Ha aperto la porta al suo assassino

L’inchiesta È una delle ipotesi degli inquirenti che si occupano della morte del pensionato Candido Montini. Saracinesca del negozio abbassata già nel pomeriggio. Disposta l’autopsia per accertare l’ora dell’agguato

Si allarga il periodo di tempo, precedente all’uccisione di Candido Montini (76 anni) su cui i carabinieri della compagnia di Menaggio e i colleghi dell’Investigativo di Como stanno cercando di fare luce.

E’ emerso in queste ore che l’attività commerciale che gestiva l’anziano poi trovato senza vita nella sua casa di Catasco di Garzeno, era già chiusa dal pomeriggio precedente al delitto, quindi da martedì 24 settembre. Elemento importante, da tenere in considerazione per capire cosa possa essere accaduto prima dell’omicidio.

L’allarme, insomma, era stato lanciato dai residenti mercoledì mattina dopo che la saracinesca del negozio di alimentari vicino alla casa di Candido era stata trovata chiusa, cosa che pareva strana. Ma la stessa serranda, è emerso sempre nel corso degli accertamenti degli inquirenti, era stata alzata per l’ultima volta solo la mattina del giorno prima, mentre già dal pomeriggio era rimasta chiusa.

Dettagli

Questo dettaglio, che dettaglio non è, potrebbe anche spostare ancora più indietro la data dell’uccisione a colpi di coltello, rendendo dunque necessario approfondire non le ultime 12 ore ma almeno le ultime 18. Ovviamente, anche su questo fronte come su molti altri, le risposte sono attese dall’autopsia affidata ieri mattina all’anatomopatologo del Sant’Anna, Giovanni Scola.

Il pm Alessandra Bellù che indaga sull’omicidio ha chiesto al consulente non solo l’ora della morte ma anche la causa, il numero di fendenti, il tipo di arma utilizzata (che al momento parrebbe un coltello da cucina, di quelli a punta) ed altri dettagli come l’eventuale mano utilizzata, se la sinistra o la destra, nel colpire a morte il povero signor Candido. Tutti dati che poi dovranno essere messi in fila agli altri che stanno arrivando sul tavolo del carabinieri.

Ma torniamo alla saracinesca abbassata del negozio. Perché Candido Montini non era in negozio nel pomeriggio di martedì?

Due possono essere le risposte. O l’aggressione potrebbe essere avvenuta nel corso della pausa pranzo, quindi prima rispetto a quanto ipotizzato in un primo momento, oppure la saracinesca potrebbe essere stata tenuta abbassata perché la vittima, che comunque saltuariamente al pomeriggio non apriva, aveva un appuntamento con qualcuno.

Qualcuno cui potrebbe anche aver aperto la porta di casa, che dunque conosceva, come lascerebbe immaginare la posizione del corpo rispetto alla porta di ingresso.

Le indagini stanno poi cercando di ricostruire anche chi possa aver visto o sentito Candido per l’ultima volta in vita. Nessuno l’avrebbe più contattato o incrociato dal pomeriggio di martedì, in quanto gli ultimi elementi disponibili parlano di telefonate avvenute fino alla mattina e non oltre.

Da quel momento del signore di Catasco si perdono le tracce. Anche uno dei due figli, già sentiti dagli inquirenti, avrebbe riferito di averlo incontrato per l’ultima volta lunedì, quindi ben prima dell’omicidio.

All’indietro

La domanda, insomma, è quella che ci ponevamo all’inizio: cosa ha fatto Candido Montini dalla pausa pranzo di martedì fino ad incontrare il suo assassino? Aveva un appuntamento con qualcuno? Oppure ha ricevuto una visita che non attendeva? E perché la saracinesca del negozio è rimasta abbassata? Ed infine, come mai né nella sua casa né nel suo negozio – da quanto pare emergere – sarebbero stati trovati soldi? E’ davvero la pista dei contanti quella che deve essere seguita con maggiore convinzione?

Sul tavolo degli inquirenti ci sono poi altri due elementi da interpretare e sono rappresentate dalle tracce. La prima è di sangue, trovata sul cancelletto di uscita dalla proprietà della vittima. All’interno tuttavia c’era un pulsante che apriva il cancelletto. Perché non azionarlo? Possibile che il killer abbia scavalcato il cancelletto saltandolo via e lasciando la traccia di sangue? Oppure a lasciare quel sangue è stato qualcun altro, magari nel corso dei soccorsi? Nella casa è stata infine repertata una impronta di scarpa piccola, inferiore al numero 40. Chi l’ha lasciata? Anche in questo caso i soccorritori? Oppure è l’impronta di una persona che era presente nella casa di Candido quando quest’ultimo veniva ucciso? Le domande sono ancora troppe. Per un delitto che al momento non ha ancora risposte, né sul movente né, soprattutto, sul responsabile.

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