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Lunedì 16 Dicembre 2024
Cantù-Melbourne: dall’avventura a un’impresa
Intervista La storia del designer brianzolo, dal 2013 in Australia e che undici anni dopo ha fondato l’azienda “Features Group”
«Benvenuti a Features Group, dove l’eredità italiana e il design innovativo si fondono per ridefinire gli standard dell’arredamento e degli interni in Australia e oltre».
Con questo spot si presenta l’azienda di Melbourne fondata da Fabio Biavaschi, 42 anni, designer originario di Cantù.
«Rinomato cuore della Brianza, area celebre per l’artigianato del mobile», sottolinea Biavaschi con orgoglio ai suoi interlocutori d’oltreoceano. «La nostra azienda - aggiunge con un tono quasi roboante - incarna l’essenza culturale e l’etica del design e dell’eccellenza italiana».
Crescendo nel mondo della produzione di mobili, Fabio ha sviluppato fin da giovane un profondo apprezzamento per l’innovazione e la qualità del design, sperimentando molto e arrivando addirittura a progettare strutture high-tech in cartone.
Seguendo la sua passione, ha studiato Design Industriale a Milano, conseguendo una laurea che ha poi facilitato la strada per la sua futura carriera. Dopo il trasferimento in Australia, ha dapprima disegnato alcuni pezzi per i quali è stato anche premiato, più volte. Poi ha cambiato rotta.
«A causa della scarsità di impianti produttivi e aziende artigiane - spiega - l’aspetto più creativo è andato a scemare perché limitato dalla produzione locale, poco efficiente». È così che ha scelto di intraprendere una strada diversa, iniziando a collaborare con numerosi importatori di mobili, convogliando la sua esperienza per portare il raffinato design italiano a un mercato che l’ha subito apprezzato.
Nel 2013 l’approdo in Australia. Poi, nel 2021, il lancio dell’azienda “Features Group”, che oggi rappresenta una prestigiosa gamma di marchi italiani di alto livello.
Il nostro portafoglio incarna la fusione di forma e funzione, equilibrando estetica e utilità, qualità, coinvolgimento e fattibilità commerciale, tratti distintivi di un buon design. Il nuovo show room a Melbourne vuole offrire soluzioni chiavi in mano per progetti di interior design, migliorando ulteriormente la nostra collaborazione con i principali architetti e designer. L’innovazione è al centro: ricerchiamo continuamente soluzioni uniche, innovative e originali, con materiali all’avanguardia e tecniche di produzione avanzate.
Dove volete arrivare?
A oggi abbiamo una solida presenza in Australia e Nuova Zelanda, ma puntiamo a espandere il raggio d’azione nel Sud-Est Asiatico. Tra gli obiettivi c’è quello di installare a breve un ufficio a Singapore. Il nostro viaggio è caratterizzato da un portafoglio di progetti di successo in continua crescita, l’impegno in prospettiva è di promuovere l’eccellenza italiana su scala globale.
Il 12 ottobre, al Gala per gli Italian Business Awards organizzato dalla Camera di Commercio Italiana a Melbourne, si è realizzata la vostra consacrazione in terra australiana.
C’erano più di 450 partecipanti tra cui molti personaggi di spicco dell’imprenditoria italo-australiana, politici e il nuovo console Chiara Mauri. Oltre ai premi come “miglior giovane imprenditore”, per la sostenibilità e “Lifetime achievement”, alla nostra società con il “Design Award” sponsorizzato da Smeg è stato riconosciuto il premio per l’eccellenza nell’innovazione e nella creatività del design. Una grande soddisfazione, che ci ripaga per l’impegno di questi anni. A oggi rappresentiamo le migliori eccellenze italiane e aiutiamo la loro crescita sul territorio australiano.
Undici anni via, però, sono tanti. Quanto mancano Cantù e l’Italia?
Sono abbastanza fortunato perché, grazie al lavoro e nonostante la distanza, riesco a mantenere un forte contatto. Questo mi permette di sentire meno il distacco e, soprattutto, mi fa vivere in qualche modo il meglio dei “due mondi”. Mancano però gli affetti, che non si possono sostituire con niente. E poi manca quell’atmosfera italiana, la cultura in tutto il suo essere, dai monumenti alle persone, quei modi di fare, di comunicare, che restano distintivi del nostro Paese.
Cosa vi ha spinto a partire?
Tanta curiosità di scoprire altri Paesi e culture, la voglia di fare un’esperienza all’estero, formativa personalmente e professionalmente. Siamo arrivati a Perth nel maggio 2013. Da lì un grande viaggio alla scoperta di quel continente cosi diverso e distante da quello a cui eravamo abituati. Quando siamo arrivati a Melbourne la città ci ha in qualche modo stregato. Era vibrante, molto internazionale, interessante. Siamo ancora qui.
Cosa vi piace di più di questo nuovo mondo? E cosa non vi piace?
Mi piace il fatto che sia ancora un paese “giovane” che si sta evolvendo, e il fatto che in qualche modo siamo parte di questa evoluzione. Mi piace anche il fatto che è un Paese piuttosto libero. Non mi piace invece la mancanza di cultura a tutti i livelli, anche in termini di artigianalità.
Dopo anni di lavoro è arrivato il successo. Bravi voi o è un Paese che offre comunque più opportunità?
Credo sia importante sfatare il mito dell’Australia come un Eldorado. Forse lo era 60-70 anni fa, quando era davvero tutto da fare e costruire. Oggi lo scenario è cambiato moltissimo. È quindi fondamentale avere tanta voglia e determinazione, lavorare duro e impegnarsi e, soprattutto, essere aperti e flessibili ad adattarsi. Se si pensa di arrivare con una forte “italianità’” e di imporla al mercato locale, si fallisce. Bisogna capire e studiare le opportunità e muoversi adattandosi alle richieste e alle esigenze del territorio. E poi ho avuto la fortuna di avere il massimo supporto delle persone vicine, soprattutto mia moglie, che mi ha affiancato in questa crescita professionale.
Ogni quanto tornate in Italia?
Tutti gli anni ad aprile, per il Salone del Mobile, tappa obbligata per il mio lavoro, quando porto i clienti australiani a visitare le aziende che rappresentiamo. Si è creato un ottimo network, quindi abbiamo un seguito di dealer ma anche architetti e designer che vengono per toccare con mano i prodotti e scoprire quello che abbiamo da offrire direttamente alla fonte. In più cerco di tornare almeno un’altra volta con la famiglia. Ci tengo che nostro figlio possa crescere altrettanto vicino all’Italia, alle nostre famiglie e ai nostri amici.
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