Gli amici increduli al funerale del giovane precipitato in un dirupo con la moto: «Addio Alessio, non doveva finire così»

Vercana Emozioni e lacrime all’ultimo saluto del giovane di 22 anni precipitato in un dirupo con la moto da trial. Le parole di don Cesare della Rsa di Pianello dove lavora mamma Loredana

Commozione, emozioni, lacrime.

L’ultimo saluto ad Alessio Albini, il giovane rimasto vittima di un terribile incidente domenica scorsa, quando in sella alla sua moto da trial è precipitato in un profondo dirupo nella vallata fra Livo e Vercana, è stato un insieme di sentimenti forti e di fragilità umane, di messaggio intensi, di lacrime e incredulità dinanzi all’improvvisa e tragica scomparsa di un ragazzo di 22 anni.

«Dov’era Dio quando Alessio è caduto con la moto e dov’era dieci anni fa quando la stessa sorte era toccata a papà Angelo? – ha esordito nell’omelia don Cesare Riva, cappellano della Casa Sacro Cuore di Pianello del Lario, la Rsa in cui lavora Loredana, la mamma di Alessio – È la domanda che può sorgere in ognuno di noi».

La sorella di Lazzaro

«La sorella di Lazzaro, vedendo Gesù, gli dice che se lui fosse stato lì suo fratello non sarebbe morto – ha aggiunto il sacerdote riprendendo il passo del Vangelo appena letto – In realtà la liturgia ci presenta già l’eternità della vita, che passa dalla fede».

Non c’è altro appiglio, se non la fede, per accettare tragedie come quelle di Alessio, che ha spezzato il cuore a una famiglia già provata per la perdita, simile per tanti versi, di Angelo Albini, il papà, che dieci anni fa perse la vita precipitando in un dirupo mentre lavorava su una ruspa.

«Gesù non ci ha mai detto che avere abolito la morte terrena – sono ancora parole di don Cesare, che ha concelebrato con il parroco di Vercana, don Giuseppe Scherini, e quello di Sorico, don Roberto Vaccani, che di Alessio è stato insegnante di religione alla scuola media – Ci ha detto, però, che al di là c’è il suo regno che ci attende».

Parole che forse aiuteranno anche gli amici del giovane, che sono sembrati senza più appigli: alcuni di loro, tra cui Danny Rossini, che domenica era uscito con Alessio per un’escursione in moto e ha sentito le sue urla disperate dal dirupo, hanno portato il feretro in spalla dentro la chiesa, estremo gesto di affetto verso l’amico che non c’è più.

In chiusura di cerimonia ha strappato tante emozioni anche il messaggio d’affetto letto da Benedetta, la giovanissima di figlia del titolare della ditta per la quale lavorava la vittima: «Ti ho conosciuto anch’io e la prima cosa che mi viene spontanea dire è che non doveva andare così. Eri un ragazzo educato, rispettoso, un gran lavoratore, e avevi già dovuto affrontare la perdita di tuo papà quand’eri poco più che bambino. Così avevi imparato presto ad assumerti responsabilità, a diventare l’uomo di casa, senza mai perdere quel sorriso gentile da ragazzo riservato e dal cuore grande».

Palloncini bianci e ruspa

Altrettanto toccante il saluto sul sagrato dinanzi al feretro con una bella foto di Alessio sopra. Gli amici si sono trattenuti a lungo con lui, in tanti gli hanno parlato, ricordando i momenti belli trascorsi insieme, e anche il suo datore di lavoro ha sottolineato con commozione la grande professionalità e serietà del giovane, sempre puntuale in cantiere dicendo: «Oggi cosa facciamo, capo?».

Intanto alcuni palloncini bianchi sono volati in cielo, mentre in un angolo, accanto a tantissimi fiori, c’era anche una piccola ruspa, omaggio che Alessio può condividere con papà Angelo lassù.

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