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Lunedì 14 Ottobre 2024
AI, tecnologia da governare e «nessun rischio di sorpasso»
L’intervista Stefano Quintarelli, nel team degli esperti di Intelligenza Artificiale dell’Unione Europea, relatore al Banco di Desio: «L’Ai, uno “stagista digitale”»
Intervenuto all’incontro organizzato da Banco Desio nel suo quartier generale, sui temi aperti dall’intelligenza artificiale, Stefano Quintarelli, membro del gruppo di esperti sull’AI per la Commissione europea, pone una domanda cruciale: “Le macchine possono davvero capire e superare l’intelligenza umana?”.
È così? Siamo di fronte al sorpasso della tecnologia sull’umanesimo?
Ricordo un episodio della mia infanzia, quando accompagnai mia madre al mercato in provincia di Verona. Rimasi colpito dalla venditrice che conosceva tutto sui suoi prodotti, spiegando i dettagli delle calze in filo di Scozia rinforzate. Una competenza vastissima di ogni suo prodotto che oggi è difficile ritrovare. Ma quando si riduce la conoscenza del lavoratore, che viene invece recepita dalle macchine e resa disponibile attraverso un pc, la persona diventa meno indispensabile, facilitando la sua sostituzione e riducendo anche il suo potere contrattuale, cosa che porta, in ultima analisi, a una contrazione degli stipendi.
Le professioni che richiedono competenze specifiche beneficiano di una formazione adeguata e diventeranno sempre più ricercate, mentre l’intelligenza artificiale può effettivamente sottrarre conoscenza ad alcune categorie di lavoratori, esercitando quindi, come conseguenza, una pressione sui salari. Anche se non è detto che la tecnologia dell’AI ci sostituisca, sicuramente causerà una pressione sui salari.
Eppure la disponibilità e gratuità della conoscenza è sempre stata ritenuta una conquista, solo ora che l’AI amplifica questa possibilità vediamo le conseguenze negative?
Va considerato anche l’effetto deflattivo: il costo delle cose tende a ridursi nel tempo. Oggi abbiamo accesso a una ricchezza di conoscenza quasi illimitata, con corsi di università prestigiose come Stanford a disposizione di tutti on line. È una risorsa incredibile poter disporre della conoscenza a basso corso o gratuita. Ma è tutto l’equilibrio economico che sta cambiando radicalmente. Questo discorso si estende a questioni più ampie legate all’energia e all’alimentazione. Potremmo non essere lontani dall’aspettativa di avere energia a costo marginale zero. Si tratta di cambiamenti che promettono di portare un’evoluzione significativa nei prossimi decenni.
Tutto questo ha a che fare anche con una formazione intesa in modo diverso, che aumenti le competenze per affrontare un mercato del lavoro in evoluzione e interconnesso con le tecnologie dell’AI?
Possiamo certamente considerare la possibilità di aggiornare i lavoratori, è fondamentale. Abbiamo bisogno di un po’ più di cultura. In Italia, la cultura con la C maiuscola è spesso limitata alla cultura classica, trascurando quella scientifica ed è una distorsione da correggere. La formazione tecnica e scientifica, già a partire dalle scuole medie, è cruciale per le persone che lavorano oggi e per coloro che dovranno adattarsi ai rapidi cambiamenti in atto. Ci sono pochi posti di lavoro nel settore della cultura classica e una significativa carenza di personale in quello scientifico. Ciò solleva la questione di come favorire l’orientamento delle persone da un settore all’altro integrando il loro percorso formativo.
Può essere davvero possibile aggiornare la formazione di persone di 30, 40 o 50 anni?
Non tutti hanno gli strumenti o le opportunità necessarie per farlo. Ma in alcuni casi si è visto come persone che provengono da diversi percorsi formativi e professionali hanno saputo aggiornarsi e adeguarsi ai nuovi strumenti con grande successo. Tra i nostri dipendenti c’è un ultra sessantenne proveniente dal mondo della televisione, un settore che sembrava lontano dalla nostra attività, che ha saputo fare una trasformazione in termini professionali molto importante. Questa esperienza dimostra che la possibilità di reinventarsi esiste, anche se non è per tutti.
Quali sono i fattori che favoriscono o meno la capacità di adattarsi alle nuove richieste?
