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Giovedì 17 Ottobre 2024
Siccità e piogge eccessive: per le castagne è una stagione difficile
Nei boschi Il ricercatore Marco Conedera fa il punto sull’andamento della prima raccolta. Anche l’entusiasmo dei ticinesi che vanno a raccoglierle sembra essersi raffreddato
Attenzione alla salute dei castagni, vanno tutelati e le piogge non adeguate dei mesi scorsi hanno messo in difficoltà la produzione delle castagne. La raccolta e il mantenimento in salute dei boschi di castagno rappresentano per il Sud della Svizzera (Cantoni del Ticino e dei Grigioni) come per l’Italia, temi importanti di cui i forestali si occupano costantemente.
Lo scenario
Marco Conedera, ingegnere forestale e ricercatore all’istituto federale WSL a Cadenazzo, fa una analisi puntuale della situazione che si sta vivendo in Ticino e nei Grigioni. «Ho notato che la raccolta quest’anno è partita tardi e le castagne sono scese tutte insieme a causa della pioggia e del vento delle scorse settimane. Sono le prime sensazioni del momento, ma benché la raccolta non sia terminata, devo anche dire che la qualità non è male, ma i frutti sono piccoli e tendono a restare nei ricci rendendo più difficile la raccolta».
L’ingegnere spiega che questa situazione è legata e condizionata dal clima: «La pezzatura ha probabilmente sofferto dell’estate siccitosa e calda, anche se una valutazione definitiva si potrà fare solo a fine raccolta, che è partita dall’ultima settimana di settembre, ma finirà solo l’ultima settimana di ottobre». Anche la risposta dei cittadini, che nella Svizzera Italiana vengono incentivati a raccogliere le castagne e a portarle nei centri di raccolta dislocati sul territorio, si sta svolgendo un po’ in sordina rispetto al passato: «Diciamo che il conferimento è nella media, anche se forse un po’ meno di quanto avveniva gli anni scorsi – aggiunge Conedera – In Ticino chi conferisce castagne ai centri di raccolta viene remunerato subito sul posto con 1,50 franchi al chilo per le castagne piccole e 3 franchi al chilo per quelle grandi».
Tornando al clima, l’esperto definisce l’estate appena passata siccitosa e non favorevole ai castagni perché: «Le piogge violente che hanno anche fatto danni in Svizzera come in Italia non portano particolari benefici ai castagni per quali è importante che il clima sia asciutto a fine giugno durante la fioritura e che vi sia poi sufficiente acqua con una pioggia meno violenta e è più costante durante l’allegagione dei frutti, quando i ricci si gonfiano. Quest’anno si è dovuto attendere settembre per avere finalmente le necessarie piogge».
Le differenze
Detto questo, attenzione particolare va posta al verde nel quale sono inseriti i castagni. «Bisogna fare distinzione tra i castagneti da frutto, “le selve” in dialetto anche lombardo, costituite pascoli alberati con alberi da frutto innestati. Nelle selve si va a raccogliere le castagne e si cura la cotica erbosa (con il pascolo o la fienagione). Senza gestione questi castagneti si inselvatichiscono con specie arboree spontanee. L’altra tipologia sono i cedui castanili, utilizzati un tempo la per la produzione di paleria e ora adibiti soprattutto a boschi di protezione. Dei primi noi ne abbiamo 400 ettari in Ticino e Grigioni gestiti dalla mano pubblica attraverso contadini che prendono sovvenzioni. I boschi cedui coprono invece circa 20mila ettari e stanno soffrendo di mancanza di cure, di malattie come il mal dell’inchiostro e delle estati siccitosi legate al cambiamento climatico».
Gli ungulati
«Altro grosso problema è l’elevata popolazione di ungulati che impedisce una regolare rinnovazione del bosco. Tutto questo mette in crisi la sopravvivenza dei boschi di castagno. In Svizzera la prima cosa da fare è abbassare la densità di ungulati e rinnovare il bosco, convertirlo con specie più adatte alle siccità estive. A lungo andare bisognerà sostituire i castagni con altre specie di latifoglie creando boschi misti».
Sperimentazioni stanno già avvenendo: «In Svizzera stiamo facendo piantagioni test – conclude Conedera - con specie che sono potenzialmente adatte a resistere a un nuovo clima. A lungo termine rischiamo di non vedere più la storica fascia castanile a cui eravamo abituati».
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