La navigazione elettrica in modalità sharing ha fatto centro

L’intervista Leonardo Caiazza, co-founder della startup E-ssence Piattaforma digitale aperta e il noleggio delle barche avviene via app

La sharing economy può essere applicata anche alla navigazione? Sì. può funzionare e a spiegarlo è Leonardo Caiazza tirando le somme della prima vera stagione di E-ssence, un servizio nuovo (e full electric) che quest’estate ha inaugurato la sua prima stagione operativa a Venezia, in Versilia, sul Garda e in tante altre località turistiche italiane.

Quello delle barche elettriche è un business in crescita. Qual è stata l’ispirazione che ha portato alla nascita di E-ssence?

L’idea è nata da me e da Michele Lauriola, l’altro co-founder, che ho conosciuto durante la Bologna Business School in Green Energy & Sustainable Businesses. In poche parole, abbiamo unito le nostre passioni, combinando il mondo del noleggio barche con la digitalizzazione e la cultura della sostenibilità. La nostra ambizione è stata quella di creare una flotta a zero emissioni e full electric, da gestire ispirandosi al trend della sharing mobility, come si fa con macchine, e-bike e scooter. Abbiamo così creato una web e mobile app, a cui è agganciata la flotta e da cui si possono individuare le barche e gestire le prenotazioni.

Come è composta la vostra flotta?

Attualmente abbiamo due pedalò a pedalata assistita - un mezzo innovativo, concettualmente simile all’e-bike - e quattro barche elettriche, di cui tre svedesi dello stesso modello e una italiana leggermente più piccola. Sono tutte utilizzabili senza patente nautica e si trovano a Desenzano del Garda, al lago di Bracciano nel Lazio, a La Spezia e la più piccola sul fiume Po, a Parma. I pedalò si trovano invece a Venezia e a Rimini. Inoltre sulla app si possono trovare molte altre barche non di nostra proprietà. Usiamo infatti anche una formula di shared revenue, in cui ci dividiamo il fatturato con noleggiatori, campeggi o hotel.

Come funziona l’esperienza del noleggio, lato cliente?

Tramite la app o il sito è possibile cercare le barche su una mappa pensata per funzionare come quelle a cui siamo abituati per lo sharing su strada. Si sceglie il mezzo e il tempo di utilizzo, per poi vedere le tariffe e registrarsi. Visto che ovviamente le barche sono più delicate dei monopattini, abbiamo inserito anche un numero da chiamare in caso di bisogno e una serie di video tutorial, oltre ad una persona pronta ad accogliere il cliente al check-in e al check-out.

Si legge spesso che i giovani sono attratti dall’economia di sharing. Confermate? Com’è il vostro cliente tipico?

Sì, i giovani - direi dai 20-25 ai 35 anni - sono molto interessati a questo tipo di servizio. Piace l’idea di poter gestire tutti gli spostamenti con la mobilità pubblica o in sharing, anche perché spesso si sceglie di non avere mezzi propri. Credo che questa tendenza crescerà col tempo, l’unico ostacolo nel nostro campo per ora è il potere di acquisto, perché ovviamente non tutti in giovane o giovanissima età possono permettersi il noleggio di una barca. Il nostro utente tipico cambia a seconda delle zone: al Roma e a La Spezia c’è un po’ di tutto, perché il noleggio barche è davvero molto diffuso e alcune aree come il Lago di Bracciano prevedono solo l’utilizzo di mezzi elettrici. In generale però direi che il nostro utente ha un buon livello di digitalizzazione e attenzione alla sostenibilità.

Prevedete un’espansione anche sul lago di Como? E quali sono le infrastrutture essenziali?

Per ora abbiamo avuto qualche contatto con il Comune di Lecco, ma non siamo ancora arrivati sul Lario, anche perché l’estate del 2024 è stata la nostra prima vera stagione. Sicuramente però i laghi sono i luoghi che si prestano di più al nostro servizio elettrico e in cui vorremmo arrivare, per questioni relative alle distanze e alla tranquillità dell’acqua. Come infrastrutture, è sufficiente un ormeggio e una colonnina di ricarica, non per forza fast charge. Bastano le normali colonnine con una presa industriale.

Alcune aree marine protette stanno iniziando a favorire l’uso di barche elettriche rispetto a quelle tradizionali. Cosa sta succedendo?

Noi siamo vicini a quelle delle Cinque Terre e di Portofino. Abbiamo visto che in effetti su questo argomento c’è stato molto movimento negli ultimi anni, il tema è delicato. Da una parte, sicuramente le imbarcazioni elettriche vengono viste meglio: nelle Cinque Terre ad esempio esiste una graduatoria separata per facilitare l’accesso di questi mezzi alle aree naturali. Dall’altra, i noleggiatori di grosse barche tradizionali - destinate magari ai tour guidati - cercano di frenare. Non se la sentono di investire anche sull’elettrico, perché le barche elettriche oggi a causa del prezzo rialzato delle batterie costano molto, pur non potendo garantire performance impeccabili a chi desidera combinare lunghe distanze con alte velocità.

Al di là delle emissioni, perché l’impatto sull’ambiente è minore nel caso dell’elettrico?

Si tratta di un insieme di fattori: l’elettrico non fa rumore e non ha odore, il che aiuta a non disturbare gli animali.

In più, non rilascia sostanze nell’acqua: questo permette di proteggere la biosfera acquatica e l’equilibrio degli habitat. A parte l’elica che gira, è come introdurre nell’area protetta una barca a vela.

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