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Lunedì 31 Marzo 2025
Turri, “rebranding” e sfide: «Nuova immagine al Salone»
Intervista Andrea Turri, titolare dell’azienda di Carugo fondata nel 1925, a Rho con una collezione firmata Lanzavecchia
Era il 1925 quando Pietro Turri aprì la propria bottega artigiana per l’arredo a Carugo. Da allora Turri è cresciuta fino a diventare un marchio globale del design e quest’anno festeggia un secolo di attività. Storica anche la sua presenza al Salone del Mobile.Milano: l’azienda è stata presente fin dalla prima edizione, nel 1961. Oggi alla sua guida c’è Andrea Turri.
Quali sono le vostre aspettative per il prossimo Salone?
Questo Salone per Turri è particolarmente importante. Il rebranding effettuato di recente ci porta ora mettere in scena un’immagine nuova, coerente con il mondo del Modern Luxury in cui il brand si riconosce. Le nuove collezioni riflettono il nostro impegno nel progettare spazi che raccontano una dimensione dell’abitare contemporaneo in grado di adattarsi alle esigenze di chi questo spazio lo vive.
Penso ad esempio al nuovo salotto interpretato dalla collezione Vesta, realizzata da Francesca Lanzavecchia. Un’anticipazione di un progetto che interpreta il savoir-faire artigianale di Turri attraverso un linguaggio contemporaneo che mantiene un forte legame con la tradizione artigianale.
Quali novità presenterete?
Quest’anno presenteremo una ricca serie di nuove collezioni che raccontano l’evoluzione del nostro design. La nostra ricerca si concentra sul miglioramento dell’esperienza dell’abitare, con proposte che uniscono materiali, lavorazioni artigianali e soluzioni innovative.
Tra le novità, i prodotti disegnati da Marco Acerbis: il tavolo Kenobi e la collezione Joel per il giorno e la notte, l’ampliamento di gamma della collezione Atelier di Matteo Nunziati e la nuova collezione living sempre di Nunziati.
Nell’anno del centenario non solo Turri porterà in scena al Salone tante novità di prodotto, ma in contemporanea riapriremo anche il nostro flagship store di via Borgospesso, con un look totalmente rinnovato che, come lo stand, riflette l’anima modern luxury del marchio.
Vista la vostra storia ed esperienza: qual è il metodo che permette di persistere sul mercato?
Il nostro è un secolo di storia che affonda le sue radici nella tradizione manifatturiera italiana e nella ricerca continua di nuove forme di eleganza.
Dal 1925, quello che ci ha sempre contraddistinti è la nostra capacità di interpretare il lusso attraverso il design e la lavorazione sartoriale, che hanno reso l’azienda un punto di riferimento nel panorama internazionale dell’arredo.
L’integrazione tra retail e contract è un asset strategico che amplifica il valore del nostro brand e ne accelera la crescita internazionale. Da un lato, il retail ci permette di consolidare l’identità del marchio, offrendo ai clienti un’esperienza diretta dei nostri prodotti e del nostro savoir-faire. Dall’altro, il contract ci consente di entrare in progetti di grande prestigio, creando collaborazioni con studi di architettura e interior designer di fama mondiale.
Questa sinergia è fondamentale: mentre il retail costruisce brand awareness e desiderabilità, il contract ci garantisce un posizionamento di alto livello in contesti esclusivi, rafforzando la nostra credibilità e portando il nostro design in tutto il mondo. Lavorare su entrambi i fronti ci permette di sviluppare nuove opportunità di business, ampliare la nostra rete di contatti e rispondere in modo flessibile alle esigenze di un mercato in continua evoluzione.
In definitiva, è proprio questo equilibrio tra creatività, personalizzazione e scalabilità che ci permette di distinguerci e di continuare a crescere, portando l’eccellenza del nostro brand nei progetti più ambiziosi a livello globale.
