Centrale medica unica: ecco come la sanità “aiuta” i paesi del lago

Gravedona L’Asst di Sondrio e l’Ats della Montagna hanno attivato un nuovo servizio al numero 116117. L’obiettivo? Assistenza senza affollare i pronto soccorso

Il Servizio di continuità assistenziale in Alto Lario viene riprogrammato e potenziato in relazione alle esigenze orografiche del territorio. Areu (Agenzia regionale emergenza urgenza), Asst di Sondrio e Ats della Montagna hanno istituito la centrale Unic.a, attivata a titolo sperimentale all’inizio di marzo e dal 15 maggio entrata stabilmente a far parte dei servizi sanitari attivi sul territorio.

I primi numeri

Da un lato c’era la necessità di ridurre l’utilizzo improprio dei servizi di emergenza/urgenza e il sovraffollamento dei pronto soccorso, dall’altro il problema della carenza di medici.

E così ecco un servizio di assistenza sanitaria basato su televisita, teleconsulto e prescrizioni dematerializzate. Il numero da comporre è il 116117 e i medici prescrivono telefonicamente farmaci o attivano una visita ambulatoriale, se necessaria, con accesso diretto dell’assistito presso la postazione territoriale oppure a domicilio.

Significativi i numeri del periodo sperimentale di poco più di un mese: sono state gestite 1.481 chiamate: il 12% delle richieste è per febbre, l’11% per vomito e la restante percentuale per Covid, allergie, cefalea, ipertensione, stati d’ansia, dolori addominali; al 100% delle chiamate è seguito l’invio del referto, al 26% è stata trasmessa una ricetta de materializzata, al 3,5% è stata effettuata una prescrizione diagnostica di specialistica ambulatoriale, al 7%, infine, è stata effettuata una prestazione di telemedicina.

I Comuni con maggior frequenza di accesso sono quelli con elevata vocazione turistica, in particolare l’Alto Lario, dove la stagione non ha ormai più una soluzione di continuità. «L’attivazione del nuovo modello organizzativo basato sulla Centrale medica unica ha consentito di ottimizzare il servizio di continuità assistenziale garantendo, sul totale delle chiamate effettuate, nel 70% dei casi una televisita con trasmissione del referto e della prescrizione – sottolinea Maria Elena Pirola, direttore sanitario di Ats della Montagna – Al cittadino si dà una risposta al proprio domicilio, evitando spostamenti. Solo il 20% delle richieste di intervento è stato trasferito alle postazioni ambulatoriali. Anche i medici di continuità assistenziale coinvolti nel progetto hanno manifestato interesse e soddisfazione».

Case di comunità

L’intenzione è anche quella di applicare lo stesso modello nelle Case di comunità, una della quali prevista anche a Dongo: «Sarà più agevole favorire una piena integrazione delle cure primarie con il servizio di emergenza/urgenza e i presidi ospedalieri di riferimento – osserva il direttore generale, Raffaello Stradoni – sviluppando attività di teleconsulto e coinvolgendo medici specialisti come il pediatra o il cardiologo. Stiamo anche valutando l’ipotesi di sviluppare l’Homeo treatment del fragile, potenziando le visite domiciliari con strumenti di diagnostica e di telemedicina».

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