparto Servizi di alloggio e di ristorazione con il 49,8% per la precisione, seguono trasporto e magazzinaggio (30,7%). Agli antipodi si trovano invece le costruzioni, con il 4,3% del personale occupato con regolarità la sera.

Spingendosi nella notte, il discorso cambia ancora. Globalmente, una persona occupata su venti lavorava regolarmente di notte. Si cambia orario, si cambia ancora una volta propensione di genere, seppur di poco: l’orario notturno è praticato con una frequenza lievemente superiore dagli uomini (6,1%) rispetto alle donne (5,0%). Nei rami, qui a vincere sono trasporto e magazzinaggio (22,0%), seguiti da sanità e assistenza sociale (12,%).

Il fine settimana

Ma che succede allora nel weekend, non solo il sabato?

Ecco la distribuzione del lavoro. Il 26,5% delle persone occupate prestava la propria opera regolarmente il sabato e il 15,8% la domenica. Le donne lavoravano nel fine settimana più spesso degli uomini (di sabato il 29,6 contro il 23,8%; la domenica il 17,4 contro il 14,5%). Per quanto concerne l’età, sono coinvolti soprattutto i giovani dai 15 ai 24 anni (sabato: 35,1%; domenica: 21,1%) ma poi, forse un po’ a sorpresa, le persone di 65 anni e più (sabato: 33,9%; domenica: 20,7%). Per i lavoratori dai 25 ai 64 anni, le quote viaggiavano dal 25 al 28% per il lavoro di sabato e dal 15 al 17% per quello di domenica.

I servizi di alloggio e di ristorazione confermano la loro “vincita” sul weekend: sabato: 70,2%; domenica: 51,3%. Anche agricoltura, silvicoltura e pesca non scherzano: sabato: 68,4%; domenica: 52,1%).

Un aspetto a sé, e non meno interessante riguarda il lavoro su chiamata. Che – si scopre – tocca un quarto delle persone in età di pensionamento.

Nel 2023, infatti, l’8,3% del personale dipendente lavorava su chiamata (uomini: 6,7%; donne: 9,9%). Ma la percentuale sale (25,4%) per chi è vicino alle pensione, come tra i giovani fino ai 24 anni (16,1%).

Invece, nelle fasce di età intermedie, il lavoro su chiamata si aggira sul 7%. Guidano sempre i servizi di alloggio e di ristorazione con il 19,5%, ma anche altre attività di servizi (quali artistiche, di intrattenimento, attività di famiglie e convivenze, altre attività di servizi) con il 14,7%.

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