Gli amici della baby gang: i timori di dissidi tra famiglie

In paese A un mese dall’omicidio di Candido Montini il cerchio delle indagini potrebbe chiudersi intorno a un ragazzo di 17 anni, residente a pochi metri dalla vittima

Dopo quasi un mese, il cerchio potrebbe essersi chiuso.

L’omicidio di Candido Montini, il negoziante di settantasei anni che ancora gestiva la propria piccola attività nella frazione di Catasco, potrebbe essere risolto con l’identificazione di un ragazzo della frazione, indagato formalmente per l’omicidio. Un minorenne che abita a una cinquantina di metri dalla vittima.

Se da un lato la salma del povero commerciante potrà finalmente essere restituita ai famigliari, l’eventuale conferma delle responsabilità del giovane sospettato non è certamente l’epilogo che il paese si augurava.

Ora, infatti, non è escluso che si creino ancora astio e dissidi tra famiglie.

I residenti si erano sottoposti volontariamente al test del dna per fugare ogni sospetto e ormai, col passare dei giorni, in parecchi si erano convinti che l’autore del delitto potesse arrivare da fuori.

Le tracce rinvenute all’indomani del delitto erano il portafogli del negoziante trovato per terra sotto casa e il coltello da cucina usato per colpire la vittima rinvenuto un centinaio di metri oltre.

La gente si era guardata in faccia e, conoscendo Candido, che aveva il suo carattere come tutti, ma un animo fondamentalmente buono e generoso, aveva reso ancora più aperto al prossimo dalla sua devozione per padre Pio, non osava immaginare che qualcuno della frazione potesse essersi accanito in quella maniera contro di lui.

Il ragazzo portato ieri in caserma a Como e indagato per omicidio volontario, è definito problematico. A Gravedona è stato visto più volte in compagnia dei responsabili della baby gang sgominata di recente, anche se lui non risulta coinvolto negli innumerevoli raid messi a segno dal gruppo di giovani.

Ora, però, c’è di mezzo un omicidio, commesso, tra l’altro, con notevole ferocia, emersa dai numerosi fendenti inferti alla vittima all’addome e al collo, almeno una ventina. In quel momento, insomma l’autore del delitto ha agito con rabbia e veemenza.

Per quale motivo lo si saprà, forse, in sede di interrogatorio, sempre ammesso che venga provata la colpevolezza del ragazzo minorenne ritenuto responsabile.

Ma è un particolare che in queste settimane ha suscitato ancora più raccapriccio in paese e non contribuirà certo a rasserenare gli animi in futuro. Di nuovi rancori, a Catasco, non ci sarebbe affatto bisogno: gli omicidi di Adalgisa Montini, avvenuto nel 2006, e di Gigliola Bazzi, nel ’95, entrambe uccise dagli ex compagni accecati dalle gelosia, si sono lasciati una scia di dolore e di acredini che solo col succedersi delle generazioni riusciranno forse ad affievolirsi.

Per adesso c’è da immaginare anche il dramma dei genitori del ragazzo fermato, anche loro, presumibilmente, tra i residenti che si sono sottoposti al prelievo di saliva, dal quale gli inquirenti sono probabilmente risaliti al figlio.

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