Metti un cinghiale nel giardino di casa: «Mansueto e tranquillo. Ma non si può»

Nesso Intervento della Polizia provinciale, culminato con la denuncia del proprietario. L’animale pesa 40 chili ed era diventato quasi un’attrazione. L’allarme per la peste suina

Tra gli interventi rubricati alla voce “fauna selvatica” quello che stiamo per raccontare risulta senza alcun dubbio tra i più singolari, con un solo precedente specifico che risale a tre anni fa dentro al riserva del lago del Piano.

Un intervento che, peraltro, è terminato con una denuncia penale per “allevamento abusivo di animale selvatico”. Nel dettaglio, gli agenti della polizia provinciale guidati dal comandante Marco Testa hanno sequestrato un capo di cinghiale di una quarantina di chilogrammi di peso che era stato allevato in maniera abusiva e che, proprio per il tipo di allevamento ricevuto, risultava particolare docile, quasi alla stregua di un animale domestico.

Recinto

Il cinghiale, che era tenuto dentro una proprietà privata ben recintata, da tempo stava facendo parlare di sé in paese, tanto da attirare poi l’attenzione degli agenti di Villa Saporiti. «Sul nostro territorio provinciale il cinghiale non figura tra le specie che possono essere detenute e allevate. Vi è una specifica disposizione di legge molto chiara in tal senso - queste le parole di Marco Testa a La Provincia - C’è poi un motivo in più d’allarme legato alla presenza di questo ungulato in una situazione così particolare, legato all’emergenza della peste suina africana. Ogni allevamento di suidi deve avere un registro di stalla. Dunque oltre a non poter essere allevato, questo cinghiale non figura in nessun registro. In altre regioni l’allevamento dei cinghiali è possibile, a fronte di un dettagliato report affidato al registro di stalla».

In prima battuta a Nesso sono intervenuti gli agenti di Villa Saporiti. Una volta accertato però che oltre al cinghiale erano presenti anche un maialino vietnamita e un meticcio è stato chiesto il supporto, per quanto di competenza, del personale dell’Ats Insubria.

Dunque l’intervento è avvenuto su un doppio binario, il primo legato all’allevamento abusivo di questo ungulato - sulla quarantina di chili di peso - e il secondo (di competenza dell’Ats) per quel che concerne la presenza dei due suidi.

Il cinghiale è stato così posto sotto sequestro ed al momento è ancora in custodia in quel di Nesso. Di sicuro si è trattato di un intervento particolare. La parola passa ora alla Procura, ricordando che l’allerta per la diffusione, ormai particolarmente marcata, della Peste suina africana ha imposto la massima attenzione su questo caso.

Caso particolare

«Sicuramente si tratta di una vicenda particolare - la chiosa di Marco Testa - Il cinghiale aveva o meglio ha tuttora le caratteristiche morfologiche di un animale selvatico, ma nel contempo a connotarlo è un atteggiamento molto mansueto.

L’ipotesi più accreditata è che questo cinghiale sia stato raccolto in tenera età, allevato e dunque abituato a vivere accanto alle persone. Con la peste suina africana che avanza in maniera sempre più marcata è opportuno scoraggiare in ogni modo questo tipo di pratiche”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA