Cantiere troppo vicino e l’albergo non riapre: «Faremo causa all’Anas»

Griante Contenzioso annunciato dal proprietario di “Villa Hadeel”, lo scavo è a 13metri dall’hotel: «Mezzi ovunque, è impossibile avviare l’attività»

Si profila un braccio di ferro giudiziario tra la proprietà di Villa Hadeel - hotel 3 stelle - che fa capo all’albergatore Stefano Luchina (ed alla sua società “Lincar”) e l’Anas dopo che i lavori al portale nord della variante della Tremezzina sono entrati nel vivo.

L’annuncio è arrivato dall’avvocato Mario Magnocavallo, che cura gli interessi della società “Lincar”, cui fa capo la struttura alberghiera (20 camere), presente al sopralluogo dentro e fuori l’hotel al fianco di Elisa e Milena Pessina - cui formalmente è affidata la riapertura con annessa gestione dell’hotel - e di Giulio De Bernardi, figura molto conosciuta in ambito turistico, cui Stefano Luchina ha dato mandato di curare i propri interessi con Anas insieme all’avvocato Magnocavallo.

«In queste condizioni è impossibile riaprire - conferma lo stesso De Bernardi -. Lo scavo del salto di montone risulta a poco più di 13 metri, ci sono mezzi di cantiere ovunque, la rampa disabili occupata ed è stata liberata solo dopo una nostra lettera di sollecito, oltre a porzioni di roccia cadute nella parte posteriore della struttura. E poi c’è un paradosso. Anas ha definito la struttura agibile, ma l’impresa ha fatto sapere che in corrispondenza delle volate tramite esplosivo va sgomberata. Cioè dovremmo dire alla coppia di turisti di turno di tenersi sempre all’erta e lasciare la camera prima dello scoppio delle volate».

«L’augurio è che Anas riapra il dialogo in buona fede. Così l’albergo non può lavorare. Peraltro quanto dovrà restare chiuso in queste condizioni, con annesso deperimento della struttura? Urgono risposte»

Di sicuro, come rimarcato dall’avvocato Magnocavallo, «in queste condizioni l’albergo non può essere messo a reddito sia tramite apertura diretta che attraverso l’affitto del ramo d’azienda”. La strada è dunque quella di rivolgersi alla giustizia ordinaria, anche perché Anas - pur non chiudendo completamente il canale del dialogo - avrebbe fatto sapere che al momento di margini di trattativa ce ne sono ben pochi. Eppure la situazione si commenta da sé, come dimostrano le immagini di un video - mostrate al nostro giornale da Elisa e Milena Pessina - in cui la roccia viene perforata con il “martellone” per plasmare l’imbocco del salto di montone (o galleria di svincolo), il tutto in piena notte. Il primo passo non potrà che essere quello di una “richiesta risarcitoria per la stagione 2023/2024”.

«L’augurio è che Anas riapra il dialogo in buona fede. Così l’albergo non può lavorare. Peraltro quanto dovrà restare chiuso in queste condizioni, con annesso deperimento della struttura? Urgono risposte», la chiosa dell’avvocato Magnocavallo.

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