Fallimento Forma Urbis: assolti l’ex sindaco di San Siro Raveglia e suo padre

Il caso Condannati in primo grado, i giudici dell’Appello hanno ribaltato la sentenza. Erano accusati di concorso esterno. Confermata la pena all’altro imputato, Domenico Scordo

L’ex sindaco di San Siro, Claudio Raveglia (49 anni) e il padre Sergio che di anni ne ha invece 88, entrambi residenti appunto a San Siro, sono stati assolti a Milano dai giudici dell’Appello dall’accusa di aver giocato un ruolo nelle vicende che portarono alla bancarotta di una società dal nome “Forma Urbis” (ai due Raveglia era imputato il concorso esterno) che era finita al centro dell’inchiesta che ruotava attorno all’ex assessore di Cantù, Claudio Ferrari.

I due Raveglia in primo grado erano stati condannati a due anni con il rito abbreviato (Claudio) e a un anno e tre mesi il padre.

Il processo

I giudici di Milano, invece, hanno assolto l’ex sindaco perché «il fatto non sussiste», mentre Sergio «perché il fatto non costituisce reato». Confermata invece la condanna a tre anni per il terzo imputato che era in aula, Domenico Scordo, 71 anni, che era invece finito in una vicenda che aveva riguardato un’altra società, la “Sviluppo Urbano”.

Tornando ai due Raveglia, la sentenza è stata letta nella giornata di venerdì per la gioia dell’ex sindaco, che era presente in aula, e degli avvocati che hanno assistito lui e il padre, ovvero i legali Giuseppe Sassi e Alessandro Mogavero.

La procura di Como, con il pm Antonia Pavan, aveva indagato su sospetti reati nel mondo delle compravendite immobiliari. Fascicolo che era “entrato in scena” il 21 di novembre del 2022 con la notifica di ordinanze di custodia cautelare che avevano colpito proprio un nome noto della Brianza, l’ex assessore canturino Claudio Ferrari (che ha poi patteggiato assieme ad altri indagati).

Le indagini però pian piano si erano allargate, ed erano arrivate ad iscrivere sul registro degli indagati anche i due Raveglia.

Secondo quanto sostenuto dal pm, lo schema illecito al centro dell’ampia indagine prevedeva inadempimenti fiscali e poi, prima di eventuali accertamenti tributari, lo svuotamento delle società con il trasferimento di capitali agli indagati sotto diverse forme e con diversi movimenti.

Secondo la guardia di finanza, dai conti di Forma Urbis uscirono versamenti privi di documentazione, oppure con documenti ritenuti di copertura. Distrazioni che per un importo di 150 mila euro sarebbero finite anche (da qui il loro coinvolgimento, seppur marginale rispetto ad altre questioni) sui conti riconducibili ai Raveglia. Secondo il pubblico ministero insomma l’operazione distrattiva era stata infatti condotta con le parti che ne erano a conoscenza, una tesi che in primo grado era stata accolta dal giudice di Como.

Formula piena

Invece, le difese avevano sempre ribattuto sostenendo come l’ex sindaco di San Siro non sapesse proprio nulla di quei 150 mila euro, che del resto erano stati incassati dal padre, e che lo stesso genitore pensava che fossero solo soldi dovuti dalla Forma Urbis per precedenti relazioni ma di certo non somme poco trasparenti. Una posizione che i giudici di Milano hanno accolto, assolvendo con la formula piena entrambi i Raveglia ma non Scordo la cui condanna è stata confermata.

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