Territorio che invecchia e welfare: «Un piano per il lavoro»

Demografia Nel Comasco si è perso oltre il 30% delle nascite in dieci anni, con effetti dirompenti sulla previdenza

In dieci anni si sono perse più del 30% di nuove nascite: in provincia di Como si è passati dalle circa 5.500 nascite del 2012 alle 3.780 del 2022. Un decremento del 32,89% fotografato dal Rendiconto sociale 2023 di Inps Como presentato di recente. Risulta un bilancio negativo in termini di crescita della popolazione: a Como ci sono 600mila abitanti sull’intera provincia, ma in costante riduzione a causa dell’inarrestabile invecchiamento della popolazione, che fa scivolare il tasso di popolazione in negativo con un -0,5% annuo.

Emigrazione e immigrazione

La denatalità è un fenomeno esteso sul territorio nazionale, ma in molte province del Nord, come ad esempio a Bergamo o a Reggio Emilia, il saldo migratorio compensa questa perdita. Non abbastanza in provincia di Como dove c’è un moderato saldo positivo: ma i profili lavorativi degli emigrati e degli immigrati non sempre si equivalgono. Già perché sono tanti i giovani comaschi che scelgono di lavorare, e spesso di trasferirsi, in Europa o nei due poli di attrazione tra cui è posta Como che sono Milano e il Canton Ticino.

Così gli emigrati comaschi annui sono lo 0,3% della popolazione e non sono pochi. Si tratta spesso di persone con alte qualifiche di studio, giovani cresciuti nelle nostre scuole, della cui formazione vanno a beneficiare altri territori. Nulla di male se il bilancio, anche di competenze fosse in equilibrio, ma così non è. L’immigrazione più spesso riguarda persone che hanno skills lavorative meno avanzate.

«Tutto questo dovrebbe suscitare una riflessione approfondita tra tutti gli attori locali e politici, poiché ha un impatto significativo e crescente sulla sostenibilità del welfare e sull’intero sistema socio-economico. Un andamento in negativo che influenzerà, nel lungo termine, anche il gettito previdenziale» è stato il commento di Roberto Ghiselli, presidente del Consiglio Indirizzo e Vigilanza Inps, intervenuto alla presentazione nella sede di via Parini della Camera di commercio di Como e Lecco.

Obiettivo: pensare al 2040

Ma ha anche sottolineato come non sia corretto porre il problema demografico esclusivamente in relazione alla previdenza sociale perché questo ambito richiede una visione a lungo termine. «Dobbiamo pensare già al 2040, quando il picco del sistema previdenziale sarà massimo – ha suggerito - e i dati attuali mostrano che dobbiamo agire subito per ampliare la base occupazionale e reddituale, in modo da incrementare i contributi».

Si pone il problema della sostenibilità del sistema rispetto all’equilibrio tra persone inattive, soprattutto pensionati, e persone attive. Le azioni su cui intervenire decisamente riguardano la maggiore occupazione femminile che si rende possibile se si creano le condizioni per un’occupazione stabile, ben retribuita e con un buon sistema di conciliazione lavoro – famiglia. Tema che riguarda prepotentemente tutti i giovani in generale perché le nuove coppie interpretano in modo equilibrato il carico familiare e le aspirazioni al lavoro.

È su questi aspetti che entra in gioco la qualità dell’offerta di lavoro, oltre all’importanza di un cambio culturale, che permetta di modificare le consuetudini storiche rispetto al lavoro di cura e alla suddivisione dei compiti familiari anche dal punto di vista dell’offerta di lavoro e delle condizioni proposte dalle aziende.

Sempre sul tema demografico, le misure dovrebbero prevedere anche una programmazione di politiche di inserimento per persone provenienti da altri Paesi.

Il fenomeno migratorio viene citato da tutti gli esperti intervenuti e i temi dell’inclusione lavorativa sono considerati non solo un’opportunità, ma un’esigenza per le imprese soprattutto in settori come edilizia, agricoltura e cura familiare. Il fatto di trovarsi di fronte, in questo momento, a profondi cambiamenti sociali è stato rilevato dal presidente del Comitato regionale Inps Vittorio Colombo: «l’istituto rappresenta un punto di riferimento di valore per la sua capacità di tenere insieme, connesso, il sistema di erogazione delle pensioni insieme a quello di sostegno al reddito in circostanze di difficoltà per l’economia del Paese». In questo senso l’istituzione rappresenta una parte integrante e fondamentale per il sostegno del sistema sociale, nonostante ci sia una carenza di organico attorno al 25% e proprio a Como sia difficile attrarre personale per via del costo della vita in rapporto agli stipendi della pubblica amministrazione.

In questa sofferenza potrebbero avere un ruolo di supporto cruciale gli strumenti di intelligenza artificiale, che però necessita di tempo e investimenti per l’applicazione e la formazione. Sulla particolare condizione di Como come terra di confine è intervenuto Edoardo De Riu, direttore provinciale Inps di Como, rilevando la specificità della nostra provincia quale frontiera con un paese extra UE.

Questo comporta una serie di elementi di complessità per il nostro welfare, visto anche che negli ultimi cinque anni i frontalieri, residenti in provincia ma con attività lavorativa nel Canton Ticino, sono aumentati di circa il 20%. Solo di recente si osserva un ridimensionamento in parte anche dovuto al nuovo accordo fiscale.

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