Imprese e Lavoro / Como città
Lunedì 21 Ottobre 2024
Tessile e valori artigianali. «Filiera a ciclo completo, mai stata così competitiva»
Il caso Un asset strategico per le 1300 aziende lariane (1.046 comasche) Gobetti, Confartigianato: «La sostenibilità rilancia l’unicità del Distretto»
Se mai la moda ha un cuore, le sue fibre sono artigianali. E questa, in tempi di transizione verso le tecnologie 5.0, con una ripresa dell’export in ritardo a causa degli scenari di crisi mondiale, è un’ottima cosa da sapere. Perché l’artigianato tessile mantiene la leadership nel Made in Italy. Alla fine del primo trimestre del 2024 (dati di Confartigianato del mese di luglio), si contano 82.129 imprese nel settore moda, di cui il 50,8% sono le 41.735 imprese artigiane.
Il comparto impiega 445.993 addetti, con il 31,1% nell’artigianato ed il 63,8% nelle 52mila micro e piccole imprese con meno di 50 dipendenti. Le imprese tessili artigiane dell’area lariana a fine 2023 - ultimi dati disponibili di Camera di Commercio Como-Lecco - sono quasi 1.300 e rappresentano il 2% del totale. Nella graduatoria lombarda per incidenza del tessile sul totale imprese, Como (con 1.046 aziende: 2,5%) si trova al 1° posto (e all’11° nella classifica nazionale), mentre Lecco (con 218 imprese, pari all’1%) è al 9° posto regionale e al 42° in Italia.
La parola va Davide Gobetti, presidente del Settore Moda di Confartigianato Imprese Como e Vicepresidente dei Tessili di Regione Lombardia.
Presidente Gobetti, qual è il profilo dell’artigiano tessile comasco?
Precisiamo che l’artigiano, per fregiarsi di questo nome, deve essere iscritto in Camera di Commercio. Per quanto concerne Confartigianato Como, i nostri iscritti sono attivi in tutta la filiera, una prerogativa da focalizzare bene, perché è un tratto importantissimo dell’economia locale, oltre che un vanto. Nel nostro territorio non abbiamo brand famosi, pur con alcune eccezioni – penso all’alta moda di Roberta Redaelli, oppure a quella di Silvia Valli, nell’ambito “sposa” –, esprimiamo però l’eccellenza per quello che siamo, per come lo facciamo, per la tradizione che ci è stata tramandata dai predecessori e di cui rimane impronta in ogni passaggio produttivo. Questo è il valore artigiano indiscusso del territorio, riconosciuto in Italia e all’estero.
Lei parla di tradizione. A ben vedere, i valori artigiani sono più che mai allineati a quelli di un mercato globale rivolto alla sostenibilità.
Indubbiamente i presupposti della sostenibilità appartengono alla tessitura valoriale del “fare artigiano”. Ormai la sostenibilità non più un’opzione, ma alla base del fare impresa. La lunga durata, la riduzione degli scarti, la possibilità di riuso, dipendono dalla qualità, dall’unicità, dalla cura nelle lavorazioni. Posso confermare che le aziende comasche, anche piccole, iscritte a Confartigianato, sono decisamente avanti nell’eco design. Un asset importantissimo.
I consumatori sono cambiati. Si può anche parlare di una maggiore sensibilità verso la qualità artigianale?
C’è una più vasta attenzione al modo in cui i capi di abbigliamento vengono realizzati, quindi sì, il pubblico va nella direzione di prodotti di qualità, anche se non dobbiamo dimenticare l’effetto della congiuntura globale. L’aumento delle vendite online dell’usato è rivelativo della minore disponibilità di spesa.
Lei prima faceva notare l’unicità dell’artigianato comasco tessile, dato dalla completezza della filiera. In quale tecnica il “saper fare bene, con cura” del Comasco, è insuperabile?
Spesso si parla del Distretto comasco come un’eccellenza nella stampa, senza soffermarsi a sufficienza a citare lo jacquard.
È una lavorazione del tessile lariano ad ampio spettro, perché appartiene anche al Lecchese e spazia dall’abbigliamento all’arredamento. In breve, più filati diversi danno vita a un disegno, fra la trama e l’ordito; la complessità, che apporta effetti di grande impatto sul risultato finale nel tessuto, si riflette anche sulla lavorazione, per la quale è richiesta una speciale competenza della tessitrice o del tessitore, oltre a una sensibilità di processo. Il riconoscimento di Como quale Città Creativa Unesco non fa che confermare l’unicità del territorio Comasco, un’eccellenza non soltanto per l’eredità del passato, ma per lo slancio innovativo avvertito sempre di più dai nostri associati. Purtroppo, la difficoltà di assumere personale specializzato rallenta questa dinamica, perché è dai giovani che viene l’innovazione.
Può fornirci qualche precisa indicazione per superare il mismatch tra domanda/offerta?
Citavo prima l’importante riconoscimento di Como Città Creativa Unesco. Un risultato fortemente cercato dal Distretto, che ha visto le varie realtà produttive insieme, collaborative, su un progetto comune d’eccellenza. Devo dire che i risultati ci sono, soprattutto tra i giovani. Ho la fortuna di incontrare spesso gli studenti, anche in virtù di progetti con Fondazione Setificio. Se si comunica loro in modo adeguato la capacità dell’artigianato di intercettare l’innovazione, senza perdere, anzi valorizzando i propri asset della tradizione, la risposta arriva.
Ci si lamenta che pochi scelgano gli istituti tecnici, a favore dei licei. Ma qualche anno fa era molto peggio. C’è bisogno di un cambio di passo culturale. Ma anche di un sostegno finanziario alle imprese, che metta nella condizione di innovare senza timori.
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