«I tempi dell’auto elettrica li decidono i consumatori»

Plinio Vanini, presidente di Autotorino, commenta la frenata delle immatricolazioni dei veicoli “full electric”. «È una pausa di riflessione in linea con il resto d’Europa, il mercato non lo fanno né i legislatori, né le ideologie»

Con 71 sedi e 2.800 collaboratori, Autotorino è il  principale dealer auto italiano. Lo scorso anno il Gruppo con sede centrale a Cosio Valtellino ha registrato la vendita di 63.000 vetture tra nuovo e usato, con un fatturato di 2,1 miliardi di euro. In un momento di trasformazione per il settore, Plinio Vanini, presidente del Gruppo, traccia un’ipotesi del futuro dell’automotive che, forse, sarà elettrico, ma nei tempi e nei modi che deciderà il mercato.

Qual è lo scenario attuale del mercato dell’auto in base alle tendenze e interessi espressi dai suoi clienti?

Dall’inizio dell’anno registriamo un ritrovato, crescente interesse per l’auto. Le immatricolazioni globali rilevate da Federauto da gennaio a fine agosto indicano un trend in crescita: +3,6% in Italia, +6,2% in Lombardia, +5.9% in provincia di Como, +10% a Lecco e oltre il 20% in provincia di Sondrio. Per esempio, nei tre showroom Autotorino di Como, Luisago e Tavernerio si sono rivolti per valutare un preventivo circa il 10% di clienti in più rispetto lo scorso anno. Un trend condiviso con tutte le 71 filiali del Gruppo, dove l’incremento di accessi è del 20% sul 2023.

Dove convergono le preferenze dei clienti: su auto elettriche o a benzina e diesel?

In generale presso le nostre sette sedi dell’area comasca, lecchese e valtellinese vediamo ancora molta attenzione ai veicoli benzina e diesel, di cui più di un cliente su due chiede informazioni o preventivi. Un cliente su quattro si rivolge a noi per avere informazioni sulle motorizzazioni ibride, l’8% per plug-in e il 7% per veicoli elettrici. Tuttavia, in particolare per gli elettrici, negli ultimi tre mesi registriamo un calo delle richieste, perché è terminato il traino degli incentivi.

Quello che si verifica nei nostri territori è rappresentativo del mercato nazionale? Ed europeo?

In generale la tendenza delle immatricolazioni in provincia di Como segue quella lombarda e nazionale, distinguendosi in particolare per una spiccata propensione nella scelta di vetture ibride (+6 punti sulla media nazionale e +5 punti sulla media regionale). Lecco appare allineata al mercato nazionale, mentre le preferenze in provincia di Sondrio premiano in particolare il segmento ibrido (+10 punti sui dati regionali e nazionali) e le full-electric (quasi un punto sopra la media regionale e oltre 1,5 punti su quella nazionale).

Terminati gli incentivi per l’acquisto di auto elettriche ed ibride, qual è la sua valutazione circa l’efficacia e opportunità di questi strumenti?

La principale evidenza è che il mercato lo fa il consumatore, non i legislatori o le ideologie. Il segmento dell’elettrico si attesta al 4%: questo è il suo attuale spazio e potrà trovarne ancora, progressivamente, seguendo l’evoluzione della propensione degli acquirenti. Anche a livello europeo e mondiale, dopo l’iniziale boom del full-electric, gli automobilisti stanno prendendosi una “pausa di riflessione”. In Italia l’incentivazione una tantum sta inoltre rivelando limiti d’efficacia, con il parco auto che continua a invecchiare. A questo proposito ho avuto modo, nei giorni scorsi, all’apertura del tavolo di lavoro tra Governo e Filiera Automotive, di rappresentare la posizione con cui Federauto propone il passaggio da un approccio basato su incentivi a una revisione della fiscalità legata all’auto. Si chiedono regole certe a carattere strutturale per aziende e professionisti, in merito alla deducibilità dei costi e detraibilità Iva, allineandole a quanto applicato nei paesi europei. Così facendo si favorirebbe l’immissione di usato fresco, più efficiente e sicuro, alla portata degli attuali possessori privati di veicoli “ante euro 5”.

Quali possono essere i risvolti dell’evoluzione tecnologica per l’auto elettrica?

La tendenza è già visibile nella migliore efficienza di batterie e unità motore, in termini di autonomie e tempi di ricarica, e nelle fatto di essere auto che hanno raggiunto il livello di veri e propri “gioielli hi-tech” sempre più connessi con i nostri smartphone. Consideriamo anche che l’elettrico di domani non sarà necessariamente concepito come quello che guidiamo oggi: molti produttori stanno già commercializzando veicoli “fuel cell” e rimane aperto anche il grande tema dell’idrogeno, che attualmente si sta introducendo nell’autotrasporto merci e nei mezzi pubblici.

I cali che si sono registrati per le vendite di auto elettriche sono l’indice di una inversione di tendenza o sono fisiologici?

È la fisiologica dinamica del mercato. L’evoluzione tecnologica non può avvenire per imposizione: è l’automobilista a stabilire quale soluzione risponda maggiormente alle proprie esigenze e preferenze di mobilità, considerando anche il proprio budget a disposizione. Trovo difficile aspettarmi una cavalcata che porti la mobilità mondiale al “100% elettrico” nei tempi decretati dai legislatori: nuove soluzioni possono emergere e affermarsi, contribuendo ad ampliare ulteriormente il mix di motorizzazioni, sempre più efficienti nei consumi e nelle emissioni, e l’elettrico avrà certamente un suo ruolo. Saranno infine i consumatori a decretare la maggiore o minore diffusione delle varie opzioni disponibili.

Quali sono le conseguenze per la filiera produttiva italiana e ci sono prospettive di riqualificazione?

Anche questi sono temi al centro dei tavoli di lavoro aperti tra Governo e rappresentanti della filiera Automotive nazionale: il fine è disegnare una roadmap della transizione dell’industria automobilistica italiana mettendo a fattor comune piani industriali, prospettive di mercato e possibilità di intervento delle istituzioni nel supportare questo delicato momento di trasformazione. La filiera stessa è parte attiva nel creare un percorso sostenibile di riqualificazione che mantenga in Italia competenze, professionalità e imprenditorialità.

In tutto questo, qual è l’impatto e quale sarà il ruolo dell’industria cinese?

In un mercato globale è naturale attendersi l’entrata in scena di nuovi player, portatori di innovazioni e concorrenza. Uno scenario stimolante per chi vi opera, da cui i consumatori possono attendersi maggior varietà nelle novità di prodotto. Negli anni Ottanta accadde con i produttori giapponesi e coreani, oggi tocca all’industria cinese con il suo elevato bagaglio tecnologico, nel caso dell’elettrificazione frutto di un know-how maturato in decenni di ricerca. È un’industria che sta consolidandosi, anche attraverso la razionalizzazione dei player in patria e la creazione di impianti produttivi in Europa: quella cinese è e sarà sicuramente una presenza protagonista.

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