Bellagio, il ristorante sospeso chiuso
«Pericolo per avventori e passanti»

L’intervento dei carabinieri, le motivazioni e le multe per 54mila euro. Lo chef Gandola: «Danno da 30mila euro». L’organizzatore: «Le nostre carte? Tutte in regola»

Sono parecchio salate le sanzioni comminate sabato 11 settembre a Bellagio dai carabinieri dell’Ispettorato del lavoro nei confronti delle quattro società coinvolte nel progetto “Dinner in the sky”, il ristorante “sospeso” finito sotto sequestro preventivo per una serie di presunte irregolarità sul fronte della sicurezza.

Il conto finale è pari a 54.500 euro, vale a dire 28.500 euro di ammende assortite e 26mila di sanzioni amministrative, comminate in attesa di capire come intenda muoversi l’autorità giudiziaria, costantemente aggiornata dai carabinieri, che in realtà fin da giovedì erano impegnati in una serie di accertamenti condotti assieme ai colleghi della stazione bellagina e a personale della Guardia di finanza. Benché ulteriori accertamenti siano tuttora in corso e benché il provvedimento debba ora passare al vaglio di un giudice, domenica 12 si è appreso che la scelta di disporre il sequestro di gru e piattaforma sia conseguenza di quello che fonti dell’Arma definiscono «un imminente pericolo di vita non solo per lavoratori e avventori ma anche per i passanti».

Non nasconde grande amarezza lo chef del “Salice blu” Luigi Gandola, coinvolto nell’iniziativa della società “Dts Italia” per gli aspetti culinari: «La chiusura anticipata (l’evento avrebbe dovuto terminare proprio domenica 12, ndr) ci ha causato un danno importante - precisa - Avevamo 66 prenotazioni per sabato e 132 per domenica, significa che più o meno perdiamo 30mila euro. Peccato davvero, anche per tutta l’organizzazione e l’impegno che ci avevano consentito di prendere parte a un servizio come questo. Il mio unico auspicio è che si organizzi in fretta una nuova edizione per il 2022 e che ci sia consentito, in questo modo, di poter rientrare dalle perdite».

Analogo, malcelato disappunto da parte di Stefano Burotti , responsabile eventi di “Dits Italia srl”, la società che organizza queste cene sospese e cui si deve anche l’allestimento della struttura di Bellagio: «Sono tre stagioni - dice Burotti - che lavoriamo a questo tipo di eventi, forti di tutte le certificazioni che servono ad allestire una struttura come la nostra. Quest’anno abbiamo già organizzato una quindicina di appuntamenti analoghi in tutta Italia, mentre nel resto del mondo, con la stessa identica formula, ne sono stati organizzati più di 10mila, in 67 stati e in cinque continenti in totale sicurezza, senza che mai, per fortuna, si sia verificato alcun incidente. Rincresce che siano state messe in dubbio le nostre certificazioni. Abbiamo già attivato i nostri avvocati. Proveremo a far valere le nostre ragioni in tutte le sedi».
(S. Fer.)

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