«Anch’io ho pensato all’ incidente. Diteci chi ha ucciso mio cognato»

La testimonianza Parla Silvana Gobba, una delle prime persone a intervenire: «Una scena da togliere il respiro»

«Mio cognato non ce lo restituirà più nessuno, ma è lecito pretendere di sapere la verità sui ciò che è avvenuto a casa sua tra la sera di martedì e la mattina di mercoledì, quando anch’io l’ho visto a terra senza vita in una pozza di sangue». A parlare è Silvana Gobba, cognata della vittima, che mercoledì mattina è stata tra i primi a intervenire sul luogo della tragedia. Il primo a recarsi nell’abitazione del vicino, contattato da chi, non vedendolo come sempre in negozio, si era allarmato, era stato Elio Bernardino Ferrario, che dinanzi alla macabra scena trovatosi dinanzi ha chiamato altri compaesani.

«Abito a una cinquantina di metri e sono corsa subito a casa sua – prosegue la signora Silvana – La scena era da togliere il respiro, ma anch’io, al pari degli altri, mi sono convinta che mio cognato avesse avuto un malore e fosse caduto ferendosi. Come si fa a pensare all’omicidio di una persona normalissima, di 76 anni, che continuava a portare avanti la propria attività in negozio?».

Una considerazione legittima, fin troppo ovvia, condivisa dalla gente di Catasco e di Garzeno, che nella giornata di mercoledì, nonostante la presenza dei carabinieri del nucleo scientifico di Milano che fa capo ai Ris fino a sera nella frazione, propendeva per le tesi del malore fatale. «Adesso vorremmo capire come sono andate le cose – prosegue la cognata – Nessuno ci può restituire Candido, ma credo sia lecito pretendere di sapere chi l’ha ucciso e per quale motivo. Le indagini proseguono, magari gli inquirenti sanno hanno già scoperto tracce utili in merito alle quali, giustamente, mantengono il più stretto riserbo per arrivare più in fretta ad incastrare i colpevoli».

Come hanno già fatto i compaesani, anche Silvana Gobba descrive Candido Montini come persona senza scheletri nell’armadio: «Era una persona normalissima – ribadisce – Aveva ancora i suoi progetti, come la sistemazione della casa, e lavorava ancora con grande passione per accantonare i soldi necessari. Anche lui aveva le sue discussioni con il prossimo, come tutti del resto, ma fondamentalmente era di animo buono e si è sempre dato da fare per la comunità e anche al di fuori, con il sostegno di tante buone cause legate padre Pio, cui era particolarmente devoto».

In un quadro del genere avere dei sospetti diventa davvero un’impresa improba. «In tutta sincerità non riesco ad immaginare che qualcuno possa aver ucciso volontariamente», conferma infatti la donna.

In paese la gente s’interroga, vorrebbe sapere e auspica che gli inquirenti riescano a risalire presto agli autori della brutale aggressione che ha privato della vita il settantaseienne negoziante di Catasco. «E’ normale che sia così – osserva a questo proposito il sindaco, Eros Robba – Il nostro amato Candido, purtroppo, non c’è più, ma credo sia legittimo il desiderio di sapere chi è il colpevole e per quale motivo abbia commesso un reato così grave ed estremo. Gli inquirenti stanno facendo le opportune indagini e confidiamo tutti nell’auspicato riscontro».

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