Gli arresti della baby gang: «Un monito per tutti»

Gravedona Dopo il fermo dei giovani accusati di vari reati in zona. Il sindaco: «Umanamente spiace, interroghiamoci sul disagio giovanile»

I carabinieri, su ordine della Procura hanno arrestato quelli che vengono ritenuti gli elementi di spicco della baby gang che da almeno un anno crea non poco scompiglio in paese e nel circondario: Roberto Flematti, 18 anni compiuti a marzo, di Gravedona, e Adam El Fallaki, anch’egli diciottenne, di Prata Camportaccio.

L’elenco del reati di cui sono accusati (ricordando che siamo nella fase delle indagini preliminari, non c’è ancora alcun giudizio, per cui vale la presunzione di innocenza, ndr) è si rifà soprattutto ai furti, compiuti il più della volte con la massima disinvoltura, beffandosi della giustizia come se nessuno li potesse punire.

Preoccupazione

In più occasioni la cittadinanza ha espresso sorpresa e preoccupazione nel rilevare che, nonostante fossero stati riconosciuti responsabili di azioni illegali potessero girare ancora liberamente e studiarne delle altre. L’altro giorno tuttavia, è avvenuto l’arresto. «Umanamente spiace – commenta il sindaco di Gravedona ed Uniti, Cesare Soldarelli – perché se dei ragazzi di 18 anni vivono di espedienti e di azioni illegali, significa che anche la società, in qualche modo, ha fallito. In questo senso credo sia doveroso interrogarci, soprattutto noi rappresentanti delle istituzioni».

Il disagio giovanile è un tema sollevato la scorsa primavera in occasione di un incontro pubblico a Pianello del Lario e anche il primo cittadino gravedonese lo riconosce. Ma la sicurezza dei cittadini è indispensabile e la giustizia è chiamata a fare il suo corso: «In paese, dopo ripetuti reati, serpeggiava un certo malcontento, ma da sindaco ho avuto modo di seguire più da vicino l’operato delle forze dell’ordine e della magistratura e devo riconoscere che è stato seguito un determinato iter con la massima attenzione – dice ancora Soldarelli – . I carabinieri, in questa ed altre occasioni, hanno dimostrato di saper ben lavorare».

«E’ giusto che chi pensa di poter fare il bello e il cattivo tempo mettendo in difficoltà il prossimo venga fermato e l’arresto di questi due ragazzi deve servire da monito ad altri - conclude - il pretesto della giovane età e dell’esuberanza giovanile no giustificano in alcun modo, insomma, i reati».

A Gravedona ed Uniti aveva suscitato forse ancora più clamore l’arresto, due anni fa, di Massimo “Petit” Riella, il cinquantenne che fece la clamorosa evasione messa in atto in maniera rocambolesca in occasione di una visita alla tomba della madre nel cimitero di Brenzio; arrestato quattro mesi dopo in Montenegro, il fuggiasco era stato quindi condannato a 9 anni di carcere per una rapina ai danni due anziani coniugi di Consiglio di Rumo, che l’imputato ha sempre negato di aver commesso.

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