Addio a Giancarlo Crosta, argento alle Olimpiadi di Roma

Pianello Aveva 90 anni: faceva parte del quartetto arrivato secondo nel 1960 Trascinatore della Canottieri Falck e per 15 anni segretario degli Azzurri d’Italia

“Bosatta, Crosta, Baraglia, Galante”. Era l’equipaggio che vinse l’argento alle Olimpiadi di Roma del 1960 nel “quattro senza” del canottaggio e poi l’oro al campionato europeo a Praga l’anno seguente.

Ora, a 90 anni, se n’è andato anche Giancarlo Crosta, pianellese, e di quel fantastico quartetto rimane solo Renato Bosatta, anch’egli di Pianello, capace di bissare l’argento ai giochi olimpici di Tokyo e poi di vincere un bronzo a Città del Messico nel ‘68.

Incarichi

Crosta, più di tutti gli altri vogatori della gloriosa Canottieri Falck, era un autentico trascinatore e in seguito ha sempre svolto incarichi di primo piano nell’associazione Azzurri d’Italia, in particolare quello di segretario, per quindici anni, con Claudio Gentile presidente.

A casa sua una parete del salotto è diventata un piccolo museo, con medaglie, attestati e fotografie dei momenti più belli della sua carriera, condivisi con altri amici campioni del remo. Di quel movimento nato all’interno della ferriera di Dongo, capace, tra gli anni ’60 e ’70, di sfornare un gran numero di campioni e ottenere successi a tutti i livelli, lui era una delle punte di diamante. Amava lo sport e gli piaceva parlarne sempre, anche quando, negli ultimi anni, le condizioni di salute lo vincolavano parecchio.

L’aneddoto

In un’intervista a “La Provincia” di due anni fa aveva ricordato un curioso e incredibile episodio avvenuto in una gara a Zurigo con l’ “otto”: il timoniere, Luigi Lietti, ai milleduecento metri chiamò i dieci colpi per superare l’armo tedesco, ancora appaiato, e la prepotente accelerazione dei vogatori italiani provocò la rottura di uno scalmo, con il remo che colpì al petto Bosatta, scaraventandolo in acqua. Il canottiere pianellese non sapeva nuotare e la barca, lanciata a gran velocità, era già parecchi metri avanti. I compagni, tuttavia, si tuffarono e lo riportarono comunque in superficie.

Arrampicata

Dopo l’argento di Roma, quando era già sul pullman per rientrare a casa, Crosta vide la bandiera olimpica che sventolava sul pennone del villaggio e chiese all’autista di fermarsi un attimo: scese, si arrampicò sul pennone e strappò con i denti la corda che la teneva saldata. È un furto che nessuno gli contestò mai e quella stessa bandiera, che ha sempre custodito gelosamente, campeggiava sul lungolago di Pianello nel 2014, nel giorno in cui venne inaugurato il monumento che il Comune ha voluto dedicare a lui, a Bosatta e a Giglio Moralli, olimpionico a Monaco nel ’72.

I funerali di Giancarlo Crosta si svolgeranno domani alle 16, nella parrocchiale di San Martino: la comunità pianellese, l’Alto Lario e il mondo del remo saluteranno per l’ultima volta il campione.

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