Imprese e Lavoro / Olgiate e Bassa Comasca
Lunedì 04 Marzo 2024
Intervista ad Alberto Novarese: Diversificare i mercati, così si è evoluta Saati
Il presidente Alberto Novarese e la visionaria trasformazione di una tradizionale azienda del settore tessile. Dall’elettronica al settore medicale: «La leva della tecnologia per sfruttare le infinite applicazioni della filtrazione»
Ricerca è sviluppo: con questa formula Saati, family company con headquarter ad Appiano Gentile e una storia di 90 anni, da industria tessile tradizionale si è evoluta fino a diventare fornitore leader su scala globale di materiali di filtrazione high tech. Per il presidente Alberto Novarese diversificare fu una scelta lungimirante, ma è la passione che ha poi permesso a Saati di imporsi sui mercati internazionali.
Quando avete orientato i vostri prodotti tessili al settore industriale?
Fu una scelta visionaria. Vent’anni fa ci siamo resi conto che era necessario diversificare il prodotto tessile per incontrare una gamma più vasta di clienti nella consapevolezza che il mercato è intrinsecamente mutevole e che la dipendenza eccessiva da un unico settore avrebbe potuto rivelarsi rischiosa. La diversificazione è stata quindi non solo una strategia di adattamento, ma una decisione per garantire la sostenibilità a lungo termine dell’azienda. Abbiamo quindi guardato agli utilizzi industriali del tessuto e le applicazioni della filtrazione si sono rivelate potenzialmente infinite.
Oggi la nostra produzione tessile è affiancata dal confezionamento di prodotti destinati al settore della filtrazione, diventato predominante. Ogni giorno arriva una richiesta di nuove soluzioni di alto profilo tecnico da industrie differenti ed è questo l’impegno preponderante. In questo la tecnologia ci ha aiutati.
Perché?
La tecnologia è stata il motore trainante dell’evoluzione dei nostri prodotti, consentendoci di affrontare le sfide e cogliere le opportunità del mercato in modo efficace e innovativo.
Dall’elettronica al settore medicale, all’edilizia all’automotive: abbiamo saputo sfruttare al meglio le nuove frontiere della scienza e dell’ingegneria per creare prodotti affidabili. Per esempio le membrane di protezione dei telefoni cellulari devono essere in grado di proteggere i meccanismi interni dai liquidi e da ogni altro genere di materiale che può danneggiarli, incluse le creme per il viso, e devono essere efficaci in ogni condizione di pressione e movimento.
La precisione è il fattore distintivo per tessuti che devono essere altamente performanti, come, per esempio, nella filtrazione in ambito medicale per la circolazione extracorporea. Per alcune produzioni abbiamo telai in una camera a pressione negativa per evitare ogni contaminazione.
Nel tempo siamo riusciti a posizionarci come fornitori di grandi aziende a volte come second source, a volte come esclusivi perché abbiamo saputo creare il prodotto che soddisfa le funzionalità richieste.
Come opera il vostro centro di ricerca e sviluppo?
Investiamo nell’R&D circa il 15% del nostro Ebitda. La ricerca si svolge nella sede italiana dove lavora un team di giovani ingegneri, spesso con master o PhD, che gode di grande autonomia, ma sempre orientata al mercato. Il nostro metodo è di accogliere le esigenze dei clienti, capirle e lavorare per trovare le soluzioni più idonee a quella specifica domanda. Un approccio umile ma anche molto creativo che ci ha distinto rispetto ai nostri concorrenti internazionali che spesso escono sul mercato con loro prodotti già definiti.
Abbiamo occupato degli spazi perché ci siamo posti di fronte alle richieste del cliente con una logica di cooperazione. Con molti clienti, soprattutto con le grandi aziende, si lavora con il metodo della co-progettazione attraverso processi molto lunghi e complessi. Per soddisfare una loro nuova esigenza possono essere necessari tre o quattro anni di tentativi, fallimenti e approssimazioni successive fino ad arrivare all’omologazione.
Qual è l’ambito che è più cresciuto negli ultimi mesi?
Oltre al medicale, anche il mercato dei dispositivi di protezione individuale che richiede la fibra aramidica per i giubbotti antiproiettile, in questo settore ci sono dei grandi ordini a livello governativo nel mondo.
Qual è stato l’andamento del 2023?
Il fatturato è stato di 187,5 milioni di euro. Nel 2022 si era fatto di meglio, erano 200 milioni, ma il 2021 e il 2022 sono anni anomali, post covid, segnati da una contrazione e poi da un rimbalzo. Infatti ora i numeri del 2023 sono in coerenza con il 2019. Proprio per la nostra caratteristica di essere posizionati nel mondo e in mercati differenti, seguiamo l’andamento dell’economia mondiale e non abbiamo avuto crisi né prevediamo momenti difficili. Abbiamo chiesto e applicato la cassa integrazione per una ventina di giorni lo scorso dicembre per poi ripartire bene con il 2024, pur nell’incertezza del panorama geopolitico. Si lavora infatti in un contesto nuovo e totalmente instabile. Non c’è più in quadro di riferimento per decidere le strategie di lungo periodo.
Tra i cambiamenti in atto c’è anche la nuova difficoltà nel reperire il personale?
