Il distretto tessile fa rete: primo test è l’innovazione

Interviste Tre aziende comasche alleate e un “facilitatore” come Open Advisory: parla la presidente Virginia Filippi

Già amministratore delegato della Canepa da novembre 2021 a luglio 2023, Virginia Filippi è oggi presidente del consiglio di amministrazione di Open Advisory, socio promotore di Fili d’Innovazione, newco costituita dalle aziende tessili comasche Ostinelli Seta, Gentili Mosconi e ISA con l’obiettivo di trasformare il distretto tessile di Como in un modello di riferimento per l’innovazione.

Com’è nata Fili d’Innovazione?

Dopo oltre un anno di lavoro abbiamo costituito la società insieme a tre aziende tessili di Como, tra i principali fornitori dei grandi brand del lusso. Si tratta di un esperimento che di per sé è già innovativo perché vede la collaborazione di imprenditori che nelle loro attività caratterizzanti sono concorrenti tra loro e continuano ad esserlo, ma su alcune tematiche trasversali inerenti l’innovazione si sono alleati, attraverso un facilitatore come Open Advisory, per mettere a fattor comune dei bisogni di innovazione a cui da soli non avrebbero potuto dare risposta in termini di risorse finanziarieì e di competenze.

Come si svilupperà il nuovo progetto d’impresa?

Fili di Innovazione si occuperà della fornitura di servizi finalizzati alla crescita sostenibile e allo sviluppo dell’innovazione e della competitività delle imprese, anche agendo in qualità di capofila di accordi di rete o iniziative collettive volte al raggiungimento di obiettivi di lungo termine tramite progetti di collaborazione. Vuole inoltre sviluppare la partecipazione ad altre iniziative come consorzi, reti, raggruppamenti connesse agli obiettivi di innovazione, attraverso attività di venture capital e venture building orientate alla creazione di nuove imprese e iniziative imprenditoriali innovative.

Alla base di Fili d’Innovazione si trova il principio dell’open innovation: un modello che supera i confini aziendali tradizionali, promuovendo la collaborazione tra imprese, start-up, centri di ricerca e istituzioni.

Grazie a questa visione, il progetto mira a mettere a fattor comune competenze, idee e risorse per creare un ecosistema di impresa condiviso, a promuovere soluzioni innovative che rispondano alle sfide del mercato globale e a rafforzare la competitività e la sostenibilità della filiera tessile.

Quanto è stato l’investimento iniziale?

La dotazione del capitale è di 60mila euro di cui Open Advisory detiene il 10% e il restante è diviso in tre quote uguali per le tre aziende. Questo perché il modello prevede che Fili d’Innovazione diventi il capofila di una rete d’imprese. Il progetto infatti è aperto al territorio, a chi vuole aderire attraverso una quota di partecipazione che garantirà una serie di servizi di consulenza e innovazione, ma anche formazione e supporto alla ricerca dei bandi agevolati.

La sede, al momento, è a Como mentre quella operativa è itinerante presso le imprese socie. Molto del lavoro è svolto da remoto, poi ci spostiamo in base alle esigenze che via via emergeranno.

Qual è in concreto il ruolo di Open Advisory?

Open Advisory ha avuto un ruolo centrale nella nascita di questa iniziativa. In qualità di socio promotore, ha catalizzato l’interesse di attori chiave del settore, mettendo a disposizione la propria esperienza nella creazione di veicoli di innovazione orientati al valore territoriale.

La società offre servizi strutturati per accelerare l’innovazione della filiera tessile come l’analisi dei fabbisogni di innovazione e l’identificazione delle esigenze aziendali relative a processi e prodotti; l’organizzazione di selezioni per startup innovative e l’analisi dei fabbisogni formativi e sviluppo di piani di formazione su misura oltre al monitoraggio di opportunità di finanziamento, con consulenza su modalità di accesso e utilizzo delle risorse.

L’iniziativa di Fili di Innovazione ha già raccolto interesse e supporto da primari gruppi internazionali del lusso, insieme a tre operatori industriali del settore del distretto tessile comasco. Auspichiamo che la scelta di coinvolgimento tramite una rete di imprese possa accelerare la diffusione di questa iniziativa, in linea con la missione di Open Advisory di promuovere veicoli di innovazione che generino effettivo valore sul territorio.

Quali sono gli ambiti di innovazione dove è stato chiesto alla nuova società di impegnarsi?

Abbiamo cominciato a sviluppare alcuni bisogni di innovazione trasversale che possano rendere più efficienti le aziende socie e renderle più competitive, ognuna continuando a fare il suo lavoro con i propri clienti, nel rispetto e tutela delle caratteristiche specifiche di ognuna. Uno di questi ambiti è quello dell’intelligenza artificiale e della robotica applicata ai cicli produttivi, un’implementazione che per ogni singola impresa sarebbe molto costosa e molto onerosa in termini di tempo e risorse.

Un altro settore di grande interesse trasversale è l’evoluzione dei macchinari per il mondo tessile grazie agli sviluppi di Internet of Things e a quello che viene chiamato smart manufacturing, cioè introduzione della robotica e di altri strumenti a servizio dei macchinari dei vari cicli produttivi, dalla filatura fino alla nobilitazione del prodotto, in modo da comprimere i tempi e aumentare l’efficacia, l’efficienza e il livello di qualità, così come richiesto dai brand del lusso.

Come sviluppate competenze così specifiche?

In questo caso è coinvolto nel consiglio di amministrazione di Fili d’Innovazione Marco Salvadè, produttore di macchinari per il settore tessile a Como e presidente di Acimit, associazione di categoria. La sua figura è trasversale alle imprese del distretto e come produttore possiede una competenza molto specifica e conoscenze a livello globale perché esporta in tutto il mondo. È nel consiglio proprio perché può mettere a fattor comune un punto di vista diverso da quello degli imprenditori che utilizzano le macchine.

La formula, trasversale e aperta, potrebbe essere una risposta alla frammentazione industriale che caratterizza il nostro Paese?

Sì, l’idea è quella di fare sistema senza perdere le caratteristiche specifiche delle imprese manifatturiere. Le aziende italiane hanno una fortissima identità che è il loro punto di forza.

L’eccellenza creativa e artigianale di ogni realtà costituisce il suo vantaggio competitivo e va assolutamente preservato. Altrimenti si rischia di ripetere le esperienze di altri paesi europei e di altri mercati che, creando grossi gruppi, hanno reso meno evidente l’elemento distintivo di ogni singola produzione, perdendo in identità e quindi in valore.

Però ci sono ambiti in cui è più vantaggioso essere grandi e uno di questi è proprio l’innovazione. Quando il mercato, che è fatto di grandi player e di una concorrenza globale estremamente aggressiva in termini di costi di produzione, può proporre al grande brand o al brand emergente un costo produttivo estremamente più competitivo, il rischio di perdere quote di mercato è alto.

Per quanto un cliente possa essere appassionato del player locale, non si riesce, su scala globale, a difendere questa eccellenza. È il motivo per cui anche grandi distretti come quello francese e quello belga in Europa sono scomparsi ed erano assimilabili a un distretto lariano o biellese, caratterizzati da grandi competenze territoriali. Ma questa comune conoscenza, se non fa sistema, rischia di estinguersi.

Allora mettersi insieme sull’innovazione significa rafforzare le pratiche di business con cui si affronta il mercato. Open Advisory mette al servizio di questi imprenditori il suo know-how, con l’auspicio di ampliare alle altre aziende del territorio comasco, ma anche biellese e toscano, dovunque ci siano competenze tessili e costruire così un “sistema paese” per evitare che questi distretti, così come è successo in altre nazioni, scompaiano fagocitati dalla concorrenza globale.

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