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Lunedì 07 Aprile 2025
Legno-arredo, tempi incerti, «ma il Salone dà fiducia»
Intervista Il presidente di FederlegnoArredo Claudio Feltrin sul valore della vetrina del Made in Italy che si apre domani
L’Intelligenza Artificiale, la sostenibilità, le scelte della Commissione Europea e la difficoltà di tracciare uno scenario per il 2025 a causa delle poco prevedibili politiche economiche globali. Alla vigilia del Salone del Mobile, abbiamo parlato con Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo, per cercare di capire meglio le dinamiche del settore.
Quali sono le novità più significative che porterà il Salone 2025?
Lo scorso anno si è registrata una crescita significativa dei visitatori e un aumento del 28,5% degli operatori di settore. Questo dimostra che il Salone continua a essere un punto di riferimento per il mercato, grazie alla qualità e all’innovazione proposte dagli espositori. Sotto la guida della presidente Maria Porro, il Salone ha saputo evolversi dopo la pandemia, introducendo nuove formule espositive, a partire dal SuperSalone. Un primo grande segno è stato Euroluce 2023, che ha presentato un format innovativo di grande successo, ora consolidato e ampliato nell’edizione che si apre domani. Le novità non mancheranno, ma sarà compito delle aziende svelarle al momento opportuno. Un altro pilastro della trasformazione è la sostenibilità. Per il terzo anno consecutivo, il Salone propone un vademecum per la costruzione di stand a basso impatto ambientale, promuovendo materiali innovativi e soluzioni sostenibili. Un approccio che è stato ben accolto dagli espositori, dimostrando che il settore è sempre più orientato verso una crescita responsabile.
Qual è lo scenario attuale del settore del legno e dell’arredamento in Italia? Come sta evolvendo rispetto agli anni precedenti?
Il 2024 si è chiuso con un calo per la filiera del legno-arredo, registrando un -2,9% rispetto all’anno precedente. L’export ha segnato un -2,1%, mentre il mercato interno ha subito una contrazione del 3,3%. Analizzando le due principali aree del settore, arredamento e legno, emerge che l’arredamento ha mostrato una maggiore tenuta, con un calo complessivo del 2,3%. L’export di questo comparto ha registrato un -1,8%, mentre il mercato interno ha chiuso a -2,9%. Dopo un 2022-2023 particolarmente difficile, -8%, il risultato del 2024, sebbene negativo, si è rivelato meno pesante di quanto temuto.
È possibile fare previsioni sul 2025?
Le incertezze geopolitiche e le politiche economiche globali, influenzate dalle decisioni del nuovo presidente degli Stati Uniti, rendono difficile qualsiasi previsione affidabile. Il settore adotta un approccio prevalentemente prudente sugli investimenti e sulle prospettive di crescita. Al momento la chiusura del 2025 potrebbe allinearsi a quella del 2024, ma è difficile escludere scenari migliori o peggiori. L’incertezza resta la variabile dominante, si potrebbe dire che siamo nel campo della chiromanzia.
Come vede l’impatto sul comparto delle normative legate alla sostenibilità?
La sostenibilità non è una scelta opportunistica, ma una necessità competitiva per le nostre imprese. Un’opportunità per innovare e rispondere a un mercato sempre più attento a questi temi. Un’azienda che non dimostra un impegno reale in questa direzione rischia di diventare meno appetibile. L’adozione di pratiche sostenibili ha richiesto sforzi significativi da parte delle imprese, che ora si trovano ad affrontare un contesto politico mutevole. L’atteggiamento dell’amministrazione statunitense, con la smentita del legame tra inquinamento e cambiamento climatico, ha portato a un rallentamento delle politiche ambientali globali. Questo potrebbe minare alcuni investimenti già avviati. Le scelte strategiche fatte, come l’installazione di pannelli solari o l’adeguamento degli impianti produttivi, non sono reversibili. Fortunatamente, se la politica è incerta, il mercato continua a premiare le aziende che hanno imboccato questa strada. L’attenzione alla sostenibilità resta un elemento distintivo e un vantaggio competitivo rispetto a chi non ha ancora intrapreso questo percorso.
Cosa ne pensa dell’attuale crisi del settore automotive?
L’industria automobilistica è stata per anni il motore economico del continente, con la maggiore concentrazione di investimenti e una capacità unica di generare crescita sostenibile. Se questo settore viene indebolito, le conseguenze si faranno sentire ovunque: meno liquidità in circolazione, minore propensione a investire nell’acquisto di una casa, meno domanda di arredamento e consumi in calo. Il risultato? Un generale impoverimento economico. L’impatto è duplice: diretto per il settore automobilistico, indiretto per tutti noi cittadini europei, che vediamo un graduale indebolimento del nostro tessuto economico. Segnali recenti indicano un possibile cambio di rotta. Ho partecipato a Bruxelles a tavole rotonde con i deputati europei in cui le diverse filiere hanno esposto le proprie criticità. Nella mia sessione, il direttore della commissione ha sottolineato più volte la necessità di semplificare e alleggerire le normative, affinché le aziende possano applicarle con maggiore facilità. Un messaggio che arriva direttamente dai vertici europei e, se seguiranno azioni concrete, potrebbe rappresentare un segnale positivo. I cambiamenti di queste settimane sono così rapidi e imprevedibili che la prudenza resta d’obbligo.
In Europa si assiste a un riequilibrio normativo?
L’approccio sui tempi di attuazione delle nuove regolamentazioni è diventato più pragmatico. Ne è un esempio il recente posticipo di un anno dell’entrata in vigore dell’Eudr, il regolamento sulla deforestazione. Anche se il tempo a disposizione è limitato, questo slittamento permette alle imprese di adeguarsi senza subire un impatto burocratico eccessivo. L’evoluzione della politica globale, in parte influenzata dagli Stati Uniti, sembra spingere la Commissione Europea verso un approccio più realistico. Il nodo cruciale sarà trovare un equilibrio tra sostenibilità e fattibilità economica, evitando di imporre vincoli che rischiano di ostacolare anziché favorire la transizione ecologica.
In che modo la digitalizzazione e le nuove tecnologie stanno influenzando il design e la produzione nel settore del legno?
L’Intelligenza Artificiale darà grandissime opportunità alle aziende che vogliono prendere seriamente in considerazione questo nuovo strumento che sembra quasi alieno per la rapidità con cui è arrivato e l’apparente possibilità di realizzare cose straordinarie. Al di là delle cose fatte all’inizio un po’ per stupire, può essere implementata per migliorare la gestione di un’azienda, a tutti i livelli, sia sotto l’aspetto numerico, analitico, organizzativo, ma anche sotto l’aspetto creativo.
Anche nel design, dove la creatività è il fulcro dell’originalità dei prodotti?
L’AI non crea dal nulla, si basa su modelli esistenti, analizzando stili e tendenze già affermati. Fino a che punto un prodotto generato dall’AI può essere considerato originale? Qual è il confine tra ispirazione e derivazione? Il problema della paternità delle creazioni sarà centrale, proprio come accaduto nell’editoria con la causa intentata dal New York Times contro OpenAI, accusata di utilizzare contenuti proprietari senza riconoscere alcun valore economico alle fonti originali.
Questa rivoluzione tecnologica - conclude il presidente Feltrin - pone questioni non solo strategiche, ma anche etiche e legali. Le aziende dovranno trovare un equilibrio tra innovazione e tutela della proprietà intellettuale. L’impatto sarà significativo e richiederà risposte concrete.
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