Imprese e Lavoro / Como città
Lunedì 22 Luglio 2024
Rinnovabili e solidali. Così Fondazione Cariplo sostiene le comunità energetiche
L’intervista Federico Beffa (Area Ambiente di Fondazione Cariplo). «Non solo benefici ambientali, puntiamo ad aiutare le persone in povertà»
Puntare sulle energie rinnovabili e allo stesso tempo sostenere l’economia sociale.
Si chiude il 25 luglio la possibilità di partecipare alla seconda edizione del bando Alternative, indetto da Fondazione Cariplo per promuovere la diffusione delle Comunità energetiche rinnovabili e solidali in Lombardia e Piemonte.
La mission è lavorare sulla transizione energetica in modo inclusivo affinché diventi una leva per favorire buone pratiche di coesione sociale.
Federico Beffa dell’Area Ambiente racconta sfide e obiettivi del bando, che sostiene economicamente e tecnicamente progetti nati dal basso.
Clima, biodiversità, energia. Come si integra l’impegno per la tutela dell’ambiente nella missione di Fondazione Cariplo?
Con l’elezione del nuovo presidente di Cariplo, Giovanni Azzone, sono state definite quattro nuove linee di azione, che abbiamo deciso di chiamare così: Creare valore condiviso, Ridurre le disuguaglianze, Allargare i confini, Creare le condizioni abilitanti. In questo contesto, il nostro Progetto F2C - Fondazione Cariplo per il Clima agisce in più direzioni. Da una parte, con la Call for Ideas Strategia Clima, crea valore condiviso dotando i territori di strategie di adattamento e mitigazione del cambiamento climatico, che tutelino sia l’ambiente sia i cittadini; dall’altra, permette di ridurre le disuguaglianze, attraverso il Bando Alternative dedicato alla creazione di comunità energetiche che abbiano un impatto sui gruppi svantaggiati.
Quindi le tematiche ambientali e sociali vengono sviluppate insieme. Quanti progetti finanzia l’Area Ambiente della Fondazione ogni anno?
Come Area Ambiente, prevediamo ogni anno una media di 120 contributi, per un budget complessivo di poco più di 10 milioni di euro ogni anno. Naturalmente si tratta di cifre variano non solo di anno in anno, ma anche da progetto a progetto.
Quali sono le caratteristiche del Bando Alternative?
Si tratta di uno strumento filantropico, rivolto dalla Fondazione ad enti no profit e pubblici per l’avviamento di comunità energetiche rinnovabili e solidali, ossia Cers. Vogliamo infatti andare oltre il doppio scopo, pur importantissimo, della riduzione delle emissioni e del vantaggio economico per i partecipanti alla comunità. Crediamo che si debba fare uno sforzo in più - che peraltro è spinto anche dell’Unione Europea - nella direzione di comunità che abbiano anche un ruolo sociale e di sostegno a soggetti in condizioni di povertà. Per raggiungere questo obiettivo, eroghiamo un supporto che potremmo definire blended, ossia misto: da una parte abbiamo un servizio di assistenza tecnica, legale e amministrativa, dall’altra un contributo per la realizzazione degli impianti ed il coordinamento.
Nella vostra esperienza quali sono le principali sfide a cui va incontro una Cers “neonata”?
Sicuramente l’attività delle Cers ha avuto una tempistica complessa, che si è allungata per via dei decreti attuativi. Ogni comunità poi si trova di fronte ad una serie di ostacoli da superare, tra aspetti tecnici, amministrativi, burocratici e fiscali, perché chi partecipa deve ad esempio decidere quale statuto darsi e capire come gestire la governance. È un territorio quasi inesplorato. Una cosa che senz’altro abbiamo capito è che una buona strategia è partire in piccolo, per arrivare poi pian piano a coinvolgere soggetti in condizioni di povertà ed allargarsi sempre di più.
È la scelta fatta anche dalla comunità nata a Valmorea, grazie alla scorsa edizione del bando?
Sì, in quel caso si è partiti con due soci: il Comune di Valmorea e la cooperativa Sim-Patia. Sono stati realizzati due impianti fotovoltaici, che verranno rafforzati e ampliati col tempo, fino a riuscire ad includere nel progetto anche soggetti, ad esempio altri enti del terzo settore come la cooperativa Agorà 97 o gruppi in condizioni di povertà. Si tratta di un buon modello anche per altri Comuni, infatti questa Cers sarà una delle primissime che si costituirà.
Fondazione Cariplo fornisce assistenza ai progetti selezionati. Quali competenze sono indispensabili?
Servono molte capacità diverse: conoscenze di tipo ingegneristico, economico e finanziario, di progettazione degli impianti, ma anche in campo legale, fiscale, tributario, di facilitazione, leadership e comunicazione interna. La nostra assistenza forma i partecipanti in tutti gli ambiti, fornendo anche una bozza di regolamento e di statuto. Sappiamo che questi servizi sono apprezzati dai destinatari dei fondi, perché li aiutano a rendersi più indipendenti.
Ovviamente non sempre possiamo coprire perfettamente tutte le esigenze che emergono col tempo. Per questo a volte nei progetti viene destinata una parte del contributo a pareri da parte di professionisti - soprattutto legali - su questioni di dettaglio.
Quale sarà il futuro di queste Cers? Potranno ad esempio usufruire di altri fondi pubblici o allargarsi fino a comprendere anche soggetti privati, tra cui aziende del territorio?
Sì, chi fornisce assistenza aiuterà le Cers anche a trovare nuove fonti di finanziamento. E per quanto riguarda l’ingresso di soggetti privati, come Fondazione possiamo sostenere direttamente solo enti pubblici e onlus, ma imprese e cittadini possono e devono entrare nelle Cers. Sarà questo infatti il prossimo step per varie comunità attivate negli scorsi mesi, come quella di Valmorea, che potrebbe peraltro anche aggiudicarsi i fondi stanziati dal Pnrr.
© RIPRODUZIONE RISERVATA