La grande fuga dai comuni del lago: numero dei residenti calato a picco in 70 anni. Ecco perché succede

L’inchiesta Gli amministratori dei territori comaschi analizzano la grande fuga verso le città della Brianza: «Scuole chiuse, ed è persino difficile avere un vigile»

La montagna si spopola inesorabilmente. Dagli anni Cinquanta ad ora ci sono paesi di vallata che hanno perso addirittura fino al 71% della popolazione residente.

Un tempo la gente, in montagna, viveva di allevamento e agricoltura; oggi il lavoro è distante e vengono meno i servizi. Cavargna, nel cuore dell’omonima Valle contava 677 abitanti negli anni ’50, che ora si sono assottigliati fino a diventare gli attuali 194, con un – 71,30%. Qui la forza lavoro è ora interamente assorbita dalla vicina Svizzera e, non a caso, il paese si contende con Val Rezzo il titolo, per la verità fittizio, di Comune più povero d’Italia per via del reddito dei frontalieri che viene dichiarato oltre confine.

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Le difficoltà

«Al giorno d’oggi i servizi sono basilari – interviene il sindaco, Ermanno Rumi – e nei piccoli borghi montani vengono purtroppo a mancare, con inevitabile spopolamento. Stiamo cercando di riaprire un negozio di generi alimentari, magari anche un ristorante, agevolando i gestori dal punto di vista fiscale; anche per la linea internet è importante usufruire presto della fibra per una connessione veloce e sicura. Sono tutte opportunità utili per ricreare un contesto di paese che possa frenare lo spopolamento».

La mappa dello spopolamento: i dati dei residenti nei comuni comaschi tra il 1951 e il 2019. Sempre più in Brianza, sempre meno sul Lario

«Un altro obiettivo da perseguire è il consorzio dei servizi con i Comuni vicini – prosegue Rumi – . E’ arduo, per realtà sotto i mille abitanti, poter contare su figure essenziali in municipio come il segretario, il tecnico e il vigile». Una situazione più o meno simile la sta vivendo Garzeno, principale nucleo della Valle Albano, che nel 1950 contava ben 2.159 abitanti, oggi ridotti a 701. Al di là del disagio di stare oggi in montagna,il sindaco in carica, Eros Robba, individua due cause in più per spiegare il fenomeno: «Lo stabilimento Falck, un tempo, assorbiva centinaia di lavoratori del nostro paese, mentre oggi la gran parte della forza lavoro è assorbita dal frontalierato, con ovvie difficoltà create dalla distanza e dai tempio di percorrenza; le famiglie, di conseguenza, hanno cercato di trasferirsi a valle. C’è da aggiungere che in Val Mulini,ad Uggiate Trevano, si è trasferita una bella fetta di garzenesi dal momento in cui i percorsi del contrabbando si sono spostati da quelle parti».

Che cosa rimane

Da Comune corposo, insomma, a paesino che ha perso nel tempo i servizi essenziali, in particolare le scuole, prima le medie e poi anche le elementari: «Conserviamo ancora l’ufficio postale, il dispensario farmaceutico e la banca. L’invecchiamento della popolazione è evidente (l’età media era di 45,9 nel 2000 e ora di 54,4) – prosegue il primo cittadino – e sarebbe davvero arduo sperare in un’inversione di rotta. Ma per cercare di ridare un po’ di vitalità a Garzeno occorre sfruttare qualche opportunità turistica, in particolare l’escursionismo montano, sul quale stiamo puntando». Già, il turismo è sicuramente una chiave. Insieme ai cambiamenti climatici che, “desertificando” le pianure, potrebbero addirittura rilanciare una sorta di ritorno al passato.

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