Altra incursione di cinghiali nell’oliveto in Tremezzina: «Danni a trecento piante»

Il caso L’allarme dei fratelli Vanini, titolare dello storico oleificio. La caccia di selezione non decolla: in un mese appena 6-7 abbattimenti

La piana di Rogaro - che segna il confine tra Tremezzo e Griante - è di nuovo sotto lo scacco dei cinghiali. A far notizia è però il fatto che questi temuti (sul fronte dei danni e degli impatti stradali) ungulati hanno preso nuovamente di mira l’oliveto forte di oltre 300 piante di proprietà di Luciano Vanini, che con il fratello Piero porta avanti lo storico “Oleificio Vanini” di Lenno, a due passi dalla Regina.

Se due anni or sono i cinghiali avevano “arato” la parte alta dell’oliveto, ora l’attacco su larga scala, a poco più di un mese dall’inizio della raccolta delle olive, è partito dal basso e cioè dalla porzione di terreno che confina con la strada di collegamento con Griante.

«Una presenza, quella dei cinghiali, che da una settimana si è fatta sempre più marcata. Di fatto ogni notte i cinghiali arano un nuovo pezzo di terreno e noi purtroppo al momento non abbiamo contromisure da porre in essere, peraltro poco più di un mese dall’inizio della raccolta delle olive - la chiosa di Luciano Vanini -. Al di là del fattore estetico, c’è un problema di fondo legato al fatto che questi profondi solchi - li si nota nitidamente anche dalla strada - vanno a danneggiare in parte anche le radici delle piante. In questo momento è a rischio una larga parte delle 300 piante che con grande grandi sacrifici abbiamo cercato di preservare nel corso degli anni. Senza dimenticare gli effetti collaterali delle diverse ondate di maltempo, a cominciare dalla grandine».

Il problema è serio sia per il periodo (di fatto a poco più di un mese dall’inizio della raccolta delle olive) sia perché, come accennato dallo stesso proprietario dello storico appezzamento con vista su Bellagio, le contromisure da porre in essere solo al momento poche e in larga parte inefficaci.

Nel Comprensorio di Caccia delle Prealpi Comasche, di cui fanno parte Tremezzo e Tremezzina, sono stati sin qui abbattuti in caccia di selezione (iniziata a fine agosto, in forte ritardo sulla tabella di marcia) 290 cinghiali, di cui 6-7 in Tremezzina. Anche da questo dato si spiega il buon gioco che questo ungulato ha di fronte ad aree verdi ben tenute come quella al servizio dell’Oleificio Vanini. Al netto di quanto il proprietario dell’appezzamento potrà garantire da qui alle prossime settimane, come il rafforzamento della recinzione su cui oggi i cinghiali hanno buon gioco, resta il problema di fondo che con le attuali regole d’ingaggio, la presenza di questo ungulato sta prendendo ormai definitivamente il sopravvento su tutto quanto gli si para dinnanzi.

«Già due anni fa avevamo pagato lo scotto di queste incursioni. Ora ci risiamo nuovamente e, personalmente, sono molto arrabbiato soprattutto per i sacrifici che le visite indesiderate dei cinghiali rischiano di vanificare - continua Luciano Vanini -. Rivolgo un appello alle istituzioni affinché vengano previsti piani straordinari di abbattimento e soprattutto la possibilità di contenere al meglio questa specie. Prima di procedere alla raccolta delle olive, dovremo rimettere tutto a posto. Ristori? Nel 2021 era arrivato un minimo di ristori. Poca cosa. Non è una questione di ristori, ma di tutela di fronte a un fenomeno preoccupante che da tempo manca».

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