La tecnologia sta attualmente promuovendo una nuova frammentazione del tempo, ridefinendo gli orari di lavoro e la libertà di lavorare in qualsiasi momento e luogo. Si tratta di un capovolgimento dei ritmi di lavoro e di vita sia rispetto alla società contadina, che aveva con il ritmo della giornata e delle stagioni un legame molto forte, sia rispetto alla società industrializzata. Molti ora lavorano quando e dove vogliono, ma è essenziale saper gestire il proprio tempo, Altrimenti, si rischia di sovraccaricarsi di lavoro. È fondamentale imparare a organizzarsi.
Inoltre, è importante ripensare il tradizionale concetto di “vai all’università, lavori, vai in pensione”. Oggi siamo di fronte a un modello in cui lavoro, riposo e studio si alternano e non c’è più una rigida consequenzialità tra le fasi della vita. Si tornerà a studiare dopo un periodo di lavoro, alternando i percorsi. Questo approccio offre opportunità a diverse fasce di persone, mentre altre potrebbero trovarsi in difficoltà. Chi si occupa del lavoro contadino, ad esempio, vive in un contesto completamente diverso e non è corretto considerarli meno validi; la loro realtà economica è semplicemente differente. Quello che però crea squilibrio è che in Italia gli stipendi presentano disparità significative tra le diverse categorie, spingendo a riflettere su come gestire risorse e compensi nel mondo del lavoro.
Come si evolve l’intelligenza artificiale?
Impara dai dati che immettiamo nei sistemi. Tanto più i dati saranno corretti e non alterati da pregiudizi, incomprensioni, visioni ideologiche e distorsive della realtà, ma piuttosto rispettosi dei fatti, tanto più avremo risposte adeguate e non artefatte. La qualità di questa comprensione dipende da una relazione di memoria tra noi e il nostro assistente virtuale.
I prossimi avanzamenti nell’intelligenza artificiale riguarderanno sistemi con memoria che si adatteranno alle nostre esigenze. L’idea è che un’intelligenza artificiale possa interagire con noi in base al profilo unico che costruisce attraverso l’osservazione del nostro comportamento e delle nostre preferenze.
Potenzialmente utile, anche se da capire gli impatti con la riservatezza della propria dimensione personale.
Quali sono i limiti dei sistemi di AI?
Le macchine, come i grandi modelli linguistici, sono come immagini compresse: da lontano sembrano perfette, ma a un’analisi più approfondita rivelano spesso errori nei dettagli. Questo non significa che non possano essere utilizzate, piuttosto, devono essere impiegate con cautela e consapevolezza.
Prendiamo ad esempio l’agricoltura dove l’AI viene impiegata per riconoscere e gestire le piante, individuando ed eliminando solo le erbacce con precisione. Questo tipo di tecnologia non solo rende più efficiente e meno faticoso il momento della coltivazione, ma lo fa in modo sostenibile e rispettoso dell’ambiente.
Il nostro rapporto con l’intelligenza artificiale è complesso. Questi “stagisti digitali” che imparano tutto quello che noi forniamo loro, possono aiutarci a essere più produttivi, ma esigono da noi vigilanza e controllo.
Quale sfida pone l’intelligenza artificiale?
L’idea di un’intelligenza artificiale generale che possa competere con l’intelligenza umana è una chimera. Mentre pochi scienziati fanno un atto di fede ritenendo che potremo fare delle invenzioni – che oggi ancora non immaginiamo – che ci potrebbe portare ad un simile livello di intelligenza artificiale, molti ritengono che ciò sia irrealistico.
In questo contesto, è comunque essenziale mantenere realistiche le nostre aspettative, evitando di attribuire agli algoritmi capacità che non possiedono. Un’intelligenza artificiale che non fa notizia e che pertanto io definisco “noiosa”, che svolge compiti ripetitivi e che integra la nostra vita quotidiana, può essere estremamente utile, senza la necessità di proiettare ipotetiche nuove forme di intelligenza o coscienza.
In definitiva, dobbiamo essere consapevoli dei limiti e delle potenzialità dell’intelligenza artificiale. È uno strumento potente, ma non deve mai sostituire la nostra capacità di pensare criticamente e di interagire con il mondo che ci circonda. Solo così potremo trarre il massimo vantaggio da questa tecnologia emergente, sfruttando le sue capacità senza perdere di vista la nostra umanità.
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