Cluster del Made in Italy: una grande alleanza tra aziende e università

Il progetto Primo tavolo operativo della neocostituita associazione. Una rete per accelerare gli investimenti in tecnologia e sostenibilità

Per favorire un eco-sistema del trasferimento tecnologico e dell’innovazione e produrre una crescita economica sostenibile, integrata e inclusiva è stato istituito il Cluster Tecnologico Nazionale “Made in Italy”.

Il MinIT è un’associazione e tra i 59 soci attuali conta alcune delle principali associazioni di impresa, centri di ricerca, università e alcune aziende rappresentative.

Gli obiettivi

Il ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso ha spiegato che «l’obiettivo del ministero è aiutare le imprese ad accelerare gli investimenti in ricerca, tecnologia e sostenibilità per favorire il risparmio di materie prime, un maggior efficientamento dei processi e l’ulteriore diversificazione dei mercati esteri», in questa logica il MinIT dovrebbe agevolare le relazioni e lo scambio tra i suoi diversi ambiti settoriali e merceologici.

Sono quelli collegati a una immagine distintiva del prodotto: realizzato in Italia, caratterizzato dall’adozione di approcci innovativi e tecnologie, da attività di design e creatività. Sono inclusi primariamente il sistema della moda, tessile e abbigliamento, cuoio e calzature, conciario, occhialeria, il sistema legno-mobile-arredo-casa, la nautica e il settore orafo.

L’incontro di mercoledì scorso “Made In Italy, la sfida della ripresa tra crisi e transizione“, nella sede di Confindustria Moda a Milano è stato il primo tavolo di confronto dedicato al condividere un messaggio in merito alle priorità per l’innovazione e lo sviluppo del sistema del Made in Italy. Associazioni, imprese e centri di ricerca si sono confrontati sulle tematiche legate ai processi di innovazione e alle modalità di transizione per le filiere, evidenziando i principali contenuti di un manifesto d’azione per la valorizzazione e il rilancio del Made in Italy.

Un’occasione di dialogo sulle sinergie tra imprese e ricerca per creare nuovi modelli di business e tecnologie efficaci a governare la transizione attuale.

Due i panel tematici sui quali sono stati chiamati a intervenire i rappresentanti di associazioni, imprese e centri di ricerca. Il primo “I sistemi del made in Italy tra tradizione e futuro” è stato introdotto da Silvana Pezzoli, presidente del Cluster Made in Italy e imprenditrice tessile: «l’azione del cluster nazionale, favorendo il superamento delle frammentazioni tra le diverse filiere e tra mondo della ricerca e dell’impresa, sta lavorando per una strategia condivisa a favore del made in Italy – ha detto - risulta primario indirizzare e supportare correttamente tutte le imprese che si stanno confrontando con enormi sfide, come quelle delle transizioni energetiche, ecologiche, digitali, del capitale umano, dei cambiamenti dei modelli di produzione e dei modelli di business».

Fare sistema

Al dibattito hanno preso parte Giovanna Ceolini, presidente Assocalzaturifici, Eugenio Massetti, vice presidente Confartigianato, Maria Porro, presidente Assarredo e Marina Stella, direttore generale di Confindustria Nautica.

A seguire, la mattinata di lavori si è conclusa con il secondo panel tematico: “Supportare le transizioni del made in Italy” con Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo economico di Regione Lombardia, Marco Landi, presidente Cna Federmoda, Fabio Pollice, rettore Università del Salento, Marcello Persico, vice presidente Persico Group e Sergio Tamborini, presidente Sistema Moda Italia.

Per quanto sia emersa l’urgenza di reperire personale formato e adeguato alle esigenze delle imprese, mancano periti, tecnici, operai specializzati, è evidente che sul medio e lungo periodo la strategia per la formazione dovrà essere profondamente trasformata: «non è solo una questione demografica ma anche di struttura sociale.

Non è più il tempo per immaginare che le camapagne, come accadeva un tempo, e le regioni meridionali possano fornire forza lavoro – ha detto il Pollice – si tratta di elaborare un nuovo dialogo tra imprese, università, parti sociali e di sfruttare quegli strumenti e quei bandi che sono messi a disposizione per sostenere una transizione che prima che economica è sociale e culturale».

Chiave di volta è un rapporto sinergico tra imprese e università da implementare, da qui la missione del Cluster che ad oggi raggruppa una sessantina di soggetti tra associazioni di imprese, attori di sviluppo territoriale e poli universitari e di ricerca.

Le adesioni

Le realtà che hanno aderito, tra le altre, sono: Assarredo-Federlegno, Smi-Sistema moda Italia, Assocalzaturifici, Confindustria nautica, Confartigianato e Cna federmoda.

Per questo rafforzare le connessioni tra settori diversi, tra aree geografiche del Paese e tra aziende e ricerca è stato il contenuto del messaggio conclusivo del convegno attraverso l’intervento del presidente scientifico del cluster MinIt, Alberto Bassi, docente all’università Iuav: «serve una piattaforma che riesca a incrociare le esigenze dei diversi soggetti per colmare l’attuale disallineamento. Tenendo presente che è necessario investire sulle tecnologie, ma al centro della scena oggi c’è soprattutto il capitale umano».

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