Transizione 5.0 e case green
«speculatori già in campo»

Imprese I predominio dei fondi finanziari nel libro di Alessandro Volpi, Università di Pisa: «Strapotere favorito dalle politiche miopi della Bce»

C’entra la finanza con lo smantellamento dello stato sociale (welfare state) e con la privatizzazione della società. Ma anche le grandi speranze riposte nella Transizione 5.0 o nella qualità della vita attesa con le “case green” sono già finite da un pezzo nel mirino dei mega gruppi che speculano e fanno profitti immensi, intaccando l’economia reale.

Lo sostiene il professor Alessandro Volpi, docente di Storia contemporanea all’Università di Pisa, tra i maggiori specialisti di prezzi e inflazione, nel libro “I padroni del mondo. Come i fondi finanziari stanno distruggendo il mercato e la democrazia” (Laterza, 2024). Conoscere la pervasività dei fondi finanziari è doveroso per leggere un presente i cui riflessi pesano sul futuro dei cittadini, come quelli delle imprese.

Vanguard, Black Rock e State Street sono “The Big Three”, i colossi mondiali dei fondi. Ma chi li detiene?

In effetti, mentre siamo in grado di ricostruire le partecipazioni di questi tre grandi gestori, che hanno oramai quasi il 30% delle principali società presenti nello S&P 500, non riusciamo a fotografare in maniera nitida quale sia l’incrocio che lega soprattutto Black Rock e Vanguard, perché la loro struttura societaria è decisamente opaca. Ancora più difficile è capire, fino in fondo, al di là dei board di gestione, chi siano le persone fisiche che traggono giganteschi benefici da questi tre colossi finanziari.

Perché parliamo di “autocrazia” dei fondi finanziari?

La concentrazione di potere finanziario nelle mani delle Big Three, che dispongono di circa 25 mila miliardi di dollari di risparmio gestito e che hanno partecipazioni rilevanti in pressoché tutti i settori strategici dell’economia del mondo occidentale, fa sì che le regole della concorrenza in pratica non esistano perché le decisioni strategiche, in particolare in materia di acquisto dei titoli azionari, e quindi in relazione ai loro prezzi, sono prese da una ristrettissima élite.

In che modo i fondi hanno smantellato lo stato sociale?

L’erosione del Welfare sanitario comincia con il definanziamento pubblico che in larga parte dipende dalla riduzione del gettito fiscale e dalle difficoltà di indebitamento pubblico dettate dalle politiche monetaria della Bce. La ritirata del sistema universalistico ha lasciato sempre più spazio alla sanità privata che si concretizza in polizze gestite dai fondi e favorite da una fiscalità agevolata.

Sanità, mercati energetici, transizione ecologica... In una ventina d’anni alcune società finanziarie hanno conquistato l’economia mondiale. E non solo.

Com’è stato possibile?

Nel mio libro provo a spiegarlo, tracciando un quadro chiaro dei numeri di tale sbalorditivo monopolio e ricostruendo, al contempo, le storie dei protagonisti di una simile incredibile scalata al potere, che li ha resi soggetti assai più rilevanti persino degli Stati più grandi, di cui stanno cercando ora di appropriarsi con le stesse logiche “finanziarie” con le quali hanno acquisito il controllo dell’economia.

Finanzieri d’assalto, dotati di incredibile spregiudicatezza che, costruendo “prodotti” artificiali di creazione della ricchezza, hanno saputo attirare migliaia di miliardi di dollari dei risparmiatori in giro per il mondo destinati a legarsi così in maniera indissolubile alle sorti dei fondi speculativi, aderendo alla religione della finanza a portata di tutti.

Questi numeri e queste storie consentono di capire perché la democrazia economica è oggi una mera espressione formale e, soprattutto, di chi sono le responsabilità dell’approdo a un nuovo mondo senza mercato e con spazi di autonomia politica molto ridotti a cominciare proprio dal cosiddetto “mondo occidentale”.

I fondi sono sempre più cruciali nelle strategie di erogazione finanziaria agli stati più o meno alle prese con il debito. La transizione ecologica sarà la prossima tappa di questa “finanziarizzazione”?

La transizione ecologica ha bisogno di enormi risorse che, se non saranno generate da politiche di indebitamento pubblico di natura europea, saranno oggetto dell’interesse dei grandi fondi, in possesso del risparmio gestito in costante lievitazione. In altre parole le Big Three potranno comprare le obbligazioni emesse dalle società interessate dalla transizione ecologica e ancor più potranno entrare nell’azionariato delle stesse società, spingendo al rialzo il prezzo dei loro titoli.

La direttiva Ue sulle case green fa emergere un patrimonio europeo del 75% fuori norma. In Italia servirebbero interventi su circa 9 dei 12 milioni di immobili. La necessità di incentivi pubblici per gli adeguamenti impone un fiume di risorse: fino a 50 mila miliardi di dollari. Una liquidità che passerà ancora in larghissima parte, attraverso grandi banche e fondi internazionali.

È naturale che chi dispone di enorme liquidità come le Big Three, grazie al monopolio del risparmio gestito, potrà scegliere cosa finanziare, non avendo di fatto una reale concorrenza anche perché gli alti tassi della Bce e della Fed sono preclusivi per altre forme di finanziamento e sono funzionali al monopolio delle Big Three che peraltro sono gli azionisti di riferimento anche di colossi bancari come Jp Morgan, la più grande banca del mondo.

Possiamo considerare l’inflazione come una delle conseguenze dell’ “autocrazia” dei grandi fondi?

I grandi fondi hanno partecipato alle scommesse al rialzo attraverso gli strumenti della finanza derivata che hanno avuto un ruolo decisivo nell’impennata dei prezzi che si è registrata tra la primavera del 2021 e la fine del 2023 e che solo in parte molto limitata è dipesa dalle normali dinamiche dell’offerta e della domanda reali.

La produzione della ricchezza sta spostandosi sui mercati finanziari e sulle reti. I lavoratori dipendenti si stanno invece impoverendo.

Il mondo occidentale per effetto della globalizzazione ha scelto negli ultimi quarant’anni di abbandonare la produzione e di concentrarsi sulla finanziarizzazione, sulla creazione di ricchezza tramite la finanza; un processo che porta con sé un costante peggioramento delle disuguaglianze e una svalorizzazione del lavoro sostituito dalla rendita finanziaria, destinata a polarizzarsi nelle fasce alte della popolazione.

I colossi dei fondi, come guardano alle imprese delle nostre zone?

La grande finanza dei fondi ha spesso gioco facile nell’acquisizione di aziende in difficoltà che poi in genere dismette dopo averle “spolpate” soltanto per guadagnare in termini finanziari. Pesano in questo senso le politiche miopi della Bce che rendendo il credito destramente caro mettono le aziende, soprattutto quelle più piccole, in estrema difficoltà.

La bolla Usa scoppiata a inizio agosto, a suo giudizio, ha legami con la finanza speculativa dei Fondi?

Le turbolenze scoppiate di recente hanno varie cause - commenta il professor Alessandro Volpi -; in parte sono legate al rialzo dei tassi giapponesi e alla fine del Carry trade, ma dipendono soprattutto dall’eccessivo rialzo dei prezzi azionari manipolato negli ultimi anni proprio dalle Big Three che, in questa fase, sta manifestando i primi segni di cedimento su cui incidono anche le elezioni americane perché la candidatura Trump, con la scelta di un vice come Vance, è vissuta nei termini dell’indebolimento delle Big Three, tradizionalmente vicine ai democratici.

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