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(Foto di archivio)
Dongo La Comunità Montana raccoglie il grido d’allarme dei pazienti e degli amministratori. Il precedente della Valchiavenna, dove la medicina di gruppo è realtà
È allarme medici di base in Alto Lario. Con il pensionamento di alcuni incaricati e il trasferimento di altri, la zona fra Domaso e Sorico, che comprende anche i paesi collinari di Vercana, Montemezzo e Trezzone, è rimasta del tutto sprovvista e da un paio di settimane si affida a due giovani medici che si alternano nell’ambulatorio medico temporaneo di Gera Lario il lunedì e il mercoledì per l’intera giornata e il venerdì mattina. Essendoci un’alternanza dei due professionisti, i pazienti devono fare lunghe code in ambulatorio anche per una semplice ricetta, che con i precedenti titolari era invece possibile ricevere on-line.
Anche nel resto del territorio la situazione non è rosea, tanto che il presidente della Comunità montana, Mauro Robba, ha convocato tutti i sindaci e i medici di base ancora attivi per affrontare l’impellente problematica: «La mia proposta è creare una sorta di cooperativa con un presidio in posizione centrale, cioè a Dongo, dove tutti i cittadini altolariani possano far riferimento a un medico di base – annuncia – I nuovi pensionamenti di medici in atto e in vista, in assenza di sostituti, non mi sembra offrano alternative».
Se n’è parlato a Palazzo Gallio e da parte dei medici c’è stata condivisione della proposta. Roberto Scaramellini, vicepresidente dell’assemblea dei sindaci di Valchiavenna e Alto Lario, ha raccontato l’esperienza positiva della Valchiavenna, dove a fronte di 25 mila pazienti e 21 medici di base, è partita l’iniziativa della medicina di gruppo, con un presidio nei locali inutilizzati dell’ospedale di Chiavenna, dove sono operative anche due segretarie e due infermiere. «Assumeremo anche noi un impiegato amministrativo e un’infermiera – aggiunge il presidente della Comunità montana – in modo da consentire ai medici di svolgere essenzialmente mansioni sanitarie e di dedicarsi in tutto e per tutto alla salute del pazienti».
Lo scorso un centinaio di medici dell’Ats della Montagna, tra cui gli altolariani Alessandro Segantini, coordinatore dei medici del territorio andato in pensione a fine ottobre, Roberto Copes e Vittorio Mangano, aveva rivolto un pressante appello alle aziende sanitarie di competenza e a Regione Lombardia per ribadire proprio il problema del continuo calo numerico dei medici e dell’enorme mole di lavoro burocratico a carico dei titolari di ambulatori. «Anch’io – aveva sottolineato Segantini – mi sono dovuto accollare 400 pazienti in più per far fronte all’emergenza: pazienti che non conosco e che richiedono più tempo per ogni visita. E poi devo occuparmi di piani terapeutici, per esempio, e di prescrizione di lettini e attrezzature varie».
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