Cronaca / Lago e valli
Domenica 26 Gennaio 2025
Amaro Val Cavargna, la seconda primavera della ricetta segreta
Il liquore torna in produzione dopo 50 anni grazie ad Antonio Curti, storico negoziante della zona. «Erbe e radici della nostra terra, prodotto che piace»
L’amaro “Val Cavargna” è tornato in produzione e suscita curiosità. Nel territorio esiste un solo precedente: l’amaro “Sacromonte” lanciato negli anni ’70, a San Siro, che sparì pochi anni più tardi dopo alterne fortune.
Più o meno in quegli stessi anni era stata avviata anche la produzione dell’amaro “Val Cavargna”, che si rifaceva a una ricetta a base di erbe locali tenuta segreta dai genitori di Antonio Curti, titolare di un negozio di alimentari a San Bartolomeo.
La produzione avveniva in una ditta di Calolziocorte, in provincia di Lecco, ma le materie prime e il procedimento arrivavano proprio dalla Valle. Sui social, dove in parecchi hanno commentato il lancio dell’amaro, c’è chi si ricorda bene anche della prima versione: «Lo servivo nella mia osteria di Cusino – commenta a questo proposito un’ex esercente della Valle – Quanti anni sono passati». La ricetta è passata nelle mani del figlio, che ha voluto riprovarci: «Ai tempi l’amaro locale venne apprezzato ed ebbe un certo successo – rievoca Curti – poi, avendo i miei genitori mille altre cose da fare, questa loro passione passò un po’in secondo piano, fino al momento in cui si esaurì del tutto».
E adesso la storia ricomincia. «Premetto che non tutti gli ingredienti sono locali – puntualizza il negoziante con molta onestà – ma ci sono diverse erbe e radici tipiche della nostra Valle, da cui si ottiene un amaro che ricorda un po’ il Braulio, ma che è molto particolare e risulta ottimo come digestivo. Sono ripartito a maggio con la produzione, affidandola ancora alla stessa ditta di Calolziocorte a cui si erano rivolti a suo tempo i miei genitori, e di recente, entrando in un bar di Dongo, ho notato che tra le bottiglie dietro al bancone c’era anche il mio amaro. Ed è stato per me motivo di grande soddisfazione».
Da diversi anni le amministrazioni della Valle stanno portando avanti un progetto di Deco (denominazione comunale) al fine di recuperare e valorizzare le tradizioni, la genuinità e i sapori del passato. Il cibo è uno degli strumenti privilegiati per trasmettere la propria identità e negli anni, grazie anche al prezioso contributo del Gruppo folcloristico Val Cavargna, sono state promosse apprezzate iniziative culinarie che hanno esaltato gli antichi sapori di matuscia, voltadei, dirunsel e canestrei.
Sono specialità che rientrano anche nel progetto “La dieta alpina” di Regione Lombardia, con un libro e un documentario al riguardo. Ora torna alla ribalta anche l’amaro, ideale conclusione del pasto a chilometro zero.
«Nella loro semplicità di ingredienti, esaltano la capacità di cucinare il meglio con quel poco che c’era una volta – interviene ancora Curti – Nel nel mio negozio è possibile acquistare la matuscia. Spero che anche l’amaro “Val Cavargna” possa avere successo: gli estimatori, tra l’altro, mi dicono che è ottimo anche bevuto molto freddo». E chissà che l’amaro possa tornare a nuova vita, in un momento in cui il marchio Lake Como sembra essere diventato sinonimo di qualità.
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