«Credeva fosse un fumogeno. L’ha acceso e gli è esploso in mano»

Menaggio Ha perso parte della mano. «Anche il figlioletto ne aveva uno, ma un volontario Cri è riuscito a lanciarlo via lontano»

Ha impressionato un po’ tutti, l’altra sera al campo di calcio della Madonnina, l’incidente occorso ad Alessandro Cantoni, cinquantatreenne che intendeva creare un po’ di folclore all’ingresso in campo del Menaggio “under 14” e dei pari età della Uggiatese. Quello che lui riteneva un fumogeno, in realtà si è rivelato un potente petardo, e lo scoppio improvviso ha avuto effetti devastanti, spappolandogli una mano. Nonostante il tempestivo arrivo dei soccorsi e il trasporto in elicottero all’ospedale San Gerardo di Monza, i sanitari non sono riusciti a salvargli l’estremità dell’arto, gravemente lesionata dalla deflagrazione.

Pericolo sventato

Gli ordigni accesi, a dire la verità, sono stati addirittura due: quando è scoppiato il primo, un ex volontario della Croce Rossa ha fatto in tempo a strappare di mano al figlioletto di Cantoni il secondo, già acceso, e a lanciarlo lontano, soccorrendo poi il papà in attesa dell’arrivo dei soccorsi. L’uomo rimasto gravemente ferito risiede in frazione Croce ed è conosciuto anche per essere figlio di Giuseppe Cantoni, storico titolare della Vecchia Chioderia di Grandola, a lungo impegnato anche in ambito politico - amministrativo: «Mio figlio era convinto di avere con sé degli innocui fumogeni colorati – conferma papà Giuseppe – . Al momento non so di più, ma adesso è più importante pensare alle sue condizioni».

Una sorte ancor peggiore sarebbe capitata al nipotino se qualcuno non gli avesse strappato di mano l’altro petardo scagliandolo lontano, ma per i famigliari non è il momento di pensare ad altro se non al congiunto rimasto menomato: «Poteva andare ben peggio – riconosce il titolare della Vecchia Chioderia – ma adesso tutta la preoccupazione è per Alessandro».

La presidente del Calcio Menaggio, Sylvie Bozzoni, non si capacita di quanto accaduto e chiarisce un particolare importante: «Alessandro è arrivato al campo a mani vuote – assicura – . Quelle due bombe (così le definisce la dirigente, ndr) sono state consegnate da qualcuno all’interno della struttura e spacciate per innocui fumogeni. La sottoscritta e la società prendono nettamente le distanze da chiunque introduca al campo sportivo fumogeni, petardi o altri tipi di ordigni e la magistratura farà le opportune indagini per risalire ai colpevoli. Accettiamo bandiere, trombe e altri dispositivi che facciano un folclore innocuo, ma non fumogeni e, tantomeno, ordigni esplosivi».

Rischio

«Siamo veramente dispiaciuti per Alessandro, che è un amico, un padre di famiglia e un appassionato di calcio – prosegue la presidente del Calcio Menaggio – e ringraziamo i due volontari della Croce Rossa che si sono prodigati in suo aiuto in attesa dei soccorsi. Personalmente avverto un brivido se penso cosa sarebbe potuto succedere se fosse esploso anche il secondo petardo in mano al figlioletto, con altre persone al suo fianco sulla tribuna degli spettatori».

Alessandro Cantoni ha dei trascorsi di calciatore nelle giovanili dell’Atalanta, quando veniva soprannominato “Stromberg” per via della somiglianza con lo svedese che all’epoca militava nella squadra orobica. Ora stravedeva per il figlio dodicenne che gioca nell’”under 14” del Menaggio e sabato, come sempre, si era recato al campo per assistere alla partita assieme al figlioletto più piccolo. Un petardo che credeva un fumogeno l’ha privato della mano destra. E poteva andare ben peggio.

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