Quali sono stati i cambiamenti più profondi che avete attraversato: tecnologia, design, nuove forme per l’abitare?
In una storia lunga un secolo, con un inizio pionieristico, come spesso accade nelle attività imprenditoriali, il percorso si è intrecciato con la vita e le vicende del nostro Paese.
Cento anni di saper fare, di valori condivisi ma anche cento anni di persone, di famiglie, di sfide, difficoltà e di coraggio nel superarle. Per questo possiamo parlare di cento anni di evoluzione tecnologica, di passione per il bello, di voglia di sperimentare. Un know how che è diventato anche un sapere da tramandare, lavorazioni da preservare, prodotti e collezioni da rinnovare.
In questi cento anni di Turri abbiamo visto crescere l’interesse per ambienti più fluidi, dove ogni spazio ha una funzione, ma non è confinato a un ruolo predefinito. Le forme, i materiali e le finiture si sono evoluti per rispondere alle dinamiche dell’abitare in continua trasformazione.
Nel 2024 non si è mantenuto il trend positivo dell’ultimo triennio, c’è stata una flessione anche per Turri?
Anche per noi il 2024 ha rappresentato un anno di transizione. Piuttosto che parlare di una flessione, preferisco considerarlo un momento di adattamento e, ovviamente, di riflessione.
La sfida più grande resta mantenere la nostra eccellenza basata su artigianalità, qualità e innovazione e in questo periodo stiamo cercando di integrare sempre di più nuovi materiali e tecnologie senza tradire le radici della nostra tradizione.
Si tratta di una fase di normalizzazione del mercato o di un nuovo ciclo economico più prudente?
Oggi, penso che la chiave di lettura per interpretare le dinamiche di un mercato in costante evoluzione sia focalizzarsi sulla domanda che è sempre più selettiva e consapevole. In questo contesto, il nostro spirito pionieristico rimane quello di sempre: guidato dalla volontà di raccontare il design come espressione di un autentico stile di vita, si apre ad una riflessione più profonda sulle necessità e desideri dei nostri clienti.
Quali sono i vostri mercati di riferimento per l’estero?
Accanto ai mercati per noi storici e consolidati come Cina, India, Medio Oriente, con la recente apertura del primo showroom Turri a New York siamo entrati direttamente sul mercato americano, che sicuramente ha grandi potenzialità per un marchio che fa del comfort e degli ambienti modern luxury la sua cifra distintiva. Il percorso di crescita nel retail è uno degli obiettivi per il prossimo triennio.
Quanto incide il settore contract?
Il settore contract rappresenta una componente strategica fondamentale per il nostro business internazionale. Nel mondo dei custom interiors, la capacità di realizzare progetti su misura per hotel, residenze di lusso, uffici e spazi commerciali di alto livello è ciò che ci distingue e ci posiziona come un punto di riferimento nel mercato globale.
Lavorare nel contract significa trasformare il design in un servizio altamente sartoriale, capace di rispondere alle esigenze di architetti, interior designer e sviluppatori immobiliari con soluzioni personalizzate, innovative e di altissima qualità. È un ambito che ci consente di esportare l’eccellenza del Made in Italy, intesa non solo come estetica e artigianalità, ma anche come capacità di gestire progetti complessi, garantendo efficienza e affidabilità in ogni fase, dalla progettazione alla realizzazione. Inoltre, il contract è un volano di crescita: permette al nostro brand di essere presente in contesti prestigiosi a livello internazionale, aumentando la visibilità e consolidando la nostra reputazione. Ogni progetto su misura diventa una vetrina straordinaria, capace di raccontare il nostro Dna fatto di innovazione, attenzione ai dettagli e qualità senza compromessi. Oggi più che mai, il mercato richiede unicità e personalizzazione, ed è proprio attraverso il contract che possiamo rispondere in modo mirato, creando esperienze abitative ed emozionali su misura per i nostri clienti in tutto il mondo.
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