La strategia per il personale è parte integrante della strategia complessiva dell’azienda, a partire da una pianificazione da tre a cinque anni dei nuovi ingressi in base ai pensionamenti. Su 1015 dipendenti complessivi, 450 sono in Italia dove c’è un problema demografico importante e si prevede un replacement nei prossimi anni soprattutto nel settore della filtrazione, dove serviranno figure altamente specializzate. Per ricercare e selezionare personale utilizziamo tutti i metodi tradizionali, oltre a i social, ma abbiamo anche introdotto la figura dell’Ambassador.
Chi è un Ambassador di Saati?
Sono dipendenti che si sono riconosciuti nel profilo richiesto di persone proattive nel promuovere la nostra cultura aziendale. Al momento sono dodici e sono impegnati nel raccontare all’interno e soprattutto all’esterno di Saati come si lavora in azienda, quali sono le prospettive di crescita professionale e qual è il clima di lavoro. Utilizzano soprattutto i social ma non solo. La seconda funzione degli Ambassador è supportare l’accoglienza e l’accompagnamento delle persone neo assunte quando fanno il loro primo ingresso in azienda, facilitandone l’introduzione alla cultura aziendale. Sempre per i nuovi assunti, abbiamo inoltre fondato l’Academy Saati, una sorta di scuola di specializzazione interna mirata al trasferimento della conoscenza aziendale da parte dei senior.
Prima però i giovani vanno appunto attratti e selezionati: come riuscite a intercettarli e poi a trattenerli?
Oggi il fattore economico è una delle componenti di attrattività di un lavoro, ma non l’unica né la principale. I giovani vanno attratti con il racconto di un luogo di lavoro coinvolgente, dove si fa ricerca e si realizzano strumenti che possono essere molto appassionanti per i loro impieghi. Non solo, bisogna poi renderli assolutamente interessati anche nel corso della loro carriera, sapendo che ricercano una varietà di esperienze, che danno molto valore al tempo e che si aspettano che il lavoro sia una parte interessante della loro vita. Tutti concetti nuovi rispetto anche a solo pochi anni fa. Il fenomeno della difficoltà a reperire personale non è solo italiano, ma trasversale un po’ in tutti i paesi dove operiamo, per questo insistiamo su una comune cultura aziendale che sia un punto di riferimento e un elemento distintivo dell’azienda.
Come definisce la cultura aziendale di Saati?
I nostri collaboratori si chiamano “Saatizens”, nel senso di cittadini, perché ci riteniamo come una repubblica sovranazionale: il 50% delle nostre persone sono all’estero, in Corea, Germania, Spagna, Stati Uniti, Cina. Il Fil rouge che ci lega è quindi fondamentale ed è dato proprio da una cultura comune fatta di valori come passione, spirito di squadra, coraggio, creatività, competenza, fiducia, flessibilità , integrità, tutti elementi che permettono di sentirsi parte di una famiglia anche se a 12.000 chilometri da Appiano Gentile.
Un’attitudine e un’attenzione complessiva al welfare che ci ha permesso di essere riconosciuti Top Employer Italy anche per il 2024.
Qual è l’impegno in ambito sociale?
L’azienda sostiene la Fondazione Carlo Novarese che da oltre trent’anni si occupa dell’educazione nei Paesi in via di sviluppo e prevalentemente in Brasile. Attuiamo dei programmi di educazione dei bambini nelle favelas: li seguiamo dall’asilo fino ai 18 anni e a un diploma professionale, in alcuni casi anche fino alla laurea. In questo percorso ci assicuriamo che possano avere pasti quotidiani e il necessario per vivere. Sono già più di mille i ragazzi che hanno terminato con successo gli studi e che sono stati avviati al lavoro. Inoltre portiamo avanti iniziative in ambito locale, come ad esempio programmi di volontariato aziendale in collaborazione con associazioni che operano sul territorio: WWF, Comunità Il Gabbiano, Banco Alimentare
Saati è una multinazionale italiana con 1000 collaboratori tra sedi italiane ed estere, che produce tessuti tecnici di precisione altamente avanzati, in rotolo o confezionati secondo le specifiche del cliente prodotti chimici e membrane per diversi mercati, tra cui automotive, aerospace, tessile, medicale, elettronica di consumo, elettrodomestici, alimentare, protezione, filtrazione, design e grafica.
Fondata ad Appiano Gentile nel 1935, ha introdotto molteplici innovazioni nel settore della tessitura tecnica acquisendo competenze specifiche sui tessuti sintetici e sui processi di tessitura e finissaggio fin dagli anni 50. Saati si è poi trasformata in una vera e propria multinazionale a partire dai primi anni 80, quando ha avviato una forte crescita internazionale.
La missione in cui si riconosce l’azienda è “miglioriamo la vita di ogni persona ogni giorno”, attraverso i prodotti, che si trovano pressoché ovunque. Elementi che riconducono ai principi della sostenibilità e il Gruppo, già da qualche anno, è tra le prime realtà nel suo settore ad aver iniziato un percorso fatto di obiettivi misurabili e azioni concrete nell’ottica di uno sviluppo sostenibile per le persone, il pianeta e la prosperità.
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