Al crocevia delle crisi: «Ritrovare la bussola»

Trend Economia, società, salute, conflitti nel Rapporto del Centro Einaudi L’economista Deaglio: «Le persone restano il punto fermo per la crescita»

«Non possiamo aspettarci soluzioni dai pensatori del passato. Per costruire risposte adeguate, è fondamentale conoscere sia i problemi attuali sia le idee del passato, ma dobbiamo essere noi a sviluppare nuove soluzioni, evitando giudizi e azioni affrettate».

Mario Deaglio, professore emerito di Economia internazionale dell’Università degli Studi di Torino e curatore del Rapporto del Centro Einaudi “Il mondo ha perso la bussola”, ha presentato martedì 11 febbraio in Confindustria Como alcune evidenze contenute nella ricerca.

Visione sistemica

«Siamo al crocevia di quattro crisi che si alimentano a vicenda: pandemica, climatico-ambientale, economico-sociale e geopolitica. Comprendiamo poco delle loro interconnessioni, perché mancano dati concreti e statistiche chiare. La rappresentazione grafica che si ottiene inserendo ogni crisi in un cerchio ricorda le Olimpiadi, ma osservando bene, c’è un punto in cui tutte queste crisi si sovrappongono, ed è esattamente lì che ci troviamo oggi. È uno scenario che richiama quello descritto nei “Promessi Sposi”, nel Seicento riuscirono a reagire, dovremmo fare lo stesso».

All’interno dell’ipotetico cerchio dedicato alla crisi economico-sociale, Deaglio si è soffermato sul concetto di capitale umano «ovvero ciò che una persona sa fare e può offrire sul mercato grazie alle proprie competenze. In passato bastava un diploma, arricchito dall’esperienza lavorativa, per vivere di quel capitale per tutta la vita. Oggi questo modello non regge più, con l’avvento dell’intelligenza artificiale, è necessario ripensare completamente il nostro approccio al lavoro e all’apprendimento».

Il capitale umano richiede una formazione permanente: «La vita lavorativa dovrebbe includere intervalli dedicati allo studio e alla riqualificazione. Durante questi periodi, il reddito dovrebbe essere garantito, poiché il lavoro precedente è in fase di esaurimento e il lavoratore ha bisogno di prepararsi per affrontare nuove opportunità future».

L’analisi si è poi concentrata sul capitale fisico: «Un tempo era il lavoratore a dirigere la macchina, ma oggi spesso accade il contrario. La quota del lavoro nel prodotto tende a ridursi, mentre aumenta quella del capitale fisico, che è diventato “intelligente” e ha un costo, e si prende una fetta maggiore del valore generato. Questo squilibrio rischia di bloccare l’ascensore sociale e di creare profonde fratture all’interno della società».

La situazione geopolitica

Deaglio è poi passato a evidenziare la debolezza dell’Europa in vari settori, con India e Cina che ci superano in molti ambiti: «Un dato poco noto è che il 70-80% dei vaccini anti-Covid è stato prodotto in India e solo successivamente confezionato in Europa, a dimostrazione della nostra fragilità. Eppure siamo lo stesso continente che ha inventato l’aspirina». Anche la gestione dell’immigrazione è caratterizzata da scarsa chiarezza: «Basta aprire i giornali in qualsiasi giorno per trovare notizie sul tema, ma nessuno sembra sapere con esattezza quale direzione prendere».

Tra gli altri punti sottolineati, la necessità di un debito comune europeo per finanziare determinate politiche, a partire dalla difesa, il calo demografico che si sta verificando prima del previsto e il tema del pensionamento graduale: «Oggi si ragiona ancora con l’idea rigida che si lavori fino a un giorno stabilito, per poi essere completamente pensionati dal giorno successivo, ma esistono alternative che potrebbero portare vantaggi sia ai lavoratori sia al sistema. Prendiamo l’esempio di un medico prossimo alla pensione, potrebbe smettere di accettare nuovi pazienti, continuando però a seguire quelli già in cura. Un tale modello ridurrebbe il rischio di improvvisi vuoti di competenze quando un professionista lascia il servizio». A questo si aggiungono le pensioni aggiuntive volontarie: «Sebbene il sistema sia già avviato, potrebbe essere ampliato ulteriormente per offrire maggiore flessibilità e sicurezza economica ai lavoratori. Questi sono aspetti che meritano maggiore attenzione e riflessione».

L’economia italiana può essere paragonata secondo Deaglio al volo di un calabrone: «Sembra instabile, ma riesce comunque a mantenersi in aria. A sostenere il sistema sono soprattutto le medie e grandi imprese attive sui mercati internazionali. Esiste una “seconda industria italiana”, costituita da attività fuori dai confini nazionali, ma controllate da italiani, che ha un valore pari ad almeno un terzo dell’economia italiana originaria».

«Non ci sono più punti fermi, tutto è in continuo movimento. Eraclito diceva “Panta rei”, tutto scorre, ma oggi questo flusso avviene a una velocità maggiore. In un contesto di rapidi cambiamenti come quello attuale, approfondire eccessivamente una singola disciplina può condurre a errori, si rischia di perdere di vista il quadro generale. Spesso abbiamo già acquisito conoscenze verticali, ma senza una comprensione più ampia rischiamo di non sapere nulla del resto».

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