Il ritrovamento del cadavere: «Ho bussato e sono entrato. Era a terra e c’era del sangue»

Le reazioni Il racconto di Elio Ferrario, il vicino che ha scoperto il corpo. Il sindaco: «Nonno amorevole, negoziante prezioso e un uomo devoto»

«Ho suonato il campanello, poi ho chiesto permesso e sono entrato, vedendo subito il corpo riverso terra e anche del sangue». Elio Bernardino Ferrario, vicino di casa di Candido Montini, ucciso da mano ignota nella sua abitazione, rievoca così la macabra scoperta di mercoledì mattina. Allertato dal panettiere, dal quale il povero negoziante si recava sempre a ritirare le ceste di pane, e da chi non lo vedeva ancora in negozio, si è recato a casa per capire cosa fosse successo e si è trovato dinanzi una scena che mai avrebbe voluto vedere.

I residenti hanno voluto propendere per l’ipotesi del malore fino all’ultimo, anche se la presenza di un gran spiegamento di forze dell’ordine nella frazione fino a sera, in particolare dei Ris, lasciasse presagire qualcosa di più complicato. «Sono esterrefatto e incredulo, perché non posso immaginare che qualcuno possa arrivare ad uccidere una persona normalissima, come era Candido – aggiunge Ferrario – . Quando l’ho visto riverso a terra senza vita ho chiamato altri compaesani e dato l’allarme, ma ormai c’era ben poco da fare».

La figura

Montini 76 anni, era vedovo da alcuni anni e i suoi due figli abitano altrove: uno dei due, Patrick, è operaio del Comune di Dongo e vigile del fuoco volontario. L’ipotesi del ladruncolo colto in flagranza di reato dal padrone di casa non si può ancora del tutto scartare, ma è davvero difficile, d’altra parte, ipotizzare che qualcuno potesse nutrire dei rancori tali nei confronti del negoziante da premeditare di ucciderlo.

Vicesindaco negli anni ’80 e ancora consigliere comunale fino alla scorsa primavera, la vittima era molto devota a Padre Pio e si impegnava addirittura a raccogliere fondi da utilizzare per buone cause in nome del frate di Pietrelcina.

Testimonianza

«Trovare la lucidità per commentare questa vicenda è difficile – ammette il sindaco di Garzeno, Eros Robba, tra l’incredulità e lo sgomento – . Con Candido c’era un rapporto personale che non riesco a mettere in secondo piano. Nel 2019 si era rimesso in gioco e aveva vissuto l’elezione del nostro gruppo come una rivincita e un riscatto della comunità che lui aveva sempre servito».

«Non vorrei che la cronaca di questi giorni, con le indagini che auspico possano trovare in poco tempo le spiegazioni che tutti stiamo cercando, togliesse spazio al ricordo che Candido merita – prosegue il primo cittadino – : era un nonno amorevole, un negoziante prezioso, con la sua bottega e le sue consegne a domicilio, un uomo molto devoto, che coltivava il desiderio, non realizzato, di raggiungere San Giovanni Rotondo per terminare la sua esperienza terrena, che invece si è chiusa in una maniera così ingiusta per lui e traumatica anche per tutti noi. Ai figli – conclude Robba – esprimo la vicinanza di tutta la comunità, rimasta priva di una figura che ha fatto la storia di Catasco».

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