L’eccellenza del “Miele Lariano”: «Filiera ecosostenibile»

Mostra Artigianato Il 2 novembre un convegno. Costenaro, presidente produttori Como-Lecco: «Alpeggi, fondi valle, prati senza diserbanti»

«Il 2 novembre vi aspettiamo per parlare di un prodotto di alta qualità, locale, genuino e soprattutto controllato da un protocollo che garantisce sapori e bontà». Il prodotto in questione è il miele, e l’invito arriva da Giancarlo Costenaro, Presidente dell’Associazione Produttori Apistici delle Province di Como e di Lecco e contitolare dell’azienda agricola Apicoltura Costenaro G&C.

L’appuntamento è in programma per le 10 nella Sala Lario di LarioFiere. Insieme a Costenaro, parleranno la dottoranda in Scienze Ambientali Valeria Leoni, l’esperta in analisi sensoriale del miele Fatima Perez, la consulente di marketing Silvia Buzzi, la melissopalinologa Carla Gianoncelli. La melissopalinologia è la disciplina scientifica che studia il polline presente nel miele, permettendo di riconoscerne la provenienza botanica e dunque il profilo territoriale del prodotto. A moderare l’incontro sarà il professor Mario Colombo dell’Università degli Studi di Milano, specializzato in entomologia agraria. Dalla tarda mattinata al pomeriggio, invece, sono previsti laboratori interattivi su miele ed api rivolti ai bambini e performance artistiche.

Profilo ecologico da conoscere

Il focus del convegno sarà il marchio Miele Lariano, creato nel 2010. «Da parte degli apicoltori - ricorda Costenaro - aderire a un marchio significa avere un’occasione in più per far conoscere la propria produzione e vendita, promuovendo il miele delle valli e pianori delle province di Como e Lecco.

L’idea nasce per tutelare e valorizzare le produzioni, esaltando le peculiarità della zona, differenziando così la nostra offerta dai mieli commerciali esteri». Già, perché il miele che proviene dalla zona lariana ha caratteristiche proprie e riconoscibili, date innanzitutto dalla grande varietà di fiori, cespugli e piante boschive presenti.

«Il nostro territorio può contare su importanti aree verdi, visto che sul Lario grandi spazi dagli alpeggi ai fondi valle non vengono a contatto con diserbi, erbicidi e insetticidi - spiega Costenaro - tutti prodotti usati invece in maniera diffusa nelle monoculture di grande estensione». Le varietà di miele che possono essere realizzate quindi sono tante: Acacia o Robinia, Castagno, Tiglio, Millefiori, Melata o Bosco, Millefiori di alta Montagna, Lampone, Rododendro, Ailanto, Sorbo, Erica arborea, Acero e Edera.

L’azienda agricola di Costenaro, situata tra la zona prealpina e l’inizio della Pianura Padana, a Vertemate con Minoprio, copre diverse di queste tipologie di miele, proponendo ai clienti anche propoli, polline e pappa reale. L’azienda conta oggi più di un migliaio di alveari, che vengono portati in zone il più possibile lontane dai centri urbani, in modo da garantire al tempo stesso un ciclo vitale più naturale agli insetti e il profilo di gusto del prodotto finale. «Il nostro obiettivo è quello di portare sulle tavole dei nostri clienti prodotti genuini. Così che aprendo i nostri vasetti possano immergersi nel loro profumo e riuscire ad immaginare gli inviolati territori di produzione».

Effetti di pioggia, siccità, parassiti

Un percorso verso una sempre maggiore qualità che prosegue da anni, condiviso da tante altre piccole aziende della zona, nonostante le difficoltà dell’ultimo periodo. Il 2024, in particolare, è stato un anno nero per tutta l’apicoltura, in Italia e in Lombardia: «purtroppo la produzione di quest’anno - dice Costenaro - verrà ricordata come la peggiore, neanche gli apicoltori di vecchia data ne ricordano una simile. Si è perso addirittura il 70% della produzione, anche se quella effettivamente prodotta è di ottima qualità».

Il colpevole, come in tanti altri settori nel mondo agricolo, è innanzitutto il meteo, reso sempre più imprevedibile dalla crisi climatica in corso. «Il clima nel nostro lavoro è fondamentale: con il cambiamento climatico, inverni miti, primavere fredde, estati senz’acqua e autunni piovosi stressano e fanno ammalare sia le api che le piante. Quando queste ultime, fiorendo in un clima freddo o siccitoso, non rilasciano il nettare, il polline e le secrezioni di cui si cibano api e gli altri impollinatori, gli insetti rimangono senza cibo. Osservare questo fenomeno da vicino è come vedere una natura finta o morta».

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