«È una Finanziaria
Priva di strategia»

Paolo Balduzzi, docente il Cattolica, evidenzia le tante misure temporanee «Così, il taglio del cuneo fiscale potrebbe non essere confermato nel 2025»

«La nuova Manovra finanziaria ha le caratteristiche di temporaneità e precarietà, non dà certezza alle scelte che persone e imprese potranno assumere e dipende in gran parte da nuovo indebitamento», afferma Paolo Balduzzi, professore di Economia pubblica in Università Cattolica.

Professore, invece la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha definito la nuova manovra «seria e realistica», non è così?

Sulla serietà non mi pronuncio, è di difficile valutazione. Sul realismo invece dico che c’è un aspetto poco realistico: tutta l’impostazione della Manovra è basata su previsioni per l’anno prossimo e per i successivi che ad oggi appaiono ottimistiche, in particolare sul Pil, sulla crescita economica: voler finanziare in deficit gran parte della manovra per 16 miliardi su un totale di 24 significa rinviare la riduzione dell’indebitamento. A fine 2024 ci si accorgerà che i punti di Pil saranno messi peggio dell’1,2% che viene stimato ora, quindi manca questo elemento di realismo per quanto riguarda la crescita economica. Le previsioni di tutti gli istituti ci indicano che nel 2024 ci sarà una crescita inferiore all’1%.

Perché la definisce una manovra con temporaneità e precarietà?

Temporaneità perché la stragrande maggioranza degli interventi vengono finanziati solo per il 2024, a partire dal cuneo fiscale e dall’unificazione scaglioni Irpef. Ciò significa che non dà certezza al comportamento della gente e delle imprese: se queste misure sono prese per incentivare l’occupazione non è detto che la reazione in particolare delle imprese e dei lavoratori si possa basare strutturalmente su una decontribuzione o sullo sgravio fiscale che potrebbe non essere riconfermato per il 2025.

E la precarietà?

Precarietà perché l’intera copertura dei 24 miliardi dipende o dall’indebitamento (per 16 miliardi) o da tagli di spese che sono tali solo sulla carta. Non c’è nulla che possa essere definito strutturale se finanziato in deficit, soprattutto i tagli delle imposte i quali per essere resi strutturali vanno finanziati con i tagli delle spese. Per i restanti 8 miliardi che sulla carta sono tagli di spesa c’è soprattutto una riallocazione di spese tra anni diversi, quindi uno spostare le spese da un anno all’altro e ciò non può diventare strutturale. Quindi questa Finanziaria è precaria perché al momento la copertura di tutti i 24 miliardi non è certa.

Come vede la misura del nido gratis ma solo dal secondo figlio?

L’Italia è un Paese diciamo un po’ disperato sotto questo punto di vista. C’è una crisi demografica in atto, è uno dei Paesi (se non il Paese) col numero di figli per donna più basso di tutta Europa e ciò ci pone su un sentiero di declino demografico e quindi anche economico. Continuiamo a indebitarci e non abbiamo persone che poi potranno pagare questo debito. Quindi ogni nuova strategia per cercare di invertire questo andamento è un tentativo che vale la pena di fare ma, al di là della valutazione su queste misure specifiche, il punto è che non si dà tempo alle politiche che già ci sono di creare un effetto. C’è quindi una grossa incertezza: se si sapesse che il nido gratis sarà strutturale potrà essere aggiunta al resto delle valutazioni che si fanno sulle scelte personali di fare figli. Se invece è temporanea e cambierà col cambio della maggioranza di governo o per mutate condizioni economiche è difficile che la si possa considerare così rilevante. Ciò detto credo che per quanto riguarda il Nord del Paese in particolare, dove in fin dei conti l’offerta di asili nido è sempre insufficiente ma è comunque buona, la misura potrebbe avere una certa presa. Ma c’è il nido gratis in una situazione in cui però non c’è il posto per mettere un figlio al nido. Uno dei capitoli importanti del Pnrr è proprio la costruzione di asili nido, quindi: prima si adegui l’offerta di asili alle esigenze del territorio e poi si varino misure di questo tipo.

Come vede invece i limiti al pensionamento anticipato?

La buona notizia è che è sorprendente la frase contenuta nella Nadef che riconosce il valore positivo di equità e stabilizzazione dei costi che ha avuto la legge Fornero: non ci aspetteremmo una frase del genere scritta da un ministro che appartiene al partito di Salvini, che invece con la Fornero dal 2011 ha politicamente un conto aperto. Questo passo indietro sugli anticipi pensionistici è positivo, quindi se ci fosse il passaggio a quota 104 considerando che si possa andare in pensione prima ciò andrebbe bene, con l’aumento del requisito anagrafico la misura è quindi è meno generosa delle quote precedenti. D’altro canto c’è però anche l’aspetto per cui una misura come Opzione donna o anche l’Ape sociale, che non si sa che fine faranno perché ci dicono che confluiranno in uno stesso meccanismo di cui non si sa nulla, hanno avuto il pregio di introdurre l’anticipo pensionistico ma insieme alla conversione della pensione retributiva in pensione contributiva.

Quest’ultima introdotta dalla Riforma Dini e poi forzatamente velocizzata in questo passaggio dalla Riforma Fornero è quella che dal 1996 è in vigore legando i contributi versati ai propri benefici pensionistici permette naturalmente, per costruzione, una certa libertà di scelta sul momento del pensionamento, anticipo pensionistico incluso. Credo che il Paese abbia culturalmente bisogno di capire come funziona il metodo di calcolo contributivo. Comprenderlo toglie la fretta dell’anticipo pensionistico che fa peggiorare i conti, ma va anche considerato che i meccanismi di anticipo culturalmente fanno bene al Paese insegnando come funziona il contributivo.

Come vede il nuovo rinvio del salario minimo?

Non mi sembra un rinvio, mi sembra piuttosto che il Governo non lo voglia fare. Non credo che il salario minimo entrerà mai nell’agenda del Governo, di questo Governo, se non per far finta che lo vogliono fare per poi far saltare l’operazione, come spesso accade in politica.

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