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Imprese e Lavoro / Como città
Lunedì 03 Marzo 2025
Manifattura tessile in calo. «Impegnarsi a fare sistema e valorizzare tutta la filiera»
Scenario La flessione del 10,5% nell’acquisto dei capi dopo si spiega, secondo Federico Colombo, con nuove abitudini dei consumatori
Nel bilancio del 2024 la produzione manifatturiera della moda scende del 10,5%. Riuscire a fare sistema come filiera tessile per poter reggere ai cambiamenti di consumi e mercati è parte della risposta alle difficoltà secondo la lettura di Federico Colombo, presidente del Gruppo filiera tessile di Confindustria Como.
Dopo un biennio di crescita molto importante, il segno negativo si spiega, in parte, con un rientro fisiologico dei volumi di produzione?
Sì, il 2022 ha profondamente alterato il panorama, vale per l’abbigliamento ma anche per il settore sportivo e per l’intimo, l’ambito di lavoro che mi è più vicino. Assistiamo a un riadattamento nei consumi e queste nuove consuetudini portano a un nuovo equilibrio delle abitudini di acquisto che, in questi ultimissimi anni, sono cambiate in modo radicale. C’è una crescente consapevolezza del consumatore nei confronti dei prodotti tessili, dei materiali e del riutilizzo. Rispetto al 2019, si è registrata una notevole sensibilizzazione e una maggiore attenzione verso il proprio guardaroba e la durabilità degli articoli. Questo porta a un approccio all’acquisto più ragionato. La comprensione e la volontà di ridurre i consumi continuano a influenzare, e continueranno a farlo in futuro, la qualità e quantità di acquisti. Inevitabilmente, il fatturato risentirà di questa dinamica.
Ci sono soluzioni per affrontare questo nuovo scenario?
È probabile che ci sia una generale riduzione dei fatturati, per i brand del lusso potrebbe essere possibile aumentare il prezzo finale per compensare il calo delle vendite. Tuttavia, ciò che ha un impatto diretto a monte è la diminuzione del numero di pezzi venduti. Considerando questo, è importantissimo prepararci a un 2025, almeno per la prima parte, segnato da questa tendenza e le aziende della filiera, per stare sul mercato, dovranno distinguersi, ancora di più, attraverso il servizio, la flessibilità e la capacità di essere sinergici, facendo rete.
Perché questo aspetto è così importante?
Fare sistema è fondamentale per proteggere la filiera e in particolare i piccoli produttori di fronte ai crescenti costi e anche per poter avere una interlocuzione con i clienti. Spesso sono aziende molto importanti in confronto ai singoli produttori di materie prime. Anche per questo è necessario sensibilizzare il pubblico sull’importanza dell’intera filiera: aumentare la visibilità presso il consumatore finale può renderlo più consapevole e attento ai suoi acquisti per questo un’etichetta chiara e trasparente riguardo a ciò che c’è dietro un prodotto è fondamentale. Attualmente la Francia rappresenta l’esempio più avanzato in questa direzione e i segnali sono positivi.
Serve quindi una maggiore regolamentazione in Europa?
Non maggiore ma adeguata, in modo da garantirne la sostenibilità pratica. Il distretto di Como è in questo senso un’eccellenza per la capacità che ha avuto di migliorare i processi nella direzione di una autentica sostenibilità, che riguarda non solo la produzione ma anche la governance e gli aspetti sociali. Il problema sorge quando, da un lato, abbiamo una Unione europea che promuove queste iniziative, ma dall’altro consente l’ingresso sul mercato di qualsiasi prodotto senza un adeguato controllo: in tal modo si rischia di compromettere i progressi fatti e di indebolirci.
Cosa sarebbe quindi necessario?
Una efficace protezione dalla concorrenza sleale attraverso una maggiore chiarezza rispetto al consumatore finale, perché se le nostre aziende sono tenute al rispetto di alcuni parametri importanti, inclusi i livelli salariali, è corretto che chi ha accesso ai nostri mercati rispetti le stesse regole, altrimenti la competizione non è equa.
A questo si aggiunge la necessità di dare al consumatore la possibilità di scegliere con consapevolezza attraverso la conoscenza di tutte le informazioni utili. Lo si può sensibilizzare sul fatto che vive in un Paese dove il manifatturiero è importante, è fondamentale, e con il suo acquisto lo può sostenere. L’etichetta con scritto solo “made in Italy” non è sufficiente. Sarebbe invece importante sapere che il filo è stato prodotto, per esempio, in Spagna, che la tessitura è italiana, la stampa del distretto di Como e in questo modo si dà valore al prodotto attraverso la sua appartenenza territoriale che si traduce in qualità e garanzia di sostenibilità.
I questo scenario si aggiunge un ulteriore elemento di complessità: il rischio di dazi per i prodotti esportati negli Stati Uniti, qual è la prospettiva?
Questa costante instabilità a livello geopolitico non ci sta aiutando, anche se è possibile che la minaccia dei dazi probabilmente sia finalizzata ad aprire un confronto e trovare poi un compromesso. In questo momento questo ulteriore elemento è solo un acceleratore di incertezze. È una fase storica più ampia, cruciale, in cui molti elmenti di cambiamento si intersecano. La forza delle imprese, oggi, sta nel capire come riadattarsi.
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