Trump, può cambiare tutto. Fase di incertezza al cubo

L’intervento Paolo Magri (Ispi) mette a fuoco i principali temi geopolitici dopo l’elezione del nuovo presidente Usa. «Nessuno in grado di formulare previsioni attendibili. Non c’è un rischio principale, ma tante variabili in gioco»

«TreB Meteo ogni tanto pubblica una frase in rosso che recita “Previsione complicata” significa che non ritiene opportuno formulare previsioni. Quest’anno sarà un anno in cui sarà molto difficile fare previsioni serie. “La grande incertezza”, rubata al film “La grande bellezza”. L’incertezza non è una cosa nuova, ma l’incertezza al cubo è il tratto caratteristico di quest’anno». Paolo Magri, presidente del Comitato Scientifico dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, martedì sera è stato il relatore dell’incontro “Outlook 2025: l’ora della verità” all’interno delle attività dell’Osservatorio di Geopolitica di Confindustria Como.

Magri ha definito Trump “l’elefante nella stanza” per sottolineare che ciò che farà o non farà impatterà su tutte le altre “prove dei fatti”. Trump è uno dei protagonisti principali de “La grande incertezza”.

La presidenza americana potrà mettere in discussione le decisioni dei leader dei singoli Paesi. Non è certo se Trump riuscirà a realizzare tutte le sue promesse, ma è più potente rispetto al passato e meno impreparato. Durante il suo primo mandato, pur avendo la maggioranza alla Camera e al Senato, si trovava a dover fare i conti con molti deputati e senatori che non lo supportavano. Ora, invece, ha più sostegno e non si è circondato da repubblicani, che venivano chiamati “badanti”, ma da una squadra di fedelissimi, alcuni dei quali anche più radicali di lui. Questo gli fornisce più chance per portare avanti le sue intenzioni.

Tra i punti più discussi le spese Nato e i dazi.

Le spese Nato da aumentare, sì ma quanto? Se all’Italia per esempio venisse chiesto il 5%, ovvero di triplicare la quota attuale, in riferimento al Pil corrisponderebbe alla spesa annua per l’educazione dall’asilo alle università. In merito ai dazi non sappiamo cosa vorrà realmente fare, li metterà lo ha detto, ma a chi e di quale portata saranno? Agli amici o ai nemici? Se li metti prima agli amici prepari i tuoi nemici al peggio. Alla Cina li introdurrà per indebolirla o per negoziare? Chi negozierà cosa? Elon Musk o i falchi? Come potrebbe reagire la Cina?

E il tema dell’energia.

Trump promette agli americani che reindustrializzerà l’America, dicendo “perché noi abbiamo tanta energia e la useremo”. Il primo messaggio che passa è che la storia di non usare combustibili fossili fa parte del passato. Il secondo messaggio, fondamentale per noi, è che gli americani vogliono avere energia a basso prezzo per tornare la fabbrica del mondo, il corollario è che non vogliono che gli europei abbiano quell’energia a basso prezzo. Tutta la nostra attenzione è sui dazi, ma cosa sono i dazi al 10% rispetto al fatto che paghiamo l’energia quattro volte di più?

Come Trump e Musk possono trasformare il programma “make America great again” in realtà”?

Abbiamo l’interesse che l’età dell’oro americana non sia l’età del bronzo per noi. Trump deve cercare di conciliare un trilemma difficilmente conciliabile, quello di avere alta crescita, bassa inflazione e debito ok. La bassa inflazione mal si sposa con la grande crescita perché se Trump blocca i migranti e manda a casa alcuni dei 14milioni di immigrati irregolari, l’inflazione americana, che è legata soprattutto al mercato del lavoro, riparte. La Federal Reserve potrebbe essere costretta a rallentare la diminuzione dei tassi di interesse, se la Bce prosegue con il suo piano di riduzione si potrebbe creare un importante differenziale dei tassi tra Europa e Stati Uniti. Quando i tassi in Europa scendono più rapidamente rispetto agli Stati Uniti, i tassi di cambio scricchiolano ed ecco un’altra grande incertezza.

Trump farà la pace o la guerra?

Kiev ha capito che non può recuperare tutti i territori persi. Mosca ha capito che non arriverà mai a Kiev senza una guerra contro la Nato, e l’economia russa ha qualche problemino in più rispetto a prima. I Paesi europei sono stanchi di mettere miliardi sull’Ucraina. Si sta creando un clima che va verso una pausa. Il punto è come portare al tavolo negoziale i due leader e capire a che prezzo sarà negoziata la pace. Trump potrebbe chiedere all’Europa sia di garantire la sicurezza militare, quei fondi che non vuole più dare, sia di accelerare l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea. Questo però sarebbe problematico, né l’Ucraina né l’Europa sono pronte. Per esempio in campo agricolo, l’Ucraina non solo non avrebbe più i dazi, ma riceverebbe i fondi della politica agricola comunitaria. Il grano ucraino potrebbe essere venduto a un quinto del prezzo con cui i nostri contadini lo producono.

Cina: stimoli o ulteriori freni?

La Cina sta registrando una crescita del 5%, non dovuta all’aumento dei consumi interni, ma all’export, che sta mostrando segnali di difficoltà. Nonostante Xi Jinping abbia attuato un piano di stimoli pari all’8% del Pil, i risultati sono stati insufficienti. Se Trump dovesse mantenere la sua promessa di imporre alti dazi, la Cina potrebbe affrontare un grave problema economico. Ma se i dazi fossero più contenuti e l’approccio più negoziale, la situazione potrebbe risultare meno drammatica. Interessante è il fatto che Trump abbia invitato Xi Jinping, considerato il “nemico numero uno”, alla cerimonia di insediamento, lui ha mandato il vicepresidente, un segnale significativo in termini di diplomazia. E poi c’è la variabile Musk.

L’economia sarà climate-friendly o business-friendly?

Ci siamo accorti tutti che la transizione energetica non è una passeggiata win-win, ha delle complessità. A prescindere da Trump i dubbi stavano già montando. Il mondo della finanza, con l’alleanza creata da Mark Carney, ex governatore della Banca d’Inghilterra, che coinvolse anche una delle più grandi compagnie assicurative del mondo, prese una posizione chiara: non finanzieremo più il settore dei combustibili fossili. Ma uno alla volta i diversi soggetti si stanno sganciando da questa posizione, si sono già ritirati Bank of America, JP Morgan, Allianz, Axa e Lloyd’s. L’Europa tentenna, l’America si ferma.

Quali considerazioni finali è possibile fare?

Tornando a 3B Meteo, avere “grandi incertezze sulle previsioni” non significa che pioverà tutto il giorno, altrimenti lo scriverebbero, vuol dire che non siamo in grado di formulare previsioni attendibili e serie. Non c’è un rischio principale, come la crisi energetica del 1973, ma tantissime variabili in gioco. Sarà necessaria saggezza, per capire cos’è importante e cosa no, e velocità nell’aggiustare il tiro. Un invito che rivolgo a tutti, anche a me stesso, è di non sopravvalutare e non sottovalutare Trump, e di evitare di reagire e di commentare ogni singola mossa, ma tenere i nervi saldi e cercare di scorgere il disegno complessivo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA