Imprese e Lavoro / Olgiate e Bassa Comasca
Lunedì 03 Febbraio 2025
Medici Insubria. Fa scuola il modello della cooperativa nata nel Comasco
Il progetto Trecento professionisti associati e un bacino di oltre 55mila pazienti presi in carico. «Momento di svolta durante l’emergenza pandemia»
Trecento medici associati, 55mila pazienti presi in carico, una tendenza di crescita costante.
E un modello di assistenza diverso, innovativo, più inclusivo, basato prevalentemente sulla prevenzione.
I numeri di Medici Insubria, cooperativa di medici di medicina generale fondata nel 2011, raccontano una storia di successo. In un momento storico in cui la sanità pubblica evidenzia difficoltà a far fronte a un bisogno crescente, dalla provincia di Como ecco un approccio innovativo.
«Siamo nati in un’occasione specifica - spiega Simona Clerici, economista e vicepresidente della cooperativa – partecipando alla sperimentazione CReG promossa da Regione Lombardia. L’obiettivo era migliorare l’assistenza dei pazienti con patologie croniche tra cui diabete, ipertensione, cardiopatie, malattie respiratorie in un percorso di assistenza ottimale e personalizzato».
I numeri
Oggi la cooperativa ha una sede (ad Olgiate Comasco, presso Villa Peduzzi) ma lavora su un territorio più vasto, che copre gran parte della Lombardia. Sono 160 i medici associati che lavorano in città e paesi della provincia di Como, 130 quelli invece che operano in provincia di Varese. Ma ci sono anche socie e soci in provincia di Milano (sei) e Mantova (sei).
«Per questo – prosegue Simona Clerici – siamo un caso di studio e un’esperienza che sta destando interesse a livello nazionale. Anche recentemente abbiamo partecipato ad un webinar rivolto a giornalisti professionisti del settore sanitario per illustrare il nostro modello organizzativo che è innovativo ma anche sostenibile dal punto di vista economico».
L’interesse che Medici Insubria suscita a livello nazionale è legato prevalentemente alle sinergie e alle possibilità che la forma della cooperativa è in grado di generare: i medici hanno un supporto organizzativo efficiente ed aggiornato fruendo dei servizi gestionali e tecnologici più avanzati. Così possono svolgere al meglio anche gli adempimenti non strettamente medici ma necessari alla realizzazione di un rapporto proficuo e virtuoso con il paziente.
La forma
In sintesi, la forma associativa in cooperativa permette un miglior servizio ai pazienti e contestualmente diventa una preziosa risorsa per il Sistema Sanitario nazionale, in un momento di grande complessità.
«Noi pensiamo sia necessario un cambio di paradigma nell’offerta della medicina generale, e appunto crediamo che la Cooperativa sia uno strumento per fare questo passaggio. Da una medicina che possiamo definire “di attesa” (con i pazienti che si rivolgono ai medici quando ritengono di averne bisogno, andando nell’ambulatorio) ad una “medicina di iniziativa”. Per ogni paziente affetto da patologia cronica il medico predispone un “Piano di Assistenza Individuale” che prevede controlli cadenzati nel tempo mirati a monitorare la patologia e a prevenire complicanze».
Centro servizi
Si tratta di una modalità possibile proprio grazie alla struttura organizzativa della Cooperativa: c’è infatti un Centro Servizi unico – finanziato e gestito proprio dalla Coop - per tutti i medici aderenti che supporta sia professionisti che pazienti in questo modello alternativo di cura.
In sostanza al medico è delegata, ovviamente, la valutazione del bisogno del paziente. Saranno i medici a predisporre il Piano di Assistenza, a definire le scadenze, a predisporre le prescrizioni, a valutare i referti e a riprogrammare i controlli.
Il Centro Servizi, dal canto suo, supporta il medico e il paziente nel percorso di cura.
Ne esce una visione rinnovata della figura stessa del medico di famiglia, in cui le parole chiave sono: equità di accesso alle cure, sussidiarietà, appropriatezza, efficacia ed efficienza.
«L’esperienza della pandemia – prosegue Clerici – ha rappresentato un punto di svolta in questo senso perché la Medicina Generale è andata subito in sofferenza. E proprio la mancanza di un’organizzazione strutturata si è fatta sentire pesantemente. La cooperativa ha invece avuto una capacità di reazione immediata, l’esperienza maturata in termini organizzativi ha fatto sì che i medici di cooperativa potessero contribuire attivamente ad alcune iniziative che diversamente sarebbero state precluse. Siamo riusciti a mettere in atto un sistema di procedure e di monitoraggio che ha permesso di gestire con efficacia il momento critico».
«La nostra cooperativa – è la conclusione – è una risposta possibile all’esigenza di tutelare, e salvare possiamo dire, il Sistema Sanitario Nazionale italiano».
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