Così le imprese familiari
fanno largo ai manager
Il modello vincente di Eldor

Governance Pasquale Forte presidente e fondatore dell’azienda comasca «Percorso durato vent’anni e culminato tre anni fa con la nomina dell’ad»

Ho iniziato a pensare a una nuova governance quando l’azienda era ancora una Pmi e il processo di cambiamento è culminato nel 2021 con la nomina di un nuovo amministratore delegato. Non sono solo le multinazionali che si managerializzano, anzi, l’evoluzione si innesca quando la dimensione dell’azienda è ancora ridotta e può più facilmente evolvere. Il tutto ha richiesto oltre vent’anni ed è in continua evoluzione» spiega Pasquale Forte, che mantiene la carica di presidente assumendosi quindi il ruolo di fornire la visione strategica all’azienda, di custodire il Dna e i valori dell’impresa che ha fondato, assicurando l’eredità e la continuità della cultura aziendale e fungendo da punto di riferimento per un team di manager che gestisce l’operatività di Eldor.

Scelta che si riconosce come vicina a quella più recente di Brunello Cucinelli che lascia il ruolo di Ceo dell’azienda che ha creato. Al suo posto ha scelto due manager 40enni per dare continuità e futuro al marchio umbro del cachemire, diventato internazionale ma che ha conservato il legame con la sua terra.

Simile è il radicamento territoriale di Eldor nel Comasco, a Orsenigo, dove si è realizzata una trasformazione da azienda padronale all’attuale multinazionale manageriale.

Una gestione che ha portato un piccolo laboratorio per la produzione di radio a diventare un’azienda leader mondiale nel settore automobilistico con circa tremila dipendenti, una presenza in 20 sedi nel mondo e salde radici in provincia di Como.

«In aziende multinazionali quotate in borsa a volte manca quella dimensione culturale dell’identità aziendale unita alla sua storia e tradizione. Mentre nelle aziende familiari che si sono managerializzate resta imprescindibile la figura di riferimento del fondatore per il management, a lui spetta il ruolo di custode di un’eredità culturale, una posizione che va però interpretata alla luce di una visione strategica all’interno di un contesto lavorativo e di un mondo che cambia in maniera dirompente. Ci sono tecnologie disruptive che stanno modificando in modo esponenziale il mercato e l’azienda per sopravvivere, per prosperare, per dare la sua impronta deve applicare la formula che ricordo sempre: velocità per il cambiamento».

La direzione

Quindi la managerializzazione ha come scopo prioritario quello di riuscire a mantenere velocità e capacità nell’adattarsi continuamente al mercato. Significa saper cambiare rapidamente e innovare costantemente.

«In questo modo noi facciamo innovazione, ma innovazione sostenibile. Questa è un’altra parola chiave: ci si muove nel cambiamento, in modo rapido, innovando nella direzione della sostenibilità, del benessere dell’uomo e del nostro straordinario e unico pianeta, che ce lo chiede» precisa Pasquale Forte.

«Una trasformazione che però non si fa da soli, ma anche attraverso le collaborazioni con il territorio e con realtà esterne come università, centri di ricerca e associazioni di categoria. È così che si crea un ecosistema di relazioni che a sua volta può portare a un’innovazione dirompente questo trasferimento di conoscenze e interscambio di risorse anche con gli attori esterni è particolarmente importante. Uno dei motivi per cui abbiamo scelto di rimanere nel Comasco è per conservare la collaborazione con le principali università della zona, sia a livello provinciale che regionale. Siamo presenti nel parco tecnologico di ComoNext con un nostro laboratorio, siamo associati a Confindustria Como, che - proprio sul tema della managerializzazione delle imprese - da ormai 3 anni propone un master in cultura di impresa».

Contaminazioni e legami che sono le premesse per un percorso aziendale di managerializzazione, condizione per una crescita su scala globale.

Le filiali all’estero

Un esempio di come possa essere strategico avvalersi di manager esterni sono le filiali estere di Eldor, gestite localmente da persone del posto. Sono pochissimi gli italiani presenti, l’azienda ha deciso di crescere dei manager locali perché conoscono profondamente i cambiamenti geopolitici che avvengono nei loro paesi e quindi possono essere efficacemente reattivi.

In questo senso la managerializzazione concorre alla crescita internazionale che Eldor conserva, anche a fronte di alcune scelte come quella dello scorso anno di cedere il ramo d’azienda Electric Hybrid Systems, che corrispondeva a un volume di fatturato pari al 5% di quello dell’intero gruppo Eldor.

«Negli ultimi mesi è diventato evidente che non sarà solo elettrico il futuro dell’auto, ma sarà affiancato da altre tecnologie. Oltre al ruolo centrale che avrà ancora per molto tempo il motore a combustione interna – conclude Pasquale Forte – vedremo motori a idrogeno e e-fuel, in una realtà dove il cambiamento non ha più intervalli ma è in continua evoluzione e l’adattamento sarà il segreto per continuare a creare nuove condizioni, nuovi prodotti, nuovi processi, nuovi sogni per il progresso dell’umanità».

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