Delitto di Garzeno, l’alibi della madre smentito dalle telecamere

L’indagine La donna: «Ho portato mio figlio alla scuola guida». Ma gli orari non tornano

«Mio figlio è stato sempre con me. Fino a quando l’ho accompagnato a scuola guida a Dongo». Ma l’alibi fornito dalla madre ai carabinieri, viene - in parte - smentito dalle immagini di una telecamera. Nel lunghissimo pomeriggio di lunedì, mentre i carabinieri di Como contestavano al minorenne l’accusa di omicidio volontario, la madre ha accettato di testimoniare. Per dire che suo figlio si era svegliato in tarda mattinata, avevano pranzato insieme, che quindi nel primo pomeriggio lo accompagnava a Dongo per rientrare nel tarso pomeriggio. E che, dunque, non può essere lui l’assassino di Candido Montini.

Ma, in realtà, gli orari forniti dalla donna e, soprattutto, i suoi movimenti nel corso di quella giornata non coinciderebbero con quanto raccolto da una telecamera piazzata sulla strada all’ingresso della frazione di Catasco. Mentre la donna, ai carabinieri, dice che subito dopo aver pranzato ed essersi fatto la doccia (senza mai uscire di casa) ha accompagnato il figlio, alle 13.40, a Dongo, le telecamere la danno in uscita da Catasco non prima delle due e mezza e, un quarto d’ora dopo, di ritorno nonostante lei abbia assicurato di essere rimasta sempre a Dongo. Mezz’ora dopo è ripartita per prendere il figlio, per rientrare infine poco prima delle 16. Sull’alibi della scuola guida sono ancora in corso accertamenti, ma all’atto del fermo gli investigatori non lo hanno ritenuto decisivo. Anzi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA