Amaro Val Cavargna, la seconda primavera della ricetta segreta

Il liquore torna in produzione dopo 50 anni grazie ad Antonio Curti, storico negoziante della zona. «Erbe e radici della nostra terra, prodotto che piace»

L’amaro “Val Cavargna” è tornato in produzione e suscita curiosità. Nel territorio esiste un solo precedente: l’amaro “Sacromonte” lanciato negli anni ’70, a San Siro, che sparì pochi anni più tardi dopo alterne fortune.

Più o meno in quegli stessi anni era stata avviata anche la produzione dell’amaro “Val Cavargna”, che si rifaceva a una ricetta a base di erbe locali tenuta segreta dai genitori di Antonio Curti, titolare di un negozio di alimentari a San Bartolomeo.

La produzione avveniva in una ditta di Calolziocorte, in provincia di Lecco, ma le materie prime e il procedimento arrivavano proprio dalla Valle. Sui social, dove in parecchi hanno commentato il lancio dell’amaro, c’è chi si ricorda bene anche della prima versione: «Lo servivo nella mia osteria di Cusino – commenta a questo proposito un’ex esercente della Valle – Quanti anni sono passati». La ricetta è passata nelle mani del figlio, che ha voluto riprovarci: «Ai tempi l’amaro locale venne apprezzato ed ebbe un certo successo – rievoca Curti – poi, avendo i miei genitori mille altre cose da fare, questa loro passione passò un po’in secondo piano, fino al momento in cui si esaurì del tutto».

E adesso la storia ricomincia. «Premetto che non tutti gli ingredienti sono locali – puntualizza il negoziante con molta onestà – ma ci sono diverse erbe e radici tipiche della nostra Valle, da cui si ottiene un amaro che ricorda un po’ il Braulio, ma che è molto particolare e risulta ottimo come digestivo. Sono ripartito a maggio con la produzione, affidandola ancora alla stessa ditta di Calolziocorte a cui si erano rivolti a suo tempo i miei genitori, e di recente, entrando in un bar di Dongo, ho notato che tra le bottiglie dietro al bancone c’era anche il mio amaro. Ed è stato per me motivo di grande soddisfazione».

Da diversi anni le amministrazioni della Valle stanno portando avanti un progetto di Deco (denominazione comunale) al fine di recuperare e valorizzare le tradizioni, la genuinità e i sapori del passato. Il cibo è uno degli strumenti privilegiati per trasmettere la propria identità e negli anni, grazie anche al prezioso contributo del Gruppo folcloristico Val Cavargna, sono state promosse apprezzate iniziative culinarie che hanno esaltato gli antichi sapori di matuscia, voltadei, dirunsel e canestrei.

Sono specialità che rientrano anche nel progetto “La dieta alpina” di Regione Lombardia, con un libro e un documentario al riguardo. Ora torna alla ribalta anche l’amaro, ideale conclusione del pasto a chilometro zero.

«Nella loro semplicità di ingredienti, esaltano la capacità di cucinare il meglio con quel poco che c’era una volta – interviene ancora Curti – Nel nel mio negozio è possibile acquistare la matuscia. Spero che anche l’amaro “Val Cavargna” possa avere successo: gli estimatori, tra l’altro, mi dicono che è ottimo anche bevuto molto freddo». E chissà che l’amaro possa tornare a nuova vita, in un momento in cui il marchio Lake Como sembra essere diventato sinonimo di qualità.

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