Il presidente del Fai: «L’eccesso di turismo non aiuterà Como e ne uccide lo spirito»

L’intervista Marco Magnifico, presidente nazionale del Fai, Fondo per l’Ambiente Italiano, lancio un monito: «Porre dei limiti è vitale»

Lo scorso anno aveva annunciato in esclusiva a “La Provincia” l’introduzione a partire dal 3 agosto del contingentamento a 1.200 ingressi giornalieri a Villa del Balbianello di Tremezzina, primo bene Fai a livello nazionale (oggi saliti a quota 71 con l’inaugurazione sabato della “Velarca” nel canale dell’isola Comacina). Una misura drastica se paragonata alle richieste che arrivano ogni giorno, ma unico e pragmatico rimedio all’overtourism con cui il lago di Como stava facendo ininterrottamente i conti dal post pandemia in poi.

Dopo aver inaugurato la “Velarca”, la casa-barca che è tornata nella sua sede naturale - la Zoca de l’Oli , da cui mancava dal 2013 - il presidente nazionale del Fai (Fondo Ambiente Italiano) Marco Magnifico è tornato per il nostro giornale sul tema dell’overtourism, assai dibattuto sul lago e in ampie zone del Belpaese. E non c’è dubbio che il suo sia un parere autorevole: nato a Como nel 1954, guida il Fai dal 15 dicembre 2021 e vanta una laurea in Lettere con indirizzo Storico Artistico all’Università di Pavia, e una specializzione in Storia dell’Arte presso l’Università di Firenze. Per quasi quattro anni ha lavorato, in qualità di esperto di dipinti antichi, alla casa d’aste inglese Sotheby’s, prima presso la sede di Londra, quindi in Italia. Quindi l’ingresso - era il 1985 - nel Fai di Giulia Crespi.

Presidente Magnifico, c’è un rimedio a questo overtourism che sta cingendo d’assedio diversi Comuni del lago e, in quota minore, delle valli adiacenti?

L’overtourism non si può fronteggiare. Si “deve” fronteggiare. Noi l’esempio virtuoso l’abbiamo dato riducendo le visite a Villa del Balbianello del 30%. Basta un dato per rendere appieno di che cosa ha significato perseguire questa idea.

Quale?

Per il Fai la riduzione del numero degli ingressi significa rinunciare a 250 mila euro in media ogni anno. Aggiungo che, purtroppo, al momento nessuno ci ha ancora seguito lungo questa strada. Utilizzo un paragone efficace per esprimere meglio il concetto di cosa produce l’overtourism, partendo da un presupposto e cioè che è evidente che il lago di Como stia soffrendo a causa di un turismo eccessivo.

Paragone che ha sempre a che vedere con il nostro lago?

Parte un po’ più da lontano. Se si vuole andare alla Scala di Milano ad ascoltare la “Traviata” e la Scala è esaurita in ogni ordine di posto non vedo come si possa entrare. La stessa cosa è il lago di Como, che è peraltro tornato dopo dieci anni ad ospitare in quello scrigno di storia e bellezza che è il canale dell’isola Comacina, la “Velarca”, appena inaugurata dopo i lavori di restauro.

Quali similitudini hanno la Scala di Milano e il lago di Como?

Beh, il paragone viene da sé. Il lago di Como è un capolavoro come la Scala e come tanti altri capolavori di cui l’Italia può fregiarsi. Se la politica - lo dico con tutta la forza possibile - non prende seriamente in mano questo problema ne vanno di mezzo l’integrità e lo spirito stesso che sin qui hanno animato il lago di Como.

Che fare dunque?

Spero anzitutto che il nostro esempio sia seguito da altre realtà virtuose come, per fare qualche esempio, Villa Carlotta o Villa Melzi di Bellagio. Non è pensabile poi che ci siano dei torpedoni che partono dalla “grandi navi” di Genova e vengano in giornata a Bellagio. Questo non si può fare. Lo ripeto, per essere ancora più esplicito, non si può fare.

Quali contromisure si possono adottare?

Ritengo che o il lago di Como si debba difendere, affermando con molta schiettezza: “La mia capienza è questa, oltre non si può andare”. Altrimenti ne andranno di mezzo lo spirito e integrità citati poc’anzi. Aggiungo anche un’altra riflessione.

Riflessione legata la futuro del nostro lago e del “brand lago di Como”?

Proprio così. Perché quando questi valori si saranno persi, non ci sarà più gente che vorrà venire sul Lario. Andrà da qualche altra parte, per forza di cose.

Pentito di aver ridotto il numero degli accessi al bene Fai più amato d’Italia?

No, rimarco che anche alla luce di queste dinamiche siamo assolutamente e totalmente convinti della decisione di aver introdotto il contingentamento degli ingressi a Villa del Balbianello. Oltretutto, non è stata una decisione rimasta fine a se stesso, ma sta proseguendo anche nell’anno in corso. E poi si rende necessaria anche un’ultima sottolineatura sulla questione della viabilità. Tema che so essere sensibile da queste parti.

Riflessione che ha dunque a che vedere con le code, ormai all’ordine del giorno, ci viene da pensare.

Già. Molti di noi per arrivare alla “Velarca” sono stati in coda tra la mezzora ed i tre quarti d’ora. E’ evidente che ci sono dei contesti, come il lago di Como, che esigono delle decisioni forti. Decisioni che vanno prese senza ulteriore indugio.

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