L’AI governerà anche le nostre case. Una nuova fase per lo smart home

Innovazione L’Intelligenza Artificiale sempre più integrata: impianti ed elettrodomestici diventano proattivi. Giulio Salvadori (Osservatorio IoT Politecnico di Milano): «Pochi bonus e incentivi, ma il mercato sta correndo»

È in arrivo il Data Act, con l’obiettivo di regolare e armonizzare l’accesso equo ai dati, inclusi quelli prodotti dagli oggetti smart in casa.

Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano illustra il futuro della Smart Home, la prospettiva dei consumatori e gli impatti derivanti dall’evoluzione del modello di business delle imprese, che stanno trasformando l’offerta di soluzioni per la casa smart.

Il Data Act, adottatao dall’Unione Europea, vuole dare alle persone e alle aziende un maggiore controllo sui dati prodotti dai loro dispositivi intelligenti, in tutti gli ambienti e ovviamente l’abitazione non ne è esclusa di certo.

L’intelligenza artificiale cambia anche la casa, con quale impatto per i consumi?

Nonostante un quadro poco favorevole riguardo agli incentivi e bonus nel comparto energetico, il mercato Smart Home in Italia sta correndo. Gli ultimi mesi hanno portato importanti novità. Da un lato, cresce la consapevolezza dei consumatori e, in parte, della filiera di installatori e manutentori, sempre più convinti delle potenzialità delle soluzioni per la casa smart.

Dall’altro lato, si assiste a una platea sempre maggiore di aziende che punta sulla valorizzazione dei dati, sull’offerta di nuovi servizi e sulla loro integrazione con soluzioni di Intelligenza Artificiale. L’obiettivo è fidelizzare i propri clienti, puntando su un’esperienza sempre più personalizzata e creando valore grazie ai dati raccolti.

Che differenza c’è tra casa domotica e smart home?

La domotica riguarda una nicchia di mercato alto e riguarda le soluzioni cablate, quindi integrate alla muratura all’interno dell’appartamento o della casa, spesso indipendente, ed è, in genere, un solo grande player che installa tutto l’impianto. Di solito si tratta di impianti abbastanza complessi, anche costosi, con funzionalità avanzate. Invece la smart home riguarda i singoli oggetti smart, spesso a basso costo: dalle prese elettriche smart ai termostati connessi. Oggetti che l’utente può comprare anche per 100-200 euro e che possono, in alcuni casi, essere integrati tra loro o con impianti domotici. La Smart Home guarda quindi a una platea più ampia di utenti, vista la diffusione e i costi più contenuti.

In tutto questo, l’intelligenza artificiale che impatto avrà?

È un impatto incredibile su tutti i settori della nostra vita e anche sul mondo della smart home e quindi dell’arredo. L’intelligenza artificiale arriva a essere sempre più integrata, lo vediamo con alcuni dispositivi già oggi sul mercato: gli oggetti sono sempre più in grado di elaborare una risposta pronta. Per esempio sono stati da poco annunciati i nuovi assistenti vocali di Amazon, Alexa 2.0, che non risponderanno più solo a delle azioni, ma interagiranno con l’utente, proponendo anche delle funzionalità. Per esempio ci chiederanno: vuoi che spenga la luce in camera che hai lasciato accesa? E questa capacità propositiva non sarà solo dell’assistente vocale, ma anche degli elettrodomestici.

Cosa saranno in grado di fare?

Sempre più escono sul mercato frigoriferi che ci ricordano cosa abbiamo all’interno e cosa manca, quindi ci aiutano con la spesa. Ci sono, ad esempio, lavatrici che comprendono qual è il bucato che stiamo immettendo all’interno e ci propongono un tipo di lavaggio adeguato. Ci sono addirittura delle partnership che nascono tra produttori di elettrodomestici e fornitori di energia, in cui l’intelligenza artificiale ci dice in quale momento della giornata è consigliato accendere la lavatrice, magari precaricata dalla mattina, a seconda del costo orario minimo durante la giornata. Nel momento in cui l’IA capisce quale potrebbe essere il costo minimo della giornata, attiva in automatico la lavatrice e si spende di meno. Ma questa è solo una prima linea di evoluzione della Smart Home.

Qual è la seconda?

È quella dell’intelligenza artificiale come governante della casa. Su questo fronte, però, il mercato è ancora un po’ indietro, però la vedremo agire nelle nostre case nei prossimi anni. Questa governante gestirà alcuni elementi della casa e non dovremo più preoccuparci, quando si esce di casa, di spegnere le luci, perché lei monitorerà la nostra posizione, vedrà che sono fuori da casa da ormai 100 metri e spegnerà tutto quello che è rimasto acceso. Sarà, ovviamente, l’utente, il consumatore, a capire quanto vorrà lasciare in mano all’intelligenza artificiale o quanto vorrà gestire direttamente tramite le varie applicazioni.

Questo accadrà anche nei luoghi di lavoro, negli uffici e nelle fabbriche?

Vedo qualche difficoltà in più sul mondo del lavoro, perché se parliamo di funzionalità semplici basterà utilizzare l’intelligenza artificiale, ma in contesti di lavoro c’è un tema importante legato alla privacy delle persone. Mentre in casa posso decidere se cedere alcuni dei miei dati sul comportamento privato in cambio di questi servizi di intelligenza artificiale, nel luogo di lavoro c’è da capire se i dipendenti saranno disponibili a farsi monitorare per permettere all’AI di compiere delle azioni. Quello che si può fare è rendere completamente anonimo il lavoratore all’interno di un ufficio, di un luogo di lavoro, perché non c’è bisogno di sapere i nomi e cognomi delle persone all’interno, basta sapere che c’è un certo numero di persone. Questo anonimato dentro casa è più complicato, perché di solito è necessario registrarsi con un account ma lì, in uno spazio privato, è l’utente alla fine che decide, che dà un consenso, mentre nel luogo di lavoro potremmo avere un problema di privacy, che però potrebbe essere superato rendendo anonimi i dati.

Chi realizza gli arredi come dovrà adeguarsi alle nuove funzionalità?

Significa, per l’industria della case e dell’arredo, cominciare a pensare in modo diverso. Chi, per esempio, realizza un armadio potrebbe ritrovarsi a dover permettere a quell’armadio di interagire con l’utente, consigliando i capi da indossare quella mattina in base al meteo e alla sua agenda.

Questa azienda avrà due opzioni davanti a sé: potrà apportare le implementazioni dierttamente e quindi avere, però, dei costi di produzione maggiori anche a livello di competenze da acquisire, però con il vantaggio di avere una soluzione che gestisce in autonomia. Oppure l’azienda del mobile potrà demandare a terzi, come per esempio Amazon o Google, e acquistare sul mercato soluzioni che esistono già. Se, ad esempio, voglio mettere ChatGPT dentro l’intelligenza di un armadio, acquisto direttamente il servizio da ChatGPT, da OpenAI, e quindi perdo il predominio della soluzione perché dipende comunque da terze parti. Se un domani quell’azienda fallisce potrebbe esserci qualche inconveniente. Se invece si realizza tutto in casa, bisognerà partire da zero, tutto sarà molto più costoso, ma non dipenderanno da nessuno. Quindi per le aziende strada più semplice e meno costosa è dipendere da altri attori che domani potrebbero cambiare i prezzi o chiudere. Mentre la via più difficile è sviluppare in autonomia le implementazioni di AI per gli arredi.

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