La figlia di Riella: «Non ho più contatti»

Gravedona ed Uniti A quasi quattro mesi dalla sua evasione anche i familiari hanno perso ogni collegamento

Due mesi fa sembrava pronto a costituirsi e le telecamere di Telelombardia, puntate a margini del bosco sopra Brenzio, erano già pronte a immortalare il momento. Ma di Massimo Riella non si vide l’ombra.

Evaso il 12 marzo scorso nei pressi del cimitero della frazione, dove aveva ottenuto di farsi accompagnare da cinque agenti penitenziari per far visita alla tomba della madre, il fuggiasco dell’Alto Lario non ha più dato notizie di sé. Quella sera, come evidenziato a suo tempo dalla figlia, Silvia, in quel luogo isolato e di solito poco frequentato c’era un insolito via vai di gente, che può averlo insospettito. Ma poi, evidentemente, Riella deve averci ripensato in tutti i sensi. «Non si fa sentire da parecchio – riferisce Silvia – . Del resto non è facile, per lui, mettersi in contatto con i famigliari. Cosa penso? Che alla fine i colpi di pistola che gli ha sparato contro l’agente penitenziario che lo aveva voluto incontrare nel bosco, abbiano prevalso su tutto, anche sulle difficoltà della vita da fuggiasco».

Era evaso il 12 marzo: è accusato di una rapina a due anziani

Massimo Riella era in carcere in attesa di giudizio perché ritenuto responsabile di una rapina ai danni di due anziani contadini di Consiglio di Rumo avvenuta nell’ottobre dello scorso anno; reato di cui, anche a detta dei famigliari, non può essersi macchiato lui. Da quella mattina del 12 marzo il presunto colpevole vive isolato tra i boschi e i monti; inizialmente era stato avvistato anche in qualche borgo montano e una coppia di Dosso del Liro che gli aveva offerto un caffè era stata denunciata per favoreggiamento; anche se qualche aiuto lo riceverà pure, ora se ne sta per lo più in quota fra i casolari, mettendo in pratica gli insegnamenti di sopravvivenza papà Domenico gli ha insegnato da ragazzo.

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