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Sabato 16 Novembre 2024
Imprese e tecnologie AI: «Sei su 10 sono già avanti, le piccole vanno a rilento»
Report Due diverse velocità nell’uso dell’Intelligenza Artificiale generativa Il Politecnico di Milano: nel 2023 una pmi su due non sapeva nulla di Gpt
«Oltre il 60% delle grandi aziende italiane, quelle con più di 250 dipendenti, ha già intrapreso almeno una sperimentazione di intelligenza artificiale» ha spiegato Irene Di Deo, Irene Di Deo, ricercatrice senior di AI e direttrice dell’osservatorio Intelligence Business Process Automation all’interno degli Osservatori Digital Innovation del Polimi. L’analisi si basa sui dati disponibili più recenti, relativi al 2023. «Abbiamo sì osservato che il 61% delle grandi aziende italiane si è attivato, ma questo non significa necessariamente che abbiano completamente trasformato i loro processi o integrato l’intelligenza artificiale in tutte le funzioni aziendali, ugualmente il dato rappresenta comunque un passo iniziale».
Le imprese di grandi dimensioni italiane si muovono quindi in una logica simile a quella condotta in altri paesi europei. Con una andamento positivo in termini di accelerazione della digitalizzazione nella direzione degli strumenti di AI.
«Stiamo conducendo rilevazioni in paesi esteri e, sebbene non abbiamo ancora dati di confronto ufficiali, sembra che l’Italia segua un trend simile a quello di Francia e Germania, pur essendo Regno Unito e Stati Uniti leggermente più avanti – prosegue la ricercatrice - tuttavia la maturità delle grandi imprese in questo settore è ancora limitata: molte hanno avviato solo uno o due progetti e le aziende con centri di competenza organizzati rappresentano soltanto il 20% delle grandi imprese. Le multinazionali, sfortunatamente, sono un’eccezione, considerato che il nostro tessuto produttivo è composto prevalentemente da piccole e medie imprese».
Il contesto delle Pmi è un altro mondo. Gli strumenti di AI personalizzati per le diverse produzioni richiedono investimenti in ricerca e sviluppo che possono effettuare solo i grandi gruppi, che quindi aumentano la loro efficienza. Impossibile per una piccola azienda personalizzare alcuni software in modo specifico per le sue esigenze. Ecco quindi che il divario tecnologico aumenta.
«La situazione di adozione di strumenti di intelligenza artificiale è piuttosto diversa. Solo il 18% delle piccole e medie imprese ha iniziato a esplorare questa tecnologia; ciò che ci ha sorpreso dalla nostra survey 2023 è che una Pmi su due non aveva mai sentito parlare di Gpt – osserva Irene Di Deo - questo dato è inaspettato, considerando la rilevanza mediatica del tema. Ci aspettiamo però che l’intelligenza artificiale generativa, specialmente nelle sue versioni più semplici come Gpt o Copilot di Microsoft integrato nei sistemi di Office, stimoli un’interazione più profonda e l’adozione di questa tecnologia anche da parte delle aziende di piccole e medie dimensioni».
Serve però sottolineare una distinzione tra intelligenza artificiale tradizionale e intelligenza artificiale generativa. Quest’ultima ha guadagnato attenzione soprattutto con l’arrivo di GPT a novembre 2022. La ricerca accademica in questo campo risale a molti anni fa, ma l’intelligenza artificiale tradizionale ha assunto un ruolo centrale nelle grandi aziende sin dal 2017 e si concentra su obiettivi di predizione, come migliorare la capacità di stimare la domanda futura di un prodotto, e su obiettivi di classificazione, ad esempio discriminare tra diversi clienti per offrire proposte e comunicazioni personalizzate. Questi strumenti sono anche utilizzati nelle analisi delle immagini, come per identificare oggetti o difetti in un prodotto durante il controllo qualità. Prima dell’avvento dell’intelligenza artificiale generativa, già esistevano numerose applicazioni in questo ambito.
«Guardando al futuro, è evidente che l’intelligenza artificiale, in particolare quella generativa, avrà un impatto significativo nei prossimi 5-10 anni. Alcune professioni potrebbero effettivamente scomparire, spingendo alla necessità di acquisire nuove competenze – conclude Di Deo - ma non credo che l’occupazione complessiva diminuirà. Piuttosto le aziende potrebbero diventare più produttive ed efficienti. È interessante notare che l’AI ha già sovvertito il paradigma occupazionale, influenzando maggiormente i lavori intellettuali piuttosto che quelli manuali».
Mentre l’avvento dei robot aveva, almeno inizialmente, sottratto lavoro alle professioni manuali, l’avvento dell’AI generativa produce lo stesso effetto su alcune professioni intellettuali. In entrambi i casi però agisce su attività ripetitive, di elaborazione dati, e non su quelle più creative, almeno per ora.
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