Fuoco sui lupi, il governo svizzero dice sì: «Regolazione per evitare futuri danni»

Il caso È destinato a fare discutere il provvedimento di Berna. L’ultima parola spetta ai Cantoni: «Già a dicembre si potrà sparare a patto che venga garantito in numero minimo dei branchi»

È una decisione storica - con inevitabili ripercussioni anche sul nostro territorio - quella assunta dal Governo svizzero su proposta del consigliere federale Albert Rosti (esponente dell’Udc, partito di centro-destra) che nella seduta del primo novembre ha approvato con tutta l’eccezionalità del caso, a partire dal primo dicembre, «la regolazione preventiva di branchi di lupi volta a prevenire futuri danni a condizioni ben definite». Si tratta a suo modo di uno spartiacque importante nella gestione del lupo, con la decisione ultima che spetterà ai Cantoni, i quali - a fronte di denunce circostanziate - potranno dar corso agli abbattimenti senza più il superamento del tetto massimo dei capi predati quali causa scatenante.

Trecento esemplari

Per dare un ordine di grandezza, in Svizzera nel 2020 erano presenti 11 branchi e poco più di cento lupi, mentre attualmente si contano 32 branchi e circa 300 lupi. Nel 2019 su tutto il territorio federale i lupi hanno predato 446 animali “da reddito”, mentre nel 2022 sono state registrate ben 1480 predazioni. Da qui la decisione del Governo, sicuramente influenzata anche dalle proteste di piazza dei tanti allevatori, a cominciare da quelli ticinesi.

Quindi anche il branco transfrontaliero che ormai stabilmente da 2015 occupa i crinali ticinesi e comaschi potrebbe tranquillamente finire tra un mese - a fronte di determinate condizioni - sotto lo scacco degli abbattimenti. «Già a dicembre e gennaio i Cantoni potranno così procedere a regolazioni preventive di branchi», ha fatto sapere l’Ufficio federale della Caccia, che fa capo al Governo di Berna. Il tutto con una postilla e cioè cche i Cantoni - a cominciare da Ticino e Grigioni (anch’esso confinante con il Comasco in Alto lago) - potranno abbattere interi branchi «solo a fronte di casi motivati ed a condizione che sia garantito il numero minimo di branchi in una data regione».

L’ordinanza

Secondo l’ordinanza sulla caccia, in particolare, la Svizzera è suddivisa in cinque regioni. In quelle più grandi devono sempre essere presenti almeno tre branchi, mentre in quelle più piccole due. Gli abbattimenti dovranno sempre essere autorizzati dalla Confederazione.

A conferma del fatto che questa volta la Svizzera fa sul serio entro la fine del 2024 le diverse iniziative poste in essere per arginare l’avanzata del lupo verranno accorpate in un unico provvedimento che avrà carattere e durata definitive. Decine le reazioni oltreconfine alla decisione del Governo, su cui sicuramente pesa la decisione di dar corso a proteste ad oltranza da parte dell’Associazione per la Protezione del Territorio dai Grandi Predatori, che non a caso ieri in una lunga nota ha parlato di «decisione che pone rimedio a una situazione di grande degrado. Situazione che è letteralmente sfuggita di mano». Il riferimento diretto è anche a quanto accade su questo lato del confine dove l’Associazione aveva già segnalato la presenza di tre branchi transfrontalieri. «Ma nel 2020 non si è fatto nulla - si legge nella nota - E così la presenza del lupo è aumentata del 200%». Contrarie al provvedimento le Associazioni ambientaliste